Tensione Nato-Russia, quali sono le azioni preventive evocate dall’ammiraglio Cavo Dragone

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Introduzione

È alta la tensione tra la Nato e Mosca dopo le parole dell'ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, presidente del comitato militare dell’Alleanza Atlantica. L’ufficiale in una intervista al Financial Times ha detto che la Nato sta valutando una postura più “aggressiva” alla luce degli attacchi informatici, dei sabotaggi e delle violazioni dello spazio aereo alleato, attribuiti spesso alla Russia. L’ammiraglio ha detto che un “attacco preventivo” potrebbe essere considerato “un'azione difensiva”, ma ha avvertito: “È più lontano dal nostro normale modo di pensare”.

 

Una posizione che ha suscitato l’attenzione e la risposta di Mosca: “Riteniamo che la dichiarazione di Cavo Dragone sui potenziali 'attacchi preventivi' contro la Russia sia un passo estremamente irresponsabile, che dimostra la volontà dell'alleanza di continuare a muoversi verso un'escalation”, ha attaccato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.

Quello che devi sapere

La spinta dal fianco Est

Le parole di Cavo Dragone non sono comunque un fulmine a ciel sereno, ma arrivano dopo mesi di dibattiti intensi all'interno dell'Alleanza: i falchi, soprattutto sul fianco orientale della NATO, chiedono azioni più decise davanti ai continui test della Russia. L’ultimo episodio sospetto in tal senso risale alla notte scorsa, quando l'avvistamento di 57 palloni aerostatici nello spazio aereo lituano ha imposto la chiusura per undici ore dell'aeroporto di Vilnius. 

 

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Le regole di ingaggio di Sentinella dell'Est

In questo scenario invece i Paesi occidentali membri della Nato appaiono maggiormente restii a prendere decisioni più nette in tal senso. Il comandante supremo, il generale statunitense Alexus Grynkewich, ha proposto al Consiglio Atlantico una sorta di armonizzazione delle regole d'ingaggio nel quadro della nuova missione Sentinella dell'Est: questo permetterebbe di non dover chiedere chiarimenti ogni volta alle capitali sul tipo di risposta da mettere in campo con gli effettivi che ha a disposizione. In ogni caso il comandante, in presenza di un rischio grave e immediato, ha sempre l'autorità per intervenire come ha fatto abbattendo i droni russi in Polonia.

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Le sfide poste da Mosca alla NATO

Le discussioni in seno all’Alleanza partono dal presupposto che, almeno finora, le incursioni russe non hanno trovato veri e propri ostacoli. La NATO dunque starebbe prendendo in considerazione l’idea di muoversi su tre direttive: la guerra cibernetica, la manipolazione dell’opinione pubblica e le incursioni nello spazio aereo dell’Alleanza. Per quanto concerne il primo punto, la paura è che eventuali operazioni di hackeraggio possano paralizzare le grandi infrastrutture: se finora la risposta agli attacchi tecnologici è stata successiva, ora la NATO starebbe pensando a individuare le fonti delle minacce tecnologiche e “paralizzarle” prima che possano diventare un pericolo.

Come rispondere alle interferenze russe

Gli altri due punti riguardano opinione pubblica e incursioni. Sul primo, l’intenzione della NATO è quella di non accettare più interferenze di Mosca come quelle che si sono registrate nelle ultime elezioni in Romania: come per le minacce cyber, l’Alleanza starebbe studiando il modo di bloccare alla fonte i futuri tentativi di manipolazione delle attività sociali e politiche dei Paesi membri. Mentre per quanto riguarda le incursioni nei cieli, il tema dominante - e delicato - è come rispondere ai droni: c’è chi sostiene la dottrina dell’attendere che entrino nello spazio aereo e poi intervenire, e chi invece vorrebbe provare a inibire simili azioni.

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I limiti della risposta della NATO

Tornando al tema della gestione delle minacce cyber, è su questo punto potrebbero aprirsi degli spazi sinora inesplorati. L’ammiraglio Cavo Dragone ha detto: “Essere più aggressivi rispetto alla nostra controparte potrebbe essere un'opzione. Le questioni sono il quadro giuridico, il quadro giurisdizionale, chi lo farà?”. Cavo Dragone ha ammesso che la NATO e i suoi membri hanno “molti più limiti della nostra controparte per motivi etici, legali, giurisdizionali. È un problema. Non voglio dire che sia una posizione perdente, ma è una posizione più difficile di quella della nostra controparte”. Mosca, insomma, ha molti meno scrupoli della NATO, che è pur sempre un'alleanza difensiva. Ecco perché non è facile accomodare la linea degli alleati più esposti alle azioni russe. Cavo Dragone ha affermato, infatti, che “un attacco preventivo” potrebbe essere considerato “un'azione difensiva”, ma poi ha aggiunto: “È più lontano dal nostro modo normale di pensare e di comportarci”.

La polemica politica in Italia

In ogni caso, le parole dell’ammiraglio Cavo Dragone hanno provocato non solo la risposta di Mosca ma anche polemica politica in Italia. La Lega ha infatti scritto sui social: “Mentre Usa, Ucraina e Russia cercano una mediazione, gettare benzina sul fuoco con toni bellici o evocando attacchi preventivi significa alimentare l'escalation. Non avvicina la fine del conflitto: la allontana. Serve responsabilità, non provocazioni”. Mentre il ministro degli Esteri e vicepremier, Antonio Tajani, ha detto: “Non mi pare che si debba fare un dibattito” sull'intervista, “credo che noi dobbiamo tutelare i nostri interessi, proteggere la nostra sicurezza e prepararci anche a difenderci da una guerra ibrida”.

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La fine della guerra in Ucraina

Dal punto di vista istituzionale, invece, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha lanciato un monito sulle “drammatiche conseguenze” della mancata “realizzazione di una difesa comune europea”. Intanto sul fronte diplomatico continuano a essere giorni caldissimi: l'alto rappresentate Ue Kaja Kallas ha definito questa settimane come “forse cruciale per la diplomazia”. E si è detta preoccupata: “Vedo molta pressione sulla vittima, l'Ucraina, ma allo stesso tempo non vengono richiesti sacrifici alla Russia”.

 

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