Come funziona (ancora) il commercio di armi tra Spagna e Israele

Da due anni, la Spagna è il Paese europeo con posizioni più dure nei confronti di Israele. Ma nonostante le numerose iniziative e misure proposte dal governo del primo ministro Pedro Sánchez, tra cui l’annuncio di restrizioni sull’acquisto di armi, la Spagna ha continuato ad alimentare il commercio di armi e munizioni con Israele. Dai dati di DataComex, il portale che raccoglie informazioni sul commercio internazionale tra la Spagna e altri Paesi, emerge che tra ottobre del 2023 e luglio del 2025 la Spagna ha importato armi e munizioni da Israele per una cifra pari a 29 milioni di euro e ne ha esportate per un valore di più di un milione. Questi dati, analizzati da SKYTG24 e dal report “Beneficio Colateral” dell’ente indipendente di ricerca Centre Delàs, mettono in luce la distanza tra politica estera e pratica commerciale: un divario che potrebbe essere colmato con l’embargo approvato dal parlamento spagnolo a inizio ottobre. L’evoluzione dei rapporti con Israele dal 2023 Negli ultimi due anni la posizione della Spagna verso Israele ha oscillato tra fermezza diplomatica e misure simboliche. A pochi giorni dall’investitura, nel novembre del 2023, Sánchez volò a Gerusalemme e incontrò il primo ministro Benjamin Netanyahu: condannò gli attentati di Hamas, ma avvertì che la risposta non poteva tradursi nella morte di “civili innocenti, inclusi migliaia di bambini”. In quell’occasione Sánchez visitò anche Ramallah e il valico di Rafah, rilanciando l’idea di un riconoscimento europeo dello Stato palestinese e la convocazione di una conferenza internazionale per la soluzione dei due Stati. Nel corso del 2024, il governo spagnolo ha riconosciuto lo Stato di Palestina, un gesto che ha portato Israele a ritirare la sua ambasciatrice . La Spagna ha anche aderito al procedimento contro Israele avviato dal Sudafrica alla Corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite con l’accusa di violare la Convenzione sul genocidio a Gaza e si è espressa favorevolmente rispetto all’emissione da parte della Corte penale internazionale di un mandato d’arresto per crimini di guerra e crimini contro l’umanità nei confronti di Netanyahu. Dall’inizio del 2025, la Spagna ha co-presentato con la Palestina una risoluzione all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e ha aderito al gruppo dell’Aia, l’alleanza di Paesi, principalmente del Sud globale, che coordina azioni diplomatiche ed economiche contro Israele. A settembre, Sánchez ha annunciato un pacchetto di nove misure “per fermare il genocidio a Gaza, punire i suoi esecutori e sostenere la popolazione palestinese”: tra queste, anche il divieto di vendita o acquisto di armi da Israele. Sulle decisioni del governo hanno influito una serie di fattori storici, politici e sociali: fin dai tempi della dittatura di Francisco Franco, infatti, il Paese ha mantenuto buoni rapporti con il mondo arabo ed è stata vicina alla causa palestinese. Inoltre, la società civile spagnola è molto attiva e in gran parte vicina alla popolazione palestinese, come dimostrano le numerose manifestazioni degli ultimi anni, il boicottaggio della Vuelta, la corsa ciclistica a tappe più importante del Paese, a causa della partecipazione della squadra Israel-Tech, e il sostegno alla Global Sumud Flotilla, sia in termini di membri a bordo che si mobilitazione civile. Infine, sia Sumar, piattaforma della sinistra radicale al governo insieme al Partito socialista di Sánchez, che Podemos, un’altra forza della stessa area politica, hanno spinto l’esecutivo a prendere decisioni più nette nei confronti di Israele. Restrizioni sulla carta Nonostante gli esponenti della coalizione al governo abbiano affermato in più riprese di aver imposto dal 7 ottobre 2023 un blocco commerciale sul commercio di armi con Israele, i dati ufficiali raccontano una realtà diversa. Secondo il portale pubblico DataComex del Ministero spagnolo del Commercio, tra dicembre 2023 e maggio 2025 la Spagna ha continuato a importare e, in misura minore, esportare materiale bellico identificato con il codice 93 . In totale, nel periodo analizzato, le esportazioni verso Israele hanno raggiunto 1,27 milioni di euro, mentre le importazioni sono state di oltre 29 milioni, la cifra più alta registrata dal 7 ottobre 2023. Le statistiche mostrano inoltre che, a partire da inizio 2025, la Spagna è diventata uno dei principali acquirenti europei di armamenti israeliani: seconda nella classifica complessiva dell’Unione europea e, da febbraio, la prima per volume di importazioni, con un terzo del totale comunitario. Solo nel mese di maggio, Madrid ha concentrato il 78% del totale europeo delle importazioni relative al codice 93. Il rapporto “Beneficio Colateral” dell’ente indipendente di ricerca Centre Delàs aggiunge ulteriori elementi. Da ottobre 2023 il governo spagnolo sostiene di non aver concesso nuove licenze di esportazione di materiale bellico, ma nel primo semestre del 2024 risulta una licenza di categoria 11, relativa a “equipaggiamenti elettronici e componenti”, del valore simbolico di zero euro. Un caso emblematico è quello di Nammo Palencia, che nel novembre 2023 avrebbe esportato 12.260 proiettili da 30 mm, di cui 200 a carica esplosiva, destinati alla compagnia Elbit Systems, il maggiore produttore di armamenti israeliano. Madrid ha sostenuto che si trattava di “materiale per test e dimostrazioni”, ma questa giustificazione non compare nei rapporti ufficiali. Nonostante le dichiarazioni, nel 2024 si è registrato il secondo valore più alto di importazioni di materiale bellico israeliano dell’ultimo decennio, subito dopo il picco del 2023. E dal 7 ottobre 2023 a oggi, aziende israeliane o loro filiali hanno ottenuto almeno 40 contratti pubblici in Spagna, per un valore complessivo superiore a un miliardo di euro, principalmente assegnati ai colossi Elbit Systems e Rafael. Anche sul fronte logistico, le promesse di blocco non si sono tradotte in realtà. Pur avendo dichiarato di non voler autorizzare nuovi transiti di navi cariche di armamenti destinati a Israele, i porti spagnoli hanno continuato a registrare numerose soste e transiti indiretti. Il nuovo decreto sull’embargo alle armi per Israele Lo scorso 8 ottobre il parlamento spagnolo ha approvato in via definitiva il decreto legge sull’embargo di armi a Israele, trasformando in legge la misura annunciata a inizio settembre. Il provvedimento, presentato per la prima volta da alcune formazioni della sinistra radicale a luglio 2024, fa parte del pacchetto di iniziative contro il genocidio a Gaza e di sostegno alla popolazione palestinese. La legge vieta qualsiasi operazione di compravendita di armamenti con Israele, nonché la concessione di autorizzazioni al transito in territorio spagnolo di navi che trasportano armi o carburante destinati all’esercito israeliano. Tuttavia, il testo approvato contiene deroghe rilevanti: l’embargo può essere sospeso qualora il blocco delle forniture danneggi “gli interessi nazionali” e non istituisce alcun sistema di ispezione marittima per individuare le navi che violano il divieto. Proprio questi limiti avevano suscitato le critiche di Podemos , che inizialmente aveva minacciato di non votare a favore. Alla fine, però, il partito ha deciso di sostenere la misura per non compromettere la sua approvazione. Secondo l’analista Alejandro Pozo Marín del Centre Delàs, la coerenza del provvedimento resta discutibile: molte importazioni chiave erano già state completate prima dell’entrata in vigore della legge, riducendone di fatto l’impatto reale. Inoltre, “i rapporti con Israele sulle armi sono come l’acqua: se c’è un buco o una perdita, tutto passa da lì”, conclude l’esperto.

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Roberta Cavaglià