L'accordo per una tregua umanitaria è stato promosso da Stati Uniti, Arabia Saudita, Egitto ed Emirati Arabi Uniti. Abu Dhabi è accusato dal governo sudanese di vendere armi alle RSF
Le Forze di Supporto Rapido, che una settimana fa hanno conquistato la città di el-Fasher nel Darfur settentrionale - sotto assedio da oltre 18 mesi - hanno annunciato di aver accettato una proposta di tregua umanitaria avanzata dai paesi mediatori, ovvero, Stati Uniti, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita ed Egitto. Nel frattempo il governo sudanese continua ad accusare Abu Dhabi di finanziare e armare i ribelli delle RSF.
La proposta accettata dalle RSF
Il gruppo che combatte contro l’esercito regolare del Sudan, ha dichiarato in un comunicato stampa di aver accettato “l’accordo sulla tregua umanitaria proposta dai paesi del Quad per affrontare le catastrofiche conseguenze umanitarie della guerra e rafforzare la protezione dei civili". Il governo sudanese, allineato all'esercito, ha però dichiarato all'inizio della settimana che avrebbe proseguito la guerra a seguito di una riunione interna su una proposta di cessate il fuoco Usa. Un funzionario militare sudanese ha dichiarato infatti all'Associated Press che l'esercito accetterà solo una tregua che includa il ritiro dalle aree civili e la consegna delle armi da parte delle RSF.
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Le prove dei crimini commessi dalle RSF ad el Fasher
Immagini satellitari analizzate dal laboratorio dell'Università di Yale mostrano prove delle attività di smaltimento di cadaveri nella città sudanese di el Fasher, comprese tracce compatibili con fosse comuni in una moschea e in prossimità del Saudi Maternity Hospital, ex ospedale pediatrico. Dalla presa della città il 26 ottobre, le Nazioni Unite hanno segnalato massacri, stupri, saccheggi e sfollamenti di massa della popolazione. Diverse testimonianze, sono state poi corroborate da video pubblicati dagli stessi paramilitari delle Forze di Supporto Rapido (Rsf) pubblicate sui social media.
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Riunione straordinaria del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite
Il 14 novembre il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite si riunirà per esaminare "la situazione attuale ad el Fasher, nel Sudan occidentale". La seduta consentirà di esaminare "quanto accaduto nel contesto del conflitto in corso in Sudan" tra l'esercito e i paramilitari delle Forze di sostegno rapido (FSR). “I volontari locali”, ha spiegato il portavoce delle Nazioni Unite, Farhan Haq, “hanno documentato esecuzioni, violenze sessuali, umiliazioni, estorsioni e attacchi anche contro persone in fuga dai combattimenti dopo la presa della capitale del Darfur settentrionale da parte delle Forze di Supporto Rapido”. “Quasi 82 mila persone”, ha aggiunto il portavoce, “sono fuggite da el Fasher e dalle aree circostanti dal 26 ottobre, anche verso Tawila, che ospita già centinaia di migliaia di sfollati a causa di precedenti attacchi”.