Irlanda, il reddito di base per gli artisti funziona: più stabilità, meno ansia

Avviato in Irlanda nel 2022 per sostenere il settore culturale dopo la pandemia, il Basic Income for the Arts si sta dimostrando un esperimento riuscito. Con uno stipendio settimanale di 325 euro per tre anni, il programma ha già prodotto risultati tangibili: gli artisti coinvolti dedicano più tempo alla loro attività, svolgono meno lavori al di fuori dall’ambito artistico e si dimostrano più in grado di mantenersi con l’arte rispetto al gruppo di controllo. I benefici non si fermano al piano economico: i dati mostrano una riduzione del 10% nei sintomi di depressione e ansia e una maggiore facilità nel far fronte alle spese quotidiane. Si tratta, tuttavia, di un progetto sperimentale che durerà fino all’agosto di quest’anno e non è ancora chiaro se il nuovo governo irlandese vorrà rinnovarlo. Più stabilità, meno lavori secondari “Fare la dichiarazione dei redditi quest’anno mi ha dato un profondo senso di orgoglio e di realizzazione: sono un’imprenditrice che gestisce la propria attività. Questo mi ha motivata a fare di più nel mio settore, fino al punto in cui magari un giorno non dovrò più accettare lavori esterni o dipendere da questo contributo mensile”, ha raccontato una delle partecipanti al programma nella ricerca realizzata nell’ottobre del 2023. Creato su iniziativa dell’ex ministra della Cultura e vicepresidente del partito dei Verdi Catherine Martin, al programma stanno partecipando in totale quasi tremila persone: duemila ricevono il sussidio settimanale, mentre altre 997 formano un gruppo di controllo che invece non riceve questo tipo di aiuto. La partecipazione di tutti gli artisti è anonima, proprio per proteggerli da possibili distorsioni nei percorsi di carriera o nei bandi pubblici, e per facilitare la condivisione di dati personali su reddito, salute mentale, condizioni abitative e stabilità lavorativa. Tra i beneficiari ci sono più di 700 artisti visivi, 584 musicisti, 204 professionisti del cinema e 184 scrittori, ma anche persone che lavorano nel mondo del teatro, della danza e dell’architettura. Per accedere al programma era necessario dimostrare una produzione artistica documentata e entrate riconducibili alla propria attività creativa. Se non visualizzi il grafico, clicca qui Uno degli obiettivi principali del programma è rendere sostenibile la carriera artistica, evitando che chi lavora nel settore sia costretto ad abbandonarlo per motivi economici o per cercare un impiego più stabile. A un anno dall’avvio del progetto, i dati suggeriscono che il Basic Income for the Arts sta iniziando a produrre un cambiamento strutturale. Nell’ottobre 2022, meno di un quarto dei beneficiari riusciva a mantenersi solo con il proprio lavoro artistico. Sei mesi dopo, quella quota era salita a quasi un terzo e si è mantenuta stabile nel semestre successivo. Secondo i ricercatori, è probabile che questo aumento sia stato determinato dal sostegno economico diretto, ma che il dato possa crescere ancora con il tempo, man mano che gli artisti investono risorse e continuità nella propria pratica. Anche tenendo conto di variabili come genere, formazione, disabilità, esperienza lavorativa e carichi di cura, l’effetto del reddito di base resta significativo: +7,5 punti percentuali nella capacità di sostenersi esclusivamente con il lavoro creativo. Se non visualizzi il grafico, clicca qui Dei partecipanti che hanno mantenuto uno o più lavori al di fuori dell’ambito artistico, il tempo medio dedicato a queste attività è diminuito sensibilmente: nel primo anno di sperimentazione, si registra una riduzione netta di 2,7 ore settimanali, pari a quasi il 24% in meno rispetto all’inizio del programma. Al contrario, nel gruppo di controllo si osserva un lieve aumento. Questo dato conferma l’effetto del reddito di base nel trattenere competenze nel settore creativo, evitando l’abbandono per motivi economici. Tuttavia, tra aprile e ottobre 2023, le ore lavorate fuori dal settore sono tornate a crescere anche tra i beneficiari — un possibile effetto dell’inflazione, che ha eroso il potere d’acquisto del contributo settimanale, rimasto fisso a 325 euro. Se non visualizzi il grafico, clicca qui A un anno dall’inizio del programma, i partecipanti sono risultati meno esposti a ostacoli economici e professionali. In particolare, sono l’8,6% in meno a segnalare la mancanza di opportunità o clienti come limite per lavorare nel settore, e il 13% in meno a citare la bassa retribuzione come motivo di rinuncia, un calo del 39% rispetto all’inizio del progetto. Più contenuto l’effetto sulle restrizioni post-pandemiche , mentre non si registrano miglioramenti per gli artisti che hanno una o più patologie o responsabilità di cura. Segno che la stabilità economica aiuta, ma da sola non basta. Se non visualizzi il grafico, clicca qui Infine, i dati rivelano che i beneficiari del programma si dedicano per quasi tre ore in più a settimana al loro lavoro rispetto al gruppo di controllo. Investono anche oltre un’ora e mezza in ricerca e sperimentazione e più di mezz’ora in formazione. L’effetto è significativo e confermato anche considerando variabili come genere, istruzione o disabilità. Cresce anche la produzione: negli ultimi sei mesi, i beneficiari sono risultati quasi l’8% più propensi a completare nuove opere e ne hanno realizzate in media quasi quattro in più rispetto a chi non riceve il sussidio. Meno sintomi di ansia e depressione “Grazie al reddito di base ho potuto rifiutare tutti quei lavoretti che prima mi servivano per pagare le bollette. Ho potuto concentrare tutte le energie su progetti più ampi e ambiziosi, che stanno facendo crescere davvero la mia pratica artistica”, racconta una delle persone selezionate nel gruppo sperimentale. Al di là dei dati occupazionali, infatti, uno degli effetti più evidenti del Basic Income for the Arts è proprio sul benessere complessivo dei beneficiari, che in un anno hanno registrato un aumento di 0,7 punti nella soddisfazione per la vita rispetto al gruppo di controllo. Se non visualizzi il grafico, clicca qui In termini assoluti, però, i numeri parlano ancora di una condizione fragile: nell’ottobre 2023 solo l’11% dei partecipanti al programma dichiarava un livello alto di soddisfazione per la propria vita, contro quasi un terzo della popolazione generale. Allo stesso tempo, le percentuali di insoddisfazione erano molto più alte tra chi non riceveva il reddito: un terzo rispetto al 20% dei beneficiari. Anche i dati relativi alla salute mentale confermano l’impatto positivo del programma: nei 28 giorni precedenti all’ultimo sondaggio, i beneficiari erano il 6% in meno soggetti a sintomi depressivi e oltre l’8% in meno all’ansia rispetto al gruppo di controllo. Durante la recente campagna elettorale, tutti i partiti irlandesi si sono detti favorevoli a prolungare l’esperimento, e una petizione pubblica ha già raccolto più di 11.000 firme. Come ha ricordato Artist Resource Organisations, l’ente che ha lanciato la raccolta firme, “il Basic Income for the Arts ha mostrato risultati incoraggianti nel garantire sicurezza finanziaria agli artisti e nel permettere loro di esprimere liberamente la loro creatività senza trovarsi in situazioni di precarietà economica. Prolungare e rafforzare questo programma significa permettere agli artisti di continuare ad arricchire la nostra cultura”.

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