Washington militarizzata: la forza come linguaggio del potere di Trump

La decisione annunciata ieri dal presidente americano Donald Trump di schierare per 30 giorni la Guardia Nazionale - una branca delle forze armate americane - nella città di Washington, la capitale, contiene un messaggio chiaro come il sole, chiaro come la presenza dell’esercito per le strade di una capitale. Perché? Ufficialmente per combattere il crimine e la presenza dei senza tetto, entrambe cose per cui, in teoria, basterebbero la polizia e le divisioni di assistenza sociale. Così, di fronte all’immagine dei militari per le strade di una capitale abbiamo solo due scelte: o vederla o ignorarla, mettendo la testa sotto la sabbia, e raccontandoci che in fondo Trump è un tipo eccentrico, sì, ma non cattivo. E magari continuando ad aggrapparci al pensiero magico che, con le elezioni di metà mandato, si metterà tutto a posto. Il rischio per la democrazia Ma non è affatto detto che succeda. Perché, affinché le elezioni di metà mandato davvero pronuncino un risultato in grado di controbilanciare l’enorme potere di Trump, reso ancor più enorme dall’uso che il presidente non teme di farne, occorre che le elezioni siano libere e regolari. E questo non è scontato accada. Perché, affinché delle elezioni siano libere e regolari, occorrono tre cose fondamentali: la prima è che il loro risultato sia certificato in modo indipendente e autorevole; il secondo è che le autorità siano disposte a riconoscerne il risultato, quale che sia, e la terza, la più importante di tutte, che le persone non abbiano paura di votare. E quello che sta succedendo, negli Stati Uniti di questi mesi, è una progressiva erosione di tutte e tre queste condizioni: Trump ha riempito gli uffici locali di persone a lui fedelissime e, in generale, non è noto per accettare con grazia i risultati elettorali che non lo soddisfano . La decisione di schierare l’esercito per le strade, qui come, alcune settimane fa in California, va nella terza direzione: inviare il messaggio - chiarissimo - che non vale la pena opporglisi. Il precedente: le elezioni presidenziali del 2020 E il fatto che Trump non abbia chiari i limiti dei suoi poteri, e soprattutto non abbia nessun interesse ad averne, di limiti, non è cosa che risale a ieri o alla decisione di schierare la Guardia Nazionale per le strade della capitale. Al contrario è cosa molto più antica, che risale, come minimo alla sua reazione alle elezioni del 2020, quando non solo rifiutò di accettare il risultato, ma tentò di truccarlo, telefonando al Segretario di Stato della Georgia Brad Raffensperger e chiedendogli di ‘tirargli fuori 10 mila voti’. Poche settimane dopo quella telefonata surreale, e il categorico rifiuto di Raffensperger, ci fu il 6 gennaio: un’altra cosa difficile da ignorare, un’altra cosa che non aveva nemmeno bisogno di essere guardata perché bastava vederla. Gli scandali e i guai giudiziari Poi ancora, nei quattro anni di presidenza di Joe Biden, Trump non ha fatto altro che mordere il freno e saltare da uno scandalo all’altro, da un problema legale all’altro. I peggiori, tra i tanti grattacapi che i suoi numerosi avvocati hanno avuto, riguardavano proprio il modo in cui aveva gestito la sua prima presidenza, in particolare gli episodi della telefonata a Raffensperger e il fatto che aveva portato via dalla Casa Bianca centinaia di documenti, forse riservati forse no, custodendoli nella vasca da bagno di casa sua. Ma, poiché in democrazia valgono i voti che si raccolgono e non le virtù che si mostrano, nel 2024 Donald Trump, ricandidatosi, ha rivinto le elezioni. E per di più, a differenza di quanto successo la prima volta, nel 2016, nel 2024 lo ha fatto con un ampio margine e con un sostegno popolare sincero, per certi aspetti quasi smanioso. I tentativi di rafforzare il suo potere E così, da quando Trump si è insediato, i modi in cui ha lavorato per blindare il suo potere e smontare, pezzo a pezzo, il sistema di pesi e contrappesi previsto dalla Costituzione non sono mancati. Anzi. Il giorno stesso del suo insediamento, nella raffica di ordini esecutivi firmati quel giorno, ce n’era anche uno che cancellava un ordine esecutivo di Biden per le cosiddette ‘tutele di voto’, ossia un sistema che prevedeva la diffusione di informazioni su come registrarsi alle liste elettorali. E lo stesso ha fatto mettendo in ruoli chiave del governo persone di dubbia preparazione ma di salda lealtà. Poche settimane fa, poi, la decisione, molto simile a questa presa a Washington, di schierare la Guardia Nazionale in California, dove erano in corso alcune proteste contro i raid anti-immigrazione della polizia ICE; da ultimo, poche ore fa, la decisione di fare lo stesso a Washington, la città sacra degli Stati Uniti, quella la cui costruzione fu decisa dai padri fondatori perché diventasse una specie di campo neutro, di tempio delle istituzioni. La ragione ufficiale della decisione di Trump è che, secondo lui, la criminalità e il problema dei senza tetto, a Washington, sono fuori controllo. Ora: i dati esposti dalla sindaca della città Muriel Bowser, dicono che i crimini violenti a Washington sono ai minimi da trent’anni; il problema dei senzatetto, invece, c’è ed è cocente, ma non si capisce come possa essere migliorato, invece che peggiorato, dalla presenza dell’esercito: verosimilmente i militari si limiteranno a sgomberarli e a mandarli altrove, magari in aree del Paese in cui i rifugi e i centri per i pasti sono meno numerosi e raggiungibili. Quindi, se lo schieramento dell’esercito per le strade della capitale non è necessario alla lotta alla criminalità, già sotto controllo, e difficilmente potrà contribuire alla riduzione dei senza tetto, di preciso, a cosa serve?

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Luciana Grosso