Kirghizistan, tragedia sul Pik Pobeda. Cai: “Morto alpinista italiano”

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L'alpinista italiano Luca Sinigaglia è morto sul Pik Pobeda, la vetta più alta del Tian Shan tra Kirghizistan e Cina, lo scorso 15 agosto, dopo aver tentato di soccorrere la collega russa Natalia Nagovitsyna, bloccata da oltre una settimana a 7.200 metri con poche scorte e senza possibilità di comunicare. Sinigaglia sarebbe deceduto per un edema cerebrale da alta quota, aggravato da ipotermia e congelamento

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L'alpinista italiano Luca Sinigaglia è morto sul Pik Pobeda (Picco della Vittoria), la cima più alta della catena del Tian Shan, al confine tra Kirghizistan e Cina. La notizia è stata diffusa dai media locali e da “Lo Scarpone”, portale del Club alpino italiano. Il nome di Sinigaglia, confermato dal mondo dell'alpinismo italiano, è riportato da molti media russi. L’Ambasciata d’Italia ad Astana, insieme al Console Onorario a Bishkek, sta seguendo la vicenda del connazionale, in contatto con autorità locali e familiari per garantire assistenza consolare. Lo riferisce la Farnesina. Secondo le prime ricostruzioni, l’alpinista italiano sarebbe deceduto lo scorso 15 agosto, dopo aver cercato due volte di aiutare la collega russa Natalia Nagovitsyna, 47 anni, bloccata con una gamba rotta a quota 7mila metri sul Pobeda Pik. 

Il tentativo di soccorso e la tragedia in quota 

Secondo le informazioni provenienti dal campo base del Pik Pobeda, Natalia Nagovitsyna si è infortunata durante la discesa dalla vetta lo scorso 12 agosto. Con lei c’erano i compagni di cordata: il russo Roman Mokrinsky, il tedesco Gunter Siegmund e l’italiano Sinigaglia, che hanno prestato i primi soccorsi lasciandole una tenda e un sacco a pelo. Il 13 agosto Siegmund e Sinigaglia erano poi riusciti a raggiungerla portando acqua, cibo e gas. Il 15 agosto, durante un nuovo tentativo di aiuto, Sinigaglia sarebbe morto a causa di un edema cerebrale da alta quota, aggravato da ipotermia e congelamento. Domani, meteo permettendo, un elicottero privato tenterà di portare in salvo Nagovitsyna. A bordo ci saranno anche tre soccorritori italiani che proveranno a recuperare la salma dell’alpinista italiano.

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