Ecco come ha fatto Parigi a diventare così bike-friendly

Nel 2024 il boulevard de Sébastopol, una delle arterie principali di Parigi, è stato attraversato da 22.289 biciclette in un giorno e oltre 130mila in una settimana. In rue de Rivoli, una delle strade più frequentate del centro della città, su cui si affacciano sia il museo del Louvre che i Giardini delle Tuileries, il traffico ciclistico è cresciuto del 20% in dodici mesi. Sono questi alcuni dei risultati del Plan Vélo voluto dalla sindaca Anne Hidalgo: un programma avviato nel 2015, rafforzato nel 2021, con un budget complessivo che ha superato i 250 milioni di euro. L’obiettivo è chiaro: rendere Parigi completamente ciclabile entro il 2024-2026 attraverso piste protette, sensi unici ciclabili e una rete continua di collegamenti con l’area metropolitana della città. A spiegare come questo modello possa essere replicato è uno studio pubblicato sul Journal of Cycling and Micromobility Research, che analizza l’impatto delle politiche pubbliche sulla crescita della mobilità ciclistica tra il 2018 e il 2023. Un lavoro che mostra come Parigi sia diventata, dati alla mano, un laboratorio internazionale della mobilità sostenibile. Come funziona il “Plan Vélo” La prima fase del Plan vélo , finanziata con oltre 150 milioni di euro, ha puntato soprattutto sull’espansione delle infrastrutture: 70 milioni per nuove piste ciclabili, 40 per integrare la bici nei grandi progetti urbani, 30 per diffondere le zone con limite di velocità a 30 km/h e i sensi unici ciclabili, 6 per parcheggi dedicati e più di 10 milioni per incentivi all’acquisto di biciclette. Con il Plan Vélo Acte II , il Comune ha previsto la creazione di nuove piste protette, priorità nei semafori per bici e trasporto pubblico, e l’obiettivo di creare oltre 130mila nuovi parcheggi per le biciclette. A questo si aggiungono interventi strutturali su sicurezza e convivenza stradale insieme a un miglioramento dei servizi pubblici come Vélib’, il servizio di bike sharing cittadino, che oggi conta più di 1.400 stazioni, 19mila biciclette e oltre 360mila abbonati. Se non visualizzi il grafico, clicca qui Secondo gli ultimi dati diffusi dal portale Paris Data, nel secondo trimestre del 2025 l’uso delle infrastrutture ciclabili cresce dell’11,2% rispetto al 2024, mentre i viaggi con Vélib’ aumentano del 7,6%. È una dinamica che si inserisce in un quadro più ampio: anche l’uso dei trasporti pubblici torna ad aumentare , mentre la circolazione automobilistica cala leggermente in città e in modo più netto nell’area metropolitana . Diminuisce anche l’uso dei parcheggi sotterranei e di quelli in superficie . La seconda parte del Plan Vélo, tuttavia, procede a rilento: stando all’associazione Paris en Selle, solo il 37% del piano 2021-2026 risulta completato, complice la moratoria sui cantieri voluta dalla sindaca a pochi mesi dalle prossime elezioni municipali, che si terranno a marzo 2026. Come replicare il modello Parigi? Per capire in che modo Parigi è diventata una città così bike-friendly e quali lezioni potrebbero trarre altre città europee, uno studio pubblicato a settembre sul Journal of Cycling and Micromobility Research ha individuato cinque variabili: il potenziamento delle infrastrutture , le restrizioni al traffico motorizzato , l’inefficienza degli altri mezzi di trasporto , le politiche di vivibilità urbana e infine le condizioni economiche di cittadine e cittadini Se non visualizzi il grafico, clicca qui Il fattore dominante, secondo il team di ricerca, è l’espansione delle piste ciclabili. Non solo perché aumenta la sicurezza percepita e reale, ma perché garantisce una continuità che rende la bici un mezzo affidabile, indipendentemente dalla stagione o dal livello di esperienza dell’utente. È un risultato che riflette quello osservato in molte altre città, da New York a Lisbona, da Seul a San Paolo, e che conferma quanto la qualità dell’infrastruttura sia più determinante del clima, della cultura o della morfologia urbana. A sorpresa, anche il bike sharing emerge come uno dei motori principali della crescita: eliminando il rischio di furti e offrendo un servizio capillare, diventa per molti cittadini l’unico punto di accesso alla bicicletta, con un effetto moltiplicatore sulla diffusione dell’intero sistema. Se non visualizzi il grafico, clicca qui Lo studio rileva inoltre che le restrizioni alle auto hanno contribuito a spingere nuovi utenti verso la bici, soprattutto quando accompagnate da incentivi economici all’acquisto di biciclette o e-bike. Anche l’inefficienza del trasporto pubblico ha un effetto tangibile: ogni interruzione, sciopero o guasto aumenta temporaneamente l’uso della bici. Più indiretti, ma comunque significativi, sono gli effetti delle politiche di vivibilità urbana: nuovi spazi verdi o pedonali rendono la città più piacevole da attraversare, favorendo la scelta della bici come gesto quotidiano. Infine, il quadro economico modula i comportamenti, ma con un impatto meno marcato rispetto alle altre variabili: la bici resta l’opzione più economica, ma l’aumento dei prezzi del trasporto pubblico non ha generato un vero cambiamento delle abitudini della cittadinanza a favore delle bicicletta, probabilmente perché i mezzi pubblici rimangono comunque un’alternativa competitiva.

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Roberta Cavaglià