
Il testo dovrà ora essere valutato ed analizzato nel dettaglio dai Paesi membri per essere poi, in seguito, approvato. Lo ha confermato anche il portavoce per le Migrazioni dell'esecutivo Ue, Markus Lammert, durante un briefing con la stampa tenutosi in queste ore a Bruxelles
Sarebbero presenti anche l'Egitto e il Bangladesh tra i sette Paesi d'origine designati dalla Commissione europea come "sicuri" per il rimpatrio dei migranti nella lista provvisoria che sarà distribuita agli Stati membri a stretto giro di posta. Questo quanto emerso dalla bozza del documento, visionato da diverse agenzie di stampa oltre che da Euractiv, network paneuropeo indipendente specializzato in affari europei, fondato nel 1999. Nell'elenco dovrebbero figurare anche Colombia, Tunisia, Marocco, India e Kosovo.
Il Paese d’origine sicuro e quello terzo sicuro
Promessa da Ursula von der Leyen entro giugno, la lista segue la direttiva sui rimpatri varata a marzo dalla stessa Commissione europea. L'obiettivo, in particolare, è quello di rafforzare il concetto di Paese d'origine sicuro dando linee guida uniformi ai 27 Paesi membri per sostenere soluzioni innovative come il modello Italia-Albania e la possibile creazione di hub dedicati alla gestione dei rimpatri. Il testo, adesso, dovrà ora essere valutato ed analizzato nel dettaglio dagli stessi Paesi membri per essere poi approvato. Lo ha confermato anche il portavoce per le Migrazioni dell'esecutivo Ue, Markus Lammert, durante un briefing con la stampa tenutosi in queste ore a Bruxelles. Lammert ha detto però di "non voler commentare" le anticipazioni sulla lista pubblicate da alcuni media e non smentite, e nemmeno fare riferimenti sulla tempistica, che comunque dovrebbe coincidere con un periodo prossimo, entro la fine di giugno. Il portavoce ha precisato che ci sono due concetti diversi, che non vanno confusi: quello di Paese d'origine sicuro e quello di Paese terzo sicuro. Entrambi i concetti, ha riferito, sono definiti nel regolamento sulle procedure d'asilo, quindi "fanno già parte del diritto Ue". In particolare, il primo, il Paese d'origine sicuro, riguarda l'accelerazione dell'esame delle domande d'asilo da un Paese che può essere considerato sicuro. Provenendo da un Paese a priori considerato sicuro, il richiedente asilo in questione non vedrebbe accolta la sua richiesta. Altra questione è il concetto di Paese terzo sicuro. In questo caso non si parla del Paese di origine del richiedente asilo, bensì di un Paese terzo, in cui "il richiedente asilo potrebbe chiedere e ottenere una protezione effettiva". La lista che l'Ue adotterà riguarderà dunque il primo ambito, quello dei Paesi di origine sicuri, e non è collegata al regolamento rimpatri presentato, invece, il mese scorso a Strasburgo.
Cosa si intende per Paesi sicuri
Ma cosa si intende per Paese di origine sicura per i rimpatri? Esiste una sentenza dell'Unione Europea che chiarisce questo concetto e sottolinea che "un Paese può essere ritenuto sicuro solo se non ci siano generalmente e uniformemente persecuzioni né tortura, o altre forme di pena o trattamento disumano o degradante". Ogni Stato ha una lista di Paesi considerati sicuri per i rimpatri. L'Italia, ad esempio, ha una lista di 19 Stati (3 sono stati depennati) ma tra questi Paesi ve ne sono alcuni contestati, in particolar modo da associazioni umanitarie e da Amnesty International, che in base alle testimonianze raccolte, ha potuto verificare che in Bangladesh, Egitto e in Tunisia, vi sia una costante, giornaliera violazione dei diritti umani. La questione, come detto, riguarda i centri in Albania. Si tratta di centri pensati per rimpatri accelerati dei migranti, che però sono stati bloccati, fermati dai giudici. Questi centri, nel dettaglio quelli presenti a Giader e Shengjin, adesso verranno utilizzati, per decreto del Governo, come centri per il rimpatrio. Ciò significa che qui non verranno più portate persone soccorse in mare, ma coloro che già sono stati colpiti da un decreto di espulsione, migranti quindi irregolari. La questione ora è nelle mani della Corte di Giustizia europea, che dovrà esprimersi con un verdetto su questo nodo.
Il caso legato ai Cpr in Albania
Infatti, proprio tra fine maggio e inizio giugno, è attesa la sentenza della Corte di giustizia Ue sui Cpr in Albania, dopo i ricorsi presentati al Tribunale di Roma da migranti soccorsi nel Mediterraneo e trasferiti nei centri perché provenienti da Paesi considerati sicuri dall'Italia - in particolare Egitto e Bangladesh - per l'esame accelerato delle loro domande d'asilo. Nelle conclusioni depositate la scorsa settimana, l'avvocato generale della Corte Ue Richard de la Tour ha indicato che è lecito designare un Paese terzo sicuro tramite decreto e definirlo tale anche se la sicurezza non riguarda l'intero territorio. Resta però immutato il diritto dei giudici nazionali di verificare la legittimità della designazione.
