
Il primo ministro israeliano ha dichiarato di aspettarsi "diverse ondate di attacchi iraniani" in risposta agli attacchi israeliani contro siti militari e nucleari nella Repubblica Islamica. Netanyahu ha detto che l’ordine di attaccare il programma nucleare iraniano risale a novembre 2024, poco dopo l’uccisione del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah
"Abbiamo appena portato a termine un colpo d'apertura molto riuscito e, con l'aiuto di Dio, otterremo moltissimi risultati", ha affermato il premier israeliano Benyamin Netanyahu in un video rilasciato dal suo ufficio. Accanto a Netanyahu, il ministro della Difesa Israel Katz e quello degli Affari strategici Ron Dermer. È un attacco lanciato per la "sopravvivenza" di Israele quello deciso dallo Stato ebraico che ha colpito "decine" di obiettivi, tra cui impianti nucleari, i comandanti militari e scienziati, una misura unilaterale adottata perché Teheran aveva iniziato a costruire testate nucleari. Lo ha confermato il primo ministro israeliano spiegando che l'attacco, soprannominato Rising Lion, ha lo scopo di "ridurre la minaccia iraniana alla sopravvivenza stessa di Israele", e aggiungendo che durerà "molti giorni". Netanyahu ha dichiarato poi aspettarsi "di essere esposti a diverse ondate di attacchi iraniani" (SEGUI TUTTI GLI AGGIORNAMENTI SUL LIVEBLOG).

Obiettivo il nucleare
"Abbiamo colpito al cuore del programma di arricchimento nucleare dell'Iran", ha dichiarato Netanyahu in un discorso televisivo registrato. "Abbiamo preso di mira il principale impianto di arricchimento iraniano a Natanz. Abbiamo colpito i principali scienziati nucleari iraniani che lavorano alla bomba iraniana. Abbiamo colpito il cuore del programma missilistico balistico dell'Iran". Il primo ministro israeliano ha dichiarato che Israele ha agito contro il programma nucleare e balistico iraniano anche senza garanzie di pieno sostegno da parte degli Stati Uniti, ritenendo l’operazione una questione di sopravvivenza. "Speravo che gli Stati Uniti non si opponessero all’attacco contro l’Iran, ma non avevamo scelta - ha affermato - Senza il loro appoggio forse non avremmo lanciato l’attacco, ma l’alternativa era che saremmo morti tutti". Il premier ha precisato che Washington era stata informata preventivamente del raid e ha lasciato nelle mani del presidente Donald Trump ogni futura decisione. "Da questo momento in poi, spetta a lui decidere come proseguire", ha affermato Netanyahu. Il premier ha riconosciuto che l’operazione "non è stata perfetta", ma ha sostenuto che fosse necessario fermare il programma iraniano, che a suo dire minacciava l’esistenza stessa dello Stato israeliano. Ha inoltre sottolineato di aver cercato attivamente il sostegno americano: "Quella responsabilità era mia e del ministro per gli Affari strategici Ron Dermer. Abbiamo avuto lunghi colloqui con loro".

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L'idea dell'attacco
Netanyahu ha dichiarato che l’ordine di attaccare il programma nucleare iraniano risale a novembre 2024, poco dopo l’uccisione del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah. Secondo Netanyahu, l’Iran avrebbe accelerato verso la bomba dopo il crollo del suo asse (di milizie, ndr), e Israele avrebbe rilevato "passi concreti" verso l’arma atomica, al di là del semplice arricchimento dell’uranio. Netanyahu aveva inizialmente fissato l’operazione per la fine di aprile 2025, ma ha spiegato che "per varie ragioni" - non specificate - non è stato possibile procedere. Una possibile causa del rinvio, non citata direttamente ma implicita, potrebbe essere stata l’annuncio del presidente americano Donald Trump, ad aprile, di voler avviare negoziati diretti con Teheran sul dossier nucleare. L’attacco è stato infine lanciato questa mattina, ha detto Netanyahu, senza chiarire i motivi della nuova data. Il premier ha affermato che dopo i raid israeliani contro il programma missilistico iraniano dello scorso anno, Teheran avrebbe avviato la produzione di 300 missili balistici al mese. "Abbiamo deciso che non potevamo più aspettare. Siamo a mezzanotte", ha dichiarato. Netanyahu ha inoltre sostenuto di aver voluto attaccare già nel 2011-2012, ma di non aver trovato il sostegno necessario
