Turchia, condannati a massimo della pena i minori che uccisero figlio chef Andrea Minguzzi

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Due minori sono stati condannati in primo grado a 24 anni di carcere, la pena massima prevista per minori in Turchia, per l’omicidio di Mattia Ahmet Minguzzi, figlio dello chef italiano Andrea Minguzzi e della violoncellista turca Yasemin Akincilar. Il ragazzo era stato accoltellato a fine gennaio in un mercato di Istanbul ed è morto il 9 febbraio, sedici giorni dopo l’aggressione. La sentenza è arrivata al termine di un processo seguito da tutto il Paese. Il padre: “Faremo ricorso per le due assoluzioni”

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Sono stati condannati in primo grado a 24 anni di carcere, la pena massima prevista per minori colpevoli di omicidio in Turchia, i due adolescenti ritenuti responsabili della morte di Mattia Ahmet Minguzzi, figlio dello chef italiano Andrea Minguzzi e della violoncellista turca Yasemin Akincilar. Il 14enne era stato accoltellato brutalmente a fine gennaio in un mercato di Istanbul ed è morto il 9 febbraio in ospedale, sedici giorni dopo l’aggressione. Assolti invece gli altri due imputati che avevano fatto parte del gruppo che aveva pedinato il giovane italo-turno ma si erano tenuti lontani dalla scena dell’omicidio.

La sentenza: processo seguito da tutto il Paese

Nella sentenza di condanna di primo grado, il tribunale ha stabilito il massimo della pena "non essendoci stato alcun segno di pentimento da parte degli imputati". La decisione è arrivata al termine della sesta udienza di un processo seguito con grande attenzione dai media turchi. Le immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza di un noto mercato di Istanbul, poi trapelate online, hanno documentato la violenza dell’aggressione compiuta dai due adolescenti, di 14 e 15 anni al momento dei fatti, provocando un'ondata di sdegno in tutta la Turchia. Durante la penultima udienza, svoltasi un mese fa, aveva suscitato polemiche la scelta degli avvocati dei due imputati di presentare vecchi documenti scolastici risalenti agli anni della scuola elementare, in cui si faceva riferimento a presunti ritardi cognitivi. Ad aggravare ulteriormente il clima processuale erano state poi le minacce di morte rivolte alla famiglia di Mattia Ahmet e al loro legale attraverso i social network. Le autorità turche avevano aperto un’indagine separata, conclusa con tre condanne al carcere e quattro pene sospese con la condizionale. In un altro procedimento collegato, lo scorso maggio, era stato condannato a 2 anni e 6 mesi di carcere un uomo ritenuto colpevole di aver distrutto la tomba, sradicato i fiori e danneggiato foto e oggetti lasciati dagli amici del giovane. 

 

La ricostruzione dell’omicidio 

 

Il giorno dell’aggressione, Mattia Ahmet si trovava con alcuni amici in un popolare mercatino che si svolge due volte a settimana nella parte asiatica della città, per acquistare indumenti da skateboard. Le telecamere di sorveglianza hanno ripreso ogni fase dell’attacco: i due adolescenti che lo seguono, il momento in cui uno di loro afferra un coltello da una bancarella, poi le coltellate e il calcio alla testa sferrato dal secondo aggressore. Il quattordicenne era stato soccorso da una dottoressa presente sul posto e trasportato in ospedale, dove i medici avevano tentato ogni intervento possibile. I tentivi dei dottori e la degenza in terapia intensiva non sono però riusciti a porre rimedio ai danni subiti da reni, polmoni e cuore. Mattia Ahmet è morto il 9 febbraio, sedici giorni dopo l’aggressione. 

 

Il padre: “Faremo ricorso per le due assoluzioni”

 

"Doveva essere una sentenza storica per sradicare questo problema della violenza minorile e quindi siamo molto contenti per i 24 anni dati ai primi due assassini, ma siamo molto dispiaciuti del fatto che gli altri due del gruppo hanno ricevuto l'assoluzione. Questo non lo accettiamo e faremo ricorso", ha commentato all’Ansa il padre. "Questi altri due sono arrivati insieme, erano al mercato insieme, indicavano Mattia per andarlo a cercare e soprattutto ci sono video che riprendono tutti e quattro che ridono, contenti per quello che hanno fatto. Per questo motivo non possiamo accettare questa sentenza", ha aggiunto Minguzzi, che è chief executive chef presso Eataly a Istanbul dove vive da molti anni. "Il nostro avvocato chiedeva il massimo della pena per tutti e quattro, perché si tratta di violenza di gruppo e perché la sentenza doveva essere uno spartiacque, prima e dopo Mattia", ha riferito, sottolineando la necessità di arginare la violenza tra minori, anche attraverso una modifica alla legislazione per gli omicidi commessi da ragazzi tra i 15 e i 18 anni, inasprendo le pene e prevedendo punizioni anche per i famigliari. Minguzzi ha poi definito "toccante" il sostegno ricevuto dalla società turca e dalla politica in questi mesi. “Ci emoziona tanto ma ci dà anche una missione: queste persone si aspettano un cambiamento della legge e questo ancora dobbiamo concretizzarlo", ha concluso. 

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