Introduzione
Quarant'anni di dipendenze non evaporano in un batter d'occhio, e quella dai fossili russi, per l'Unione europea, è sin dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina la sfida più difficile. Con il diciannovesimo pacchetto di sanzioni, su spinta anche del presidente americano Donald Trump, la Commissione ha voluto dare un'ulteriore accelerazione all'azzeramento dell'import di petrolio e gas russi. Ecco cosa sapere.
Quello che devi sapere
I Paesi coinvolti
Il dossier, secondo Palazzo Berlaymont, coinvolge ancora 8 Paesi membri. Non solo Ungheria e Slovacchia, quindi, ma anche Grecia, Francia, Belgio, Olanda, Portogallo e Spagna. È agli ultimi cinque, che importano esclusivamente Gnl, che si rivolge il pacchetto di sanzioni messo sul tavolo dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
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Colpito il Gnl
La scelta di colpire il Gnl con il divieto totale di import a partire dal primo gennaio 2027 non è stata casuale. Il gas naturale liquefatto, che arriva nelle città europee via mare, è più facile da stoppare, anche da un punto di vista dell'interruzione dei contratti in essere.
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Le eccezioni Ungheria e Slovacchia
Il piano non coinvolge Ungheria e Slovacchia. Chiamare Viktor Orban e Robert Fico, i due leader europei più vicini a Mosca, ad accettare le nuove misure energetiche della Commissione non era ritenuto praticabile. E senza l'unanimità l'intero pacchetto di sanzioni sarebbe finito in un nulla di fatto. Così, per Budapest e Bratislava, a restare in piedi è il piano previsto dal Repower, che determina nel gennaio del 2028 la chiusura dei rubinetti dei condotti dove fluisce il gas russo
Il rafforzamento della flotta fantasma
La Commissione europea ha inoltre deciso di rafforzare la stretta sulla flotta fantasma - altre 118 navi sanzionate per un totale di oltre 560 - e di imporre un bando totale di transazione per le principali società di trading energetico, Rosneft e Gazpromneft. Vengono colpiti anche raffinerie, operatori del settore petrolifero e aziende petrolchimiche in Paesi terzi, tra cui la Cina. Così come finiscono nella blacklist coloro che forniscono risorse per l'esercito russo, anche da India e Cina. Vengono prese di mira le criptovalute - per la prima volta - e le banche che permettono pagamenti alternativi russi
Come verrà colpito il Gnl
Sul Gnl invece, con il via libera dei 27 alle sanzioni - previsto ad ottobre - si interverrà subito. Prima andranno interrotti i contratti a breve termine, poi quelli di lungo periodo. Secondo la Commissione le perdite per le casse del Cremlino non saranno marginali. Al decrescere costante dell'import di gas russo via gasdotto negli ultimi mesi ha fatto da contraltare l'aumento dell'import del Gnl
I dati
Nel primo semestre del 2025, ad esempio, le importazioni tramite gasdotti - complice anche la chiusura del transito in Ucraina - sono scese del 9% ma, se incrociamo il dato con gli acquisti di Gnl, l'import totale di gas ha registrato un +3,4%. C'è da dire che anche gli acquisti di gas naturale liquefatto hanno subito un recente calo. Secondo l'Eurostat la quota dell'import dalla Russia è scesa al 14% nel secondo trimestre del 2025 dal 22% del primo trimestre del 2021
Le forniture di Gnl dell’Italia
Con l'ultima tranche di sanzioni Bruxelles vuole dare il colpo di grazia, complice anche una certa facilità di diversificazione. I calcoli dell'esecutivo Ue prevedono che il Gnl russo possa essere facilmente rimpiazzato da quello proveniente da Norvegia, Usa, Nordafrica, Paesi del Golfo o Indonesia. Il ricambio, del resto, è già in atto. Se si guarda all'Italia, ad esempio, nel primo semestre 2025 gli Stati Uniti sono diventati il principale fornitore di Gnl, rappresentando il 45% del totale delle importazioni, seguiti dal Qatar (24%) e dall'Algeria (20%)
L’azzeramento del petrolio russo ancora distante
Certo, il sogno dell'azzeramento è ancora lontano. Il gasdotto Turkstream continua ad alimentare Ungheria, Slovacchia e lo farà ancora per un po'. Più vicino il distaccamento totale dal petrolio russo. Nel 2021 l'Ue ne importava il 25%, oggi il 3%, interamente focalizzato in Slovacchia e Ungheria. Su questo punto decisivo potrebbe essere il pressing di Trump, che da giorni chiede all'Ue di non comprare più energia russa.
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