Colpito soprattutto il settore agricolo, con dazi su frutta, verdura e datteri. Il 37% delle esportazioni israeliane sarà interessato da dazi. L’Unione europea sottolinea che non si tratta di un blocco degli scambi, ma di un segnale politico. Kallas propone di inserire nella lista nera dei ministri Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich, accusati di incitamento all’odio e di guidare la politica di espansione delle colonie
La Commissione europea ha presentato un pacchetto di misure che prevede la sospensione parziale delle disposizioni commerciali dell’Accordo di associazione Ue-Israele, nuove sanzioni contro Hamas, alcuni ministri israeliani di estrema destra e coloni violenti, oltre al congelamento di programmi di cooperazione bilaterale. Sul fronte commerciale, la proposta – che dovrà essere approvata dal Consiglio a maggioranza qualificata – colpisce le clausole che hanno creato la zona di libero scambio tra Ue e Israele. Non si tratta di un blocco degli scambi, ma della cancellazione dei benefici tariffari: le merci israeliane torneranno quindi alle tariffe Wto, con conseguente aumento dei dazi soprattutto per i prodotti agricoli come frutta, verdura, frutta secca e datteri. Bruxelles stima un impatto annuo di circa 227 milioni di euro
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Export europeo in Israele è di 26,7 miliardi
Attualmente circa il 63% dell’export israeliano entra già a dazio zero, mentre il restante 37% – pari a 5,8 miliardi di euro nel 2024 su un totale di 15,9 miliardi – sarà soggetto a tariffe più alte. L’export europeo verso Israele, che nel 2024 ha raggiunto i 26,7 miliardi, potrebbe subire ripercussioni, ma oltre il 70% dei beni entra già senza dazi. Per l’Ue, le misure incidono per meno dello 0,8% del commercio globale, mentre per Israele l’Europa rappresenta il 32% del totale. Rimangono invece esenti da dazi le forniture di armi ed equipaggiamenti militari.
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La proposta di Kallas: lista nera dei ministri israeliani accusati di incitamento all'odio
Parallelamente, l'Alta rappresentante dell'Ue per la Politica estera, Kaja Kallas, ha presentato un rafforzamento del regime sanzionatorio, riproponendo quanto già avanzato dal suo predecessore, Josep Borrell, nell'agosto 2024. Per l'approvazione al Consiglio è necessaria l'unanimità. La proposta prevede l'inserimento nella lista nera dei ministri israeliani Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich, accusati di incitamento all'odio e di guidare la politica di espansione delle colonie. Per loro scatteranno il congelamento dei beni, il divieto di fornire fondi e risorse e il divieto di ingresso nell'Ue. Bruxelles propone inoltre di sanzionare 10 membri del direttivo di Hamas, distribuiti tra Gaza, Cisgiordania e Paesi terzi, ritenuti responsabili delle decisioni operative sugli attacchi terroristici. Previste anche misure contro 3 coloni violenti e 6 organizzazioni a loro collegate.
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Italia disposta a discutere sanzioni a ministri Israele
Al Coreper di questo pomeriggio la Commissione europea ha presentato le proprie proposte per esercitare pressione su Israele a fronte dell'attuale situazione a Gaza. L'Italia è stata tra i Paesi membri che hanno preso la parola nel dibattito. A quanto si apprende, Roma ha preso nota, ha ricordato il proprio sostegno alla risoluzione Onu per la soluzione a due Stati, ha ribadito il proprio sostegno all'adozione di sanzioni contro coloni violenti e si è detta "disponibile a parlare di sanzioni contro i ministri estremisti israeliani".
Sospesi fondi per la cooperazione bilaterale
Sul piano della cooperazione bilaterale, saranno sospesi circa 14 milioni di euro di fondi per il periodo 2020-2024, inclusi i programmi di "gemellaggio" con le amministrazioni israeliane, come progetti su big data, statistiche e riforme energetiche, oltre alle attività legate alla cooperazione regionale nel quadro degli Accordi di Abramo. Non verrà proposta la tranche 2025 da 6 milioni. Restano invece garantiti i fondi per la società civile israeliana e palestinese, per le iniziative di pace (5 milioni), per la lotta all'antisemitismo (20 milioni) e per il memoriale Yad Vashem.
Misure senza durata prestabilita
Le misure non hanno una durata prestabilita e resteranno in vigore finché la Commissione non proporrà al Consiglio di modificarle. Bruxelles sottolinea che non si tratta di una rottura con Israele, ma di un segnale politico forte in risposta a dichiarazioni e piani di annessione considerati contrari alla prospettiva dei due Stati. "Non sospendiamo il commercio, sospendiamo i privilegi", hanno ribadito i funzionari, lasciando aperta la possibilità di revocare le misure in caso di progressi concreti, in particolare sul miglioramento della situazione umanitaria a Gaza e sul rilancio del processo di pace.