Il Canada di Carney è già in conflitto con Donald Trump

Il voto in Canada ha confermato che l’effetto Donald Trump ha influito e anzi è risultato decisivo nello spingere il Partito Liberale guidato dal premier Mark Carney alla vittoria. Le elezioni anticipate convocate subito dopo l’insediamento dall’ex governatore della Bank of England, eletto a marzo alla guida della formazione che ha guidato per 10 anni consecutivi il Canada per succedere a Justin Trudeau hanno premiato i progressisti a scapito dei Conservatori di Pierre Poilievre. Torna il bipartitismo, Liberali ai massimi da 45 anni Il voto è stato contraddistinto da un ritorno al bipolarismo accelerato dagli eventi delle ultime settimane. I Liberali ottengono il miglior risultato alle urne dal 1980, vincono col 43% e 167 collegi uninominali conquistati, a un passo dalla maggioranza assoluta di 172 deputati, mentre la prestazione più alta dal 1988, con il 41,5% dei suffragi, non è sufficiente a portarli oltre la quota di 132 seggi. I sondaggi fino a poche settimane fa davano ampiamente favorita la destra di Poilievre, leader che ha adottato una retorica muscolare, fondata sui problemi della sicurezza e dell’immigrazione e sulla denuncia del presunto ruolo giocato dall’ambientalismo e dalle politiche sull’immigrazione di Trudeau nello spingere il Paese verso il declino. All’inizio del 2025 Poilievre, alla guida della destra canadese dal 2022, sembrava proiettato verso la guida del governo. Le elezioni hanno presentato un esito totalmente diverso e nonostante il segretario conservatore abbia dichiarato che il suo partito “metterà alla prova il governo su ogni fronte con l’impegno dei suoi deputati”, tra coloro che rappresenteranno l’opposizione al Parlamento di Ottawa Poilievre non ci sarà: è stato infatti clamorosamente bocciato nel suo collegio di Carleton , Ontario, battuto dal liberale Bruce Fanjoy. Un quadro politico stravolto La sconfitta del leader dell’opposizione nella corsa al seggio che deteneva dal 2005 è il simbolo del mutato clima politico in Canada. L’offensiva politica di Trump ha ridato slancio a un partito la cui nuova leadership ha unito la costante critica verso gli Usa a una rinnovata concretezza, volta a riconquistare i consensi usciti dal campo liberale negli anni scorsi. Carney, 60 anni, alla prima esperienza politica dopo un lungo passato nella finanza, ha puntato l’intera campagna elettorale sull’orgoglio nazionale contro le minacce di Trump al Paese e sull’esaltazione della diversità canadese: ha criticato le dichiarazioni del presidente Usa sulla possibilità di fare del Canada il 51esimo Stato dell’Unione, rispondendo con fermezza alla minaccia di dazi e offensive commerciali da parte di Washington. Carney ha anche promesso di rinsaldare i rapporti con l’Unione Europea e ribadito il sostegno all’Ucraina contro la Federazione Russa, ribadendo il suo appoggio al multilateralismo nell’anno in cui Ottawa presiede il G7. Questi fattori hanno premiato il Partito Liberale, consentendogli di superare il pur notevole risultato degli avversari conservatori, sconfitti per la quarta volta di fila alle urne dopo le elezioni del 2015, 2019 e 2021. La grande perdente del voto è la sinistra del Nuovo Partito Democratico , svuotata elettoralmente dal meccanismo del voto utile ai Liberali e che dal 20% dei sondaggi di gennaio è crollata fino al 6% del voto di ieri. Dopo la vittoria elettorale Carney sarà chiamato ora alla sfida del governo, col suo primo mandato pieno. Per la terza volta di fila dopo le elezioni del 2019 e del 2021 quello liberale sarà un governo di minoranza, ma il premier ha invitato all’unità di fronte alle sfide comuni. Carney invita all'unità Nel discorso della vittoria, di fronte al comitato elettorale nel centro di Ottawa, Carney ha promesso di governare "con umiltà favorendo il gioco di squadra, lavorando in modo costruttivo con tutti i partiti in Parlamento", riconoscendo che "milioni di nostri concittadini avrebbero preferito un esito diverso" ma che è ora di "mettere fine alle divisioni e alla rabbia del passato. Siamo tutti canadesi e il mio governo lavorerà per e con tutti", ha aggiunto, invitando a non dimenticare “il tradimento americano” e il fatto che “Trump lavora per dividerci”. Da Poilievre è giunto l’impegno dei conservatori a sostenere le proposte del governo per porre fine alla rivalità commerciale con Washington. Ma sono molti i fronti su cui il nuovo governo dovrà operare. Da non sottovalutare, in particolar modo, le sfide connesse al rilancio dell’economia A tal proposito Francesco Amodio, Associate Professor della McGill University, ha scritto per Ispi un’analisi che evidenzia come Ottawa sia da tempo al palo sul fronte dello sviluppo e che negli ultimi anni il divario con gli Usa si sia dilatato. “All’inizio degli anni ’80 il valore prodotto per ora lavorata in Canada era circa l’88% di quello degli Stati Uniti”, mentre “nel 2022 era sceso al 71% e da allora ha continuato a diminuire”, nota Amodio, sottolineando che “ciò si deve a diversi fattori, tra i quali l’allocazione delle risorse produttive. Ingenti quantità di capitale continuano a essere investite nel settore petrolifero, un ambito destinato a diventare meno competitivo con il progredire della transizione energetica globale”. Inoltre, l’economista sottolinea che il Canada sconta gravi problemi nel gestire una persistente inflazione che “è amplificata dall’aumento dei costi abitativi, che ha reso difficile per le nuove generazioni raggiungere la stabilità economica, e dal debito delle famiglie, che ha superato il 180% del reddito disponibile, il livello più alto tra i Paesi del G7”. Carney dovrà gestire un Paese in cui convivono bassa produttività, crescita stagnante, alta inflazione e che si trova con la Spada di Damocle della guerra commerciale Usa: non stupisce che i canadesi abbiano premiato un leader pragmatico e che promette di portare soluzioni. Ma rilanciare Ottawa non sarà facile. E c’è la percezione che per l’ex governatore della Bank of England dopo la rimonta contro i Conservatori la sfida più difficile inizi ora.

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