Nepal, rientrano 5 alpinisti italiani: ricerche sospese per i 2 dispersi

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Con le valanghe del 31 ottobre e del 3 novembre, staccatesi in aree diverse dell'Himalaya, sono tre gli alpinisti italiani deceduti, due quelli ufficialmente dispersi dopo essere stati inghiottiti dalla valanga e cinque gli escursionisti già ripartiti per tornare in Italia, dopo che erano stati dati erroneamente per dispersi mentre si trovavano in un'area senza copertura telefonica

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Dopo le due valanghe che tra il 31 ottobre e il 3 novembre si sono staccate in aree diverse dell'Himalaya, il bilancio legato agli italiani è di tre alpinisti morti, Alessandro Caputo, Stefano Farronato e Paolo Cocco, due ufficialmente dispersi dopo essere stati inghiottiti dalla valanga, Marco Di Marcello e Markus Kirchler, e cinque escursionisti originari del Comasco già ripartiti per tornare in Italia, dopo che erano stati dati erroneamente per dispersi mentre si trovavano in un'area senza copertura telefonica. E' questa la situazione in Nepal dopo gli incidenti ad alta quota dei giorni scorsi. 

I cinque alpinisti di ritorno

Sono atterrati all'aeroporto di Kathmandu proprio in queste ore i cinque italiani inizialmente dati per dispersi in Nepal. "Noi non ci sentivamo dispersi, non sapevamo nulla di quello che succedeva nel mondo", hanno riferito ai microfoni di RaiNews 24 una volta atterrati. Gli escursionisti non avevano telefoni satellitari e quando hanno riavuto la connessione "da casa ci hanno raccontato quello che era successo, ma noi eravamo tranquillissimi, senza nessun tipo di problema", hanno spiegato. Nei giorni tra il 31 ottobre e il 3 novembre, quando c'è stata la valanga, gli escursionisti hanno svolto il percorso che si erano programmati: "Non abbiamo percepito nulla, camminavamo, con un tempo pessimo è vero, ma non percepivamo niente, siamo arrivati a 5mila metri circa", hanno raccontato ancora,sottolineando che "la neve iniziava a 4 mila e qualcosa," ma che "non è la prima volta" che si recavano in queste zone. 

Le vittime e i dispersi

Le salme di Caputo e Farronato, che hanno perso la vita sul Panbari Himal, e di Cocco, deceduto sullo Yalung Ri, si trovano attualmente a Kathmandu in attesa del rimpatrio in patria. Restano dispersi, almeno fino a quando non si riuscirà a recuperare i loro corpi, il 37enne abruzzese Marco Di Marcello e il 29enne altoatesino Markus Kirchler, sepolti sotto la neve caduta sullo Yalung Ri. Come hanno confermato in queste ore i soccorritori, "non c'è più nessuna persona impegnata nelle ricerche". Le attività di ricerca sullo stesso Yalung Ri sono state interrotte a causa di un manto nevoso particolarmente spesso e compatto che ha reso di fatto impossibile sondare e spalare la neve nell'area interessata dalla valanga. Il pendio nevoso, tra l'altro, si appoggia su un ghiacciaio con numerosi  crepacci, una condizione che "ha ulteriormente limitato la possibilità di proseguire le manovre di ricerca", hanno sottolineato i soccorritori.

Le operazioni in alta quota

Secondo gli esperti, data la situazione, le future operazioni di recupero dovranno tenerein considerazione l'evoluzione delle precipitazioni e l'analisi del ghiacciaio. Infatti, è stato precisato, qualore si dovesse registrare una nuova valanga, il ritrovamento degli alpinisti diventerebbe quasi impossibile dal momento che la neve andrebbe a compattarsi ancora e di più, mentre al contrario con lo scioglimento della neve sarebbe più agevole il recupero dei resti. L'operazione di salvataggio degli alpinisti italiani è stata condotta da AviA MEA-International Rescue Team e ha coinvolto un'area pari a 5.420 metri in complesse condizioni operative.

I corpi mai recuparati

Attualmente sono diverse decine i corpi senza vita degli alpinisti rimaste sulle pendici delle vette di Himalaya e Karakorum, le più affascinanti ma anche pericolose in assoluto. Tra loro c'è anche quello di Karl Unterkircher,  alpinista altoatesino deceduto il 15 luglio 2008 dopo essere precipitato in un crepaccio durante la scalata lungo la parete Rakhiot del Nanga Parbat. I corpi senza vita di Daniele Nardi, alpinista di Sezze, e Tom Ballard, si trovano dal 25 febbraio del 2019 sulla parete Diamir del Nanga Parbat Più di recente si è registrata la tragedia che ha coinvolto Luca Sinigaglia: la salma dell'alpinista lombardo, morto il 15 agosto scorso sul Pik Pobeda causa edema cerebrale dopo aver portato i primi aiuti alla collega russa Natalia Nagovitsina, a sua volta morta, non è stata ancora recuperata.

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