Le dichiarazioni del presidente americano, rilasciate ieri durante un'intervista alla Cbs, giungono mentre gli Stati Uniti stanno radunando unità militari nei Caraibi e hanno condotto numerosi attacchi contro presunte navi dedite al traffico di droga, uccidendo decine di persone
Donald Trump ha inviato segnali contrastanti sul potenziale intervento degli Stati Uniti in Venezuela, minimizzando le preoccupazioni di una guerra imminente contro la nazione sudamericana ma affermando che i giorni del suo leader Nicolás Maduro sono contati. Le dichiarazioni del presidente, rilasciate ieri durante un'intervista alla Cbs, giungono mentre gli Stati Uniti stanno radunando unità militari nei Caraibi e hanno condotto numerosi attacchi contro presunte navi dedite al traffico di droga, uccidendo decine di persone. Alla domanda, durante il programma 60 Minutes, se gli Stati Uniti avrebbero dichiarato guerra al Venezuela , Trump ha risposto: "Ne dubito. Non credo". Tuttavia, quando gli è stato chiesto se i giorni di Maduro come presidente fossero contati, ha risposto: "Direi di sì. Penso di sì, sì". Maduro, che negli Stati Uniti è stato incriminato per reati di droga, ha accusato Washington di aver usato il traffico di droga come pretesto per "imporre un cambio di regime" a Caracas e impadronirsi del petrolio venezuelano.
Movimenti nel mar dei Caraibi
Nelle ultime settimane, più di 15 attacchi statunitensi contro imbarcazioni nei Caraibi e nel Pacifico hanno causato la morte di almeno 65 persone; l'ultimo è avvenuto sabato, suscitando critiche da parte dei governi della regione. Washington non ha ancora reso pubblica alcuna prova che i suoi obiettivi stessero contrabbandando stupefacenti o rappresentassero una minaccia per gli Stati Uniti. Nelle scorse ore Washington ha organizzato il più grande dispiegamento navale nella regione, a partire dalla crisi dei missili di Cuba nel 1962. La prossima settimana, come previsto dalle autorità americane, arriveranno nelle acque dei Caraibi la Gerald Ford, la più grande portaerei della marina Usa, insieme ad altre tre navi da guerra. Intanto il Pentagono ha comunicato di aver "ucciso tre narcotrafficanti" nel corso di un attacco aereo statunitense contro una presunta nave dedita al traffico di droga, proprio nei Caraibi. L'azione è avvenuta in acque internazionali.
Marines si esercitano in manovre di sbarco a Porto Rico
Lo stesso Pentagono ha riferito che il Corpo dei Marines ha condotto esercitazioni di sbarco e infiltrazione, pubblicando un messaggio su X accompagnato da un video in cui si segnala che la 22esima Unità di Spedizione dei Marines ha realizzato "operazioni di addestramento a Porto Rico". Il filmato mostra un mezzo anfibio che trasporta truppe, veicoli e attrezzature impegnato in un'operazione supportata da diversi elicotteri dai quali i militari si esercitano negli sbarchi. "Le forze statunitensi - si legge nel post - sono schierate nei Caraibi a supporto della missione del Comando Sud, delle operazioni dirette dal Dipartimento della Guerra e delle priorità del presidente degli Stati Uniti per contrastare il traffico illecito di droga e proteggere la patria".
Reuters: "Gli Usa stanno ammodernando ex base navale a Porto Rico"
Secondo la Reuters, l'esercito americano starebbe ammodernando una ex base navale della Guerra Fredda da tempo abbandonata a Porto Rico. Situazione che potrebbe suggerire preparativi per operazioni prolungate contro il Venezuela. L'attività di costruzione presso l'ex base navale di Roosevelt Roads, chiusa dalla Marina oltre vent'anni fa, era in corso il 17 settembre, quando si è iniziato a liberare e riasfaltare i raccordi che conducono alla pista. Fino al ritiro della Marina nel 2004, Roosevelt Roads era una delle più grandi stazioni navali Usa al mondo.
La posizione del Dipartimento di Giustizia
Il Dipartimento di Giustizia, intanto, ha comunicato al Congresso che il presidente Trump può continuare i suoi raid contro presunti trafficanti di droga in America Latina senza essere vincolato dalla War Powers Resolution del 1973, che richiede l'approvazione del parlamento per proseguire operazioni militari ostili oltre il termine di 60 giorni. Un termine che scade proprio lunedì, dopo che l'amministrazione ha informato il Congresso il 4 settembre di aver condotto il primo attacco contro una presunta imbarcazione di narcotrafficanti nei Caraibi due giorni prima. Interpellato per un commento, un alto funzionario dell'amministrazione ha affermato che la War Powers Resolution non si applica alla situazione attuale dal momento che "anche nella sua interpretazione più ampia, è sempre stata intesa come riferita al dispiegamento di membri delle forze armate statunitensi in situazioni di pericolo". E nel caso in questione, ha aggiunto, i militari statunitensi non corrono pericoli, poiché le imbarcazioni sospettate di traffico di droga vengono colpite per lo più da droni, a grande distanza dalle navi della Marina che trasportano le forze americane. "L'operazione consiste in attacchi mirati condotti principalmente da veicoli aerei senza pilota lanciati da navi militari in acque internazionali, a distanze troppo grandi perché gli equipaggi delle imbarcazioni bersaglio possano mettere in pericolo il personale americano", ha dichiarato il funzionario.
La Russia: "Monitoriamo attentamente gli sviluppi in Venezuela"
In queste ore è arrivata la posizione ufficiale della Russia che sta monitorando attentamente la situazione in Venezuela in relazione alle pressioni militari statunitensi. In merito, attraverso una dichiarazione resa alla Tass, si è espresso il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov. "Stiamo monitorando attentamente la situazione in Venezuela", ha detto il politico russo, commentando l'articolo del Washington Post secondo cui il presidente venezuelano Nicolas Maduro avrebbe inviato una richiesta al leader russo Vladimir Putin per la fornitura di missili, radar e aerei, sullo sfondo delle minacce statunitensi al suo Paese. Mosca, ha proseguito Peskov, è interessata a garantire che la situazione tra Venezuela e Stati Uniti "rimanga pacifica. Vogliamo che tutto rimanga pacifico e non vogliamo che sorgano nuovi conflitti nella regione. Il mondoè già pieno di conflitti, non ne abbiamo bisogno di nuovi", ha proseguito.
Il dispiegamento di forze americane
La Gerald Ford, come detto, sarà accompagnata da altre tre navi da guerra, per un totale di circa 4.000 militari a bordo. E il dispiegamento di forze americano nell'area sarà significativo, tra incrociatori e cacciatorpedinieri armati di missili Tomahawk, un sottomarino a propulsione nucleare, bombardieri B‑1 e B‑52, elicotteri delle forze speciali. Senza dimenticare pure il traghetto "MV Ocean Trader", che ospita la base galleggiante delle forze speciali con 159 incursori addestrati a muoversi in Sud America, oltre che una task force dei marines con 2.200 fanti e i loro veicoli d'assalto. Mentre sulle piste di Porto Rico sono pronti a decollare una decina di F-35 e una squadriglia di droni Reaper. Gli armamenti disposti dagli Usa sono importanti e potrebbero far pensare ad altro, almeno rispetto a quella che sembra essere un'operazione contro i cartelli venezuelani del narcotraffico che Trump ha detto di voler combattere per combattere il traffico di droga nel Paese.