Pompidou, il centro parigino chiude per 5 anni e si fa "costellazione"

A Parigi il 2025 è stato culturalmente segnato da un evento in particolare: la chiusura del Centre Pompidou, uno dei musei più simbolici della capitale francese. Ad ottobre 2025, il museo ha infatti chiuso definitivamente le sue porte, che riapriranno solo nel 2030, dopo un grande progetto di restauro. Il Pompidou: il primo centro multiculturale della capitale Sogno del presidente francese Georges Pompidou, da cui prende il nome, il museo è inaugurato nel 1977, diventando il primo centro di arte moderna e contemporanea d’Europa. Il Pompidou, infatti, chiamato anche Beaubourg non è un semplice museo, ma un centro multiculturale, dove le arti plastiche si intrecciano alla musica, alla fotografia, alla letteratura e alla ricerca audiovisiva. Con più di 3.2 milioni di visitatori nel 2024, il Centre Pompidou è stato progettato dagli architetti Renzo Piano, Richard Rogers e Gianfranco Franchini come un luogo che andasse oltre il semplice museo tradizionale a vocazione espositiva. Parte di un grande piano di democratizzazione della cultura, voluto dal presidente Pompidou, il centro è allora stato pensato come spazio culturale in senso largo. L’ingresso corrisponde ad una grande sala che ricorda un’agora, aperta sulla città, mentre nei cento mila metri quadrati della struttura si trovano spazi espositivi, librerie, una biblioteca pubblica, spazi dedicati ai giovani e una grande terrazza panoramica. Il centro è diventato negli anni un simbolo di Parigi, ma la sua architettura ha da subito diviso francesi e turisti. Da alcuni molto amato, da altri odiato, dopo l’inaugurazione venne spesso definito come “la scatola”, “la prigione” o anche “l’errore”. La struttura si differenzia infatti nettamente dall’architettura haussmaniana che la circonda: tubature, scale mobili e altri elementi organici sono esposti, colorati, sulla facciata. Un ambizioso restauro di cinque anni “È tutto ragazzi, ci rivediamo fra cinque anni”: queste sono le frasi che si leggevano a fine settembre, incollate ai vetri della libreria vuota del Centre Pompidou. I lavoratori del museo volevano salutare così i visitatori, che saranno accolti nuovamente soltanto nel 2030. Il Beaubourg, rimasto architettonicamente intoccato dagli anni ‘70, affronta un grosso progetto di restauro e rinnovo stimato a 460 milioni, di cui 280 finanziati dallo stato. Un finanziamento statale così importante dei lavori è stato anche reso possibile dall’iscrizione del centro tra i monumenti storici . Raro per un edificio così recente, l’iscrizione comporta, secondo il direttore Laurent Le Bon, diversi vantaggi finanziari e introiti pubblicitari. Gli obiettivi della lunga chiusura sono principalmente due. Dal punto di vista tecnico, i lavori mirano a soddisfare i requisiti di sicurezza e sviluppo sostenibile, in risposta al deterioramento delle strutture e alle attuali normative sanitarie, ambientali ed energetiche. Nella pratica, si parla della bonifica dall'amianto di tutte le facciate, della messa in sicurezza del sistema antincendio, di una migliore accessibilità per le persone con mobilità ridotta e dell'ottimizzazione energetica dell'intero edificio. Dal punto di vista strutturale, invece, si prevede un cambio radicale, che vada a ridefinire e modificare le diverse aree, in tutti e cinque i livelli dell’edificio. La giuria, che contava anche Renzo Piano, ha deciso di affidare i cambiamenti architettonici ad un duo franco-giapponese, Nicolas Moreau e Hiroko Kusunoki. Sul sito del centro si legge che il centro “non rimarrà immutato nella sua struttura e nel suo progetto originario, ma pienamente in sintonia con i tempi”. Un progetto, insomma, che mira a restare fedele a se stesso nella concezione, ma non nella forma. Constellation: la dispersione delle opere del Pompidou Per permettere i lavori di restauro e rinnovo, un enorme progetto di trasloco delle opere è stato messo in atto. Sul sito del centro, si legge: “dal 2025 al 2030, trovateci qui…”. Il nuovo “qui” del Pompidou è costituito da un insieme di musei, cinema, biblioteche e centri culturali che ospiteranno temporaneamente il patrimonio del Beaubourg. Le opere saranno così accessibili all’interno dell’ambizioso programma culturale constellation . La maggior parte delle opere sarà destinata al Centre Pompidou di Metz, nell’est del Paese, mentre circa 140 mila opere convoglieranno nel Centre Pompidou Francilien - Fabrique de l’art, un progetto pensato per essere un deposito di opere ma aperto al pubblico, che sarà inaugurato nel 2026 a Massy, nella periferia sud di Parigi. Altre opere ancora verranno prestate a musei francesi e ad altri fuori dal Paese, come ad esempio il Centre Pompidou di Malaga e il Caixa Forum in Spagna o il West Bund Museum a Shanghai. Anche le iniziative tipiche del Centre Pompidou continueranno a vivere al di fuori del museo. Il Prix Marcel Duchamp, uno dei grandi premi francesi per l’arte contemporanea, ospita le opere dei finalisti dell’edizione del 2025 non al Pompidou, come vuole la tradizione, ma temporaneamente al Musée d’Art Moderne de Paris , mentre la sua Biblioteca pubblica di informazione ha riaperto i battenti il 25 agosto nell'edificio Lumière a Bercy, dopo un complesso trasloco durato sei mesi.

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Pompidou, il centro parigino chiude per 5 anni e si fa "costellazione"

Veronica Gennari