Secondo Patrick Bolder, analista della difesa presso il Centro studi strategici dell'Aia, l'identificazione dei droni è complessa e soggetta a falsi allarmi: "Sono difficili da individuare e solo pochi sistemi radar nei Paesi Bassi sono in grado di distinguerli dagli aerei o dagli uccelli"
Le incursioni dei droni ormai fanno parte della guerra ibrida contro l'Europa e i recenti avvistamenti sui cieli del Vecchio Continente destano non poche preoccupazioni. "Abbiamo tutti assistito alla chiusura degli aeroporti in Belgio e alle recenti incursioni di droni anche in Svezia, e siamo pienamente al fianco di Belgio, Svezia e di tutti gli Stati membri interessati, come sempre. Ora, l'attribuzione della provenienza di questi droni è di piena competenza dei nostri Stati membri. Non entriamo nei dettagli. Ciò che è chiaro è che, come ha affermato anche la presidente von der Leyen, questa è una guerra ibrida e l'Europa è a rischio", ha afferma Thomas Regnier, il portavoce dell'Esecutivo europeo per la difesa (SEGUI TUTTI GLI AGGIORNAMENTI DELLA GUERRA RUSSIA-UCRAINA).
I radar
Secondo Patrick Bolder, analista della difesa presso il Centro studi strategici dell'Aia, l'identificazione dei droni è complessa e soggetta a falsi allarmi. "Dobbiamo evitare l'isteria", ha affermato, "ma non possiamo nemmeno ignorare la minaccia. I droni sono difficili da individuare e solo pochi sistemi radar nei Paesi Bassi sono in grado di distinguerli dagli aerei o dagli uccelli".
Come riporta Repubblica, il generale Frédéric Vansina, capo di Stato maggiore della Difesa belga e pilota di caccia, ha spiegato che la difficoltà maggiore deriva dal fatto che i droni “agiscono soprattutto di notte, sono piccoli e sono molto manovrabili”. Il primo problema è avvistarli. I più diffusi sono di due tipi: i quadricotteri e gli aeroplanini. I primi sono minuscoli: sempre meno di un metro, spesso solo cinquanta centimetri. E anche la seconda categoria ha dimensioni di gran lunga inferiori a quelle dei normali velivoli. Lo Shahed iraniano, riprodotto ormai in molte nazioni a partire dalla Russia, è lungo 3,5 metri e largo 2,5. Per avere un termine di paragone, i jet Lockheed Martin F16 sono lunghi 15 metri e hanno un’apertura alare di circa 10 metri.
I radar esistenti per la sorveglianza dei confini o la gestione del traffico aereo sono progettati per scoprire i grandi velivoli, costruiti in metallo - continua Repubblica. I droni sono invece realizzati in vetroresina, fibre di carbonio o plastica: gli impulsi dei radar gli scivolano addosso, senza individuarli. Anche i radar più sensibili, ad esempio quelli delle batterie contraeree per la protezione ravvicinata, non riescono a distinguere le tracce di quadricotteri e Shahed perché sono identiche a quelle di uccelli come i gabbiani o le cicogne. La velocità degli intrusi è minima: in genere meno di cento chilometri orari e quindi non molto diversa da quella dei volatili.
Approfondimento
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Gli episodi
Per la seconda volta questa settimana, è scattato l’allarme droni. L'aeroporto belga di Liegi stamattina ha sospeso brevemente i voli, quando i controllori del traffico aereo hanno dichiarato di aver ricevuto la segnalazione di un drone avvistato sopra l'aeroporto intorno alle 7.30 ora italiana: la chiusura è durata circa 30 minuti. "Dobbiamo prendere sul serio ogni segnalazione", ha affermato il portavoce Kurt Verwilligen a Sky News. Il governo belga ha convocato ieri una riunione d'urgenza per affrontare quello che il ministro della Difesa ha definito un attacco coordinato.