
Introduzione
L'inviato speciale americano Keith Kellogg ha ipotizzato, in una intervista al Times, la spartizione dell'Ucraina in tre zone: una occidentale a guida francese e britannica, una orientale sotto il controllo russo e, in mezzo, una zona cuscinetto profonda circa 29 chilometri per scongiurare futuri conflitti a fuoco. Una proposta che ha fatto il giro del mondo e che ha prima fatto storcere il naso agli analisti internazionali, poi ha incontrato il niet della Russia. Kellogg ha infine fatto marcia indietro, sostenendo di essere stato travisato.
Quello che devi sapere
La tregua appare un miraggio
- Nonostante il pressing della Casa Bianca sul Cremlino, la tregua in Ucraina appare ancora un miraggio. Non ci sono state, infatti, svolte sostanziali nemmeno dopo il faccia a faccia a Mosca tra l’inviato speciale degli Usa Steve Witkoff e il presidente russo Vladimir Putin. In questo clima di stallo l'altro emissario di Donald Trump, Keith Kellogg, che sulla carta detiene il dossier Kiev, ha provato a fare un passo avanti immaginando uno scenario generale per l'Ucraina una volta conclusa la guerra.
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Ucraina divisa come Berlino '45
- L'ex tenente generale, conversando con il quotidiano britannico Times, ha suggerito una possibile soluzione: dividere l'Ucraina in zone controllate dagli europei a ovest e dai russi a est, sull'esempio di Berlino dopo il 1945. "Potrebbe quasi sembrare quanto accadde in Germania dopo la Seconda guerra mondiale, quando c'era una zona russa, una zona francese, una zona britannica e una zona statunitense", ha spiegato Kellogg. Una proposta piombata come un macigno su una trattativa per un cessate il fuoco molto complicata e che stenta a decollare.
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Un Paese diviso in tre zone
- In sostanza, per Kellogg, truppe britanniche e francesi potrebbero istituire una zona di controllo nel Paese a ovest del fiume Dnipro - che comprende Kiev, Odessa e Leopoli - insieme a chiunque voglia unirsi alla cosiddetta “coalizione dei volenterosi”, che l’inviato americano chiama “forza di rassicurazione”. Nella parte orientale, rimarrebbero i russi nelle zone occupate: tradotto, terrebbero Kharkiv, che è la seconda città dell’Ucraina, fino a Zaporizhzhia e la zona di Kherson, occupata dai russi avevano a marzo 2022 e poi liberata dagli ucraini in autunno. In mezzo, le forze ucraine e una zona demilitarizzata, “profonda mediamente 29 chilometri”, ossia un'area cuscinetto per prevenire eventuali scambi di fuoco tra gli occidentali e i russi.
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La marcia indietro
- L'idea di un'Ucraina frammentata e stretta tra varie sfere di influenza ha subito fatto il giro dei media internazionali. Ritenuta da analisti ed esperti un’ipotesi controversa, l'inviato di Trump ha optato per una precisazione, quasi una mezza marcia indietro. Kellogg ha così corretto il tiro su X, il social di Elon Musk: "Parlavo di una forza di resilienza dopo il cessate il fuoco a sostegno della sovranità dell'Ucraina. Nelle discussioni sulle divisioni, mi riferivo ad aree o zone di responsabilità per una forza alleata. Non mi riferivo a una spartizione dell'Ucraina". Kellogg ha altresì puntualizzato che in questa configurazione sarebbe esclusa la presenza di militari americani.
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Mosca boccia l'idea
- Parole travisate o meno, Mosca ha bocciato l'idea di Kellogg, affermando che potrebbe portare a una nuova escalation. Il ministro degli Esteri Sergej Lavrov, intervenendo al forum diplomatico di Antalya in Turchia, ha ribadito che la Federazione è favorevole in linea di principio a un cessate il fuoco sul Mar Nero, a patto però che "non si ripetano gli errori del precedente accordo": i russi lamentano di non essere stati in grado di esportare i propri prodotti alimentari, anche a causa delle sanzioni occidentali. "Gli americani stanno considerando la situazione ma non ci hanno ancora risposto", ha detto Lavrov, lanciando anche una nuova stoccata agli alleati di Kiev: "Il presidente Trump capisce quello che succede meglio dei leader europei".
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Non solo minerali strategici
- Nel frattempo gli ucraini proseguono le difficili trattative con gli Usa sui minerali strategici. Funzionari statunitensi e ucraini si sono incontrati nelle scorse ore per discutere le proposte della Casa Bianca per un accordo sui minerali ma i colloqui, secondo quanto riportato da Reuters, sono diventati sempre più aspri. L'ultima bozza statunitense è più "massimalista" rispetto alla versione originale di febbraio, che proponeva di fornire a Washington 500 miliardi di dollari in minerali strategici, oltre a petrolio e gas. Secondo il Guardian, gli Stati Uniti avrebbero infatti chiesto anche il controllo di un gasdotto cruciale in Ucraina, utilizzato per inviare gas russo in Europa.
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La questione gasdotto
- Citando una fonte vicina ai colloqui, Reuters ha affermato che il documento più recente include la richiesta che l'International Development Finance Corporation del governo statunitense assuma il controllo del gasdotto che si estende dalla città di Sudzha, nella Russia occidentale, fino alla città ucraina di Uzhorod, a circa 1.200 km di distanza. Costruito in epoca sovietica, il gasdotto è un'infrastruttura fondamentale per il Paese e un'importante via di trasporto energetico. Ricordiamo che lo scorso primo gennaio l'Ucraina aveva interrotto il transito di gas russo verso l'Europa alla scadenza del contratto quinquennale con Gazprom. Insomma, la fine della guerra in Ucraina si gioca (anche) sulla questione gas.
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