Nel Paese si è votato per il rinnovo del Parlamento e per l’elezione del nuovo capo dello Stato: l’attuale leader Suluhu Hassan, in carica dal 2021, ha dominato secondo quanto comunicato dalla commissione elettorale. Alle urne anche Zanzibar, arcipelago semiautonomo che elegge il proprio presidente e i membri del Parlamento
La presidente della Tanzania Samia Suluhu Hassan ha vinto le elezioni con il 97,66% dei voti, secondo quanto decretato dalla commissione elettorale. Una vittoria schiacciante e attesa, annunciata dopo tre giorni di violente proteste nel Paese. La tv di Stato ha affermato che una rapida cerimonia di giuramento si terrà oggi. In Tanzania si è votato il 29 ottobre per il rinnovo del Parlamento, composto da 384 membri, e per l'elezione del presidente. Al voto anche Zanzibar, arcipelago semiautonomo che elegge il proprio presidente e i membri del Parlamento. Alla vigilia ci sono stati dubbi sul numero di elettori: la Commissione elettorale indipendente ha annunciato che 37,7 milioni di persone si erano registrate per votare, un numero maggiore rispetto ai 29,8 milioni delle precedenti elezioni, ma un quotidiano locale ha fatto presente come la cifra complessiva fosse maggiore del numero di cittadini con più di 16 anni registrata nell'ultimo censimento, circa 32 milioni di persone.
Opposizione: "Vittoria Hassan parodia della democrazia"
La schiacciante vittoria della presidente tanzaniana Samia Suluhu Hassan, è una "parodia della democrazia", ha dichiarato un portavoce del principale partito di opposizione, Chadema, a cui è stato impedito di partecipare alle elezioni. "Chiediamo un organismo credibile per supervisionare le nuove elezioni", ha dichiarato John Kitoka.
Le proteste
Nei giorni scorsi violente proteste sono scoppiate nelle principali città della Tanzania, con scontri tra sostenitori dell'opposizione e polizia. I manifestanti accusano il governo di minare la democrazia dopo l'arresto del principale leader dell'opposizione, Tundu Lissu, e l'esclusione dalla corsa elettorale di un'altra figura dell’opposizione. Il governo ha risposto con la chiusura di Internet e il coprifuoco. Chadema, il principale partito di opposizione del Paese, ha denunciato che circa 700 persone sono state uccise in tre giorni di proteste elettorali. L’Onu ha invitato le forze di sicurezza ad astenersi dall'uso della forza contro i manifestanti e ha chiesto indagini sulla violenza legata alle elezioni, precipitate in disordini mortali. Il ministro degli Esteri ha negato tutto: "Non è stata usata alcuna forza eccessiva" e ha smentito il bilancio: "Non ho visto questi 700 da nessuna parte. Finora non è stato reso noto il numero dei manifestanti uccisi", ha ribadito.
Vedi anche
Elezioni in Tanzania, violente proteste per i risultati
Il dominio del Ccm
Dopo l’indipendenza ottenuta nel 1961, il Paese fu amministrato dal TANU, formazione politica che dominò la scena fino alla storica unione tra Tanganica e Zanzibar, dalla quale nacque l’attuale Tanzania. Nel 1977 Julius Nyerere fondò il Chama Cha Mapinduzi (Ccm, ossia "Partito della Rivoluzione"), risultato della fusione tra i partiti di governo delle due regioni. In pratica, il Ccm ha mantenuto il controllo del potere sin da allora. Solo nel 1992 venne autorizzato il multipartitismo ma, nonostante ciò, il Ccm ha continuato a trionfare in ogni competizione elettorale, con margini ampi e regolari. Fino al 2021 il Paese e il partito sono stati guidati da John Magufuli; alla sua morte, mentre era ancora in carica, la vicepresidente Samia Suluhu Hassan ne ha assunto le funzioni, diventando la prima donna a ricoprire la presidenza.
Cosa è successo nelle ultime settimane
Da anni, però, la scena politica tanzaniana è segnata da repressioni contro l’opposizione, censure alla stampa e restrizioni ai diritti fondamentali. Organizzazioni e osservatori internazionali denunciano un progressivo scivolamento verso un sistema autoritario, vicino a una dittatura di fatto. Nelle ultime settimane la commissione elettorale ha approvato sedici candidature alla presidenza, escludendo però i principali sfidanti. Il partito Chadema, principale formazione antigovernativa, è stato estromesso già in aprile, e il suo leader Tundu Lissu è stato arrestato e incriminato per alto tradimento, un’accusa che comporta la pena capitale. Respinta anche la candidatura di Luhaga Mpina, rappresentante dell’Alleanza per il Cambiamento e la Trasparenza (ACT-Wazalendo), il secondo partito d’opposizione.