Perù, dichiarato lo stato d'emergenza a Lima per le proteste contro il nuovo Presidente

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Un’ondata di violenza legata alla criminalità organizzata ha spinto le autorità di Lima a valutare misure straordinarie per ristabilire l’ordine pubblico. Le tensioni, esplose nelle ultime ore con manifestazioni di massa, hanno provocato la morte di una persona e il ferimento di un centinaio di cittadini

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Il nuovo governo di transizione in Perù ha confermato l’intenzione di dichiarare lo stato di emergenza nella regione metropolitana di Lima, in risposta alle proteste esplose negli ultimi giorni contra l’aumento della violenza urbana e l’azione di bande criminali. Le manifestazioni, iniziate come movimenti giovanili - molti riconducibili alla cosiddetta “Generación Z” - sono degenerati in scontri fra manifestanti e forze dell’ordine; un uomo è morto e un centinaio di persone sono rimaste ferite. In mezzo al caos, l’esecutivo ha giustificato la misura come necessaria per ristabilire l’ordine e ha promesso indagini sul decesso della vittima.

Tensioni sociali

Le proteste hanno preso vigore alla vigilia della deposizione dell’ex-presidente Dina Boluarte e si inseriscono in un contesto di insoddisfazione diffusa verso la risposta dello Stato alla criminalità, all’estorsione e alla percezione di impunità. Il nuovo capo di governo, José Jerí, ha respinto le richieste di dimissioni, puntando invece a ottenere poteri speciali per fronteggiare l’emergenza sicurezza. Le autorità locali hanno confermato che l’agente sospettato dell’omicidio del manifestante è stato sospeso e detenuto, mentre le forze dell’ordine hanno fatto uso di gas lacrimogeni e idranti per disperdere la folla.

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