Attentati in Ucraina, così su Telegram si reclutano sempre più minori

Secondo la polizia ucraina, dall’inizio dell’invasione russa sono stati reclutati centinaia di minorenni per compiere atti di terrorismo o sabotaggio: solo nell’ultimo anno sarebbero oltre seicento i crimini commessi da ragazzi e ragazze sotto i 18 anni su incarico dei servizi speciali russi. A confermare questi dati è anche l’ultimo report dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, per cui centinaia di minori tra i 13 e i 17 anni sono stati coinvolti e istruiti soprattutto tramite la piattaforma Telegram per incendiare veicoli militari o infrastrutture ferroviarie, con promesse di denaro facile. All’inizio i giovani vengono attirati con compiti apparentemente innocui di propaganda, o trasporto materiali. Poi si passa agli incendi dolosi di veicoli militari o infrastrutture ferroviarie. Infine, in alcuni casi, alla preparazione e al posizionamento di ordigni esplosivi. Sul fenomeno hanno anche indagato la redazione del giornale indipendente ucraino Texty.org e l’Istitute for war and peace reporting , che hanno raccolto testimonianze dei giovani coinvolti in atti di terrorismo nell’ultimo anno. C’è per esempio D., 15 anni, che ha raccontato a IWPR del suo primo incarico: pubblicare su Telegram un annuncio per un lavoro da camionista, per un guadagno di 400 UAH . Ma subito dopo è arrivato il secondo: imbrattare un muro con insulti al presidente Volodymyr Zelensky, per il doppio della cifra. Poi, gli è stato ordinato di incendiare un trasformatore in una stazione ferroviaria di Kharkiv, con la promessa di 10mila UAH , e se avesse rifiutato, gli agenti russi “avrebbero fatto del male a suo padre”. La dinamica è confermata dai messaggi analizzati su Telegram da Texty.org, che descrive bene l’escalation del reclutamento: si ricevono messaggi vocali da persone sconosciute che invitano a guadagnare soldi facili, e poi ci si ritrova in una rete di ricatti e minacce da cui è impossibile uscire. Questo schema è simile a quello usato nel traffico di droga, per cui ogni persona coinvolta svolge un ruolo specifico ma non ha contatti diretti con gli altri: proprio come accade tra il “chimico” che produce la droga, il corriere che la trasporta e l’acquirente finale. Nel caso degli attentati, chi fabbrica gli esplosivi, spesso un giovane con qualche competenza tecnica, li lascia in un luogo prestabilito. Un secondo individuo li recupera e li posiziona secondo le istruzioni ricevute da un "curatore" collegato ai servizi russi. L’attentato del 5 febbraio a Khmelnytskyi è emblematico e rispecchia questa struttura, scrivono su Texty: un ragazzo di 17 anni ha prodotto l’ordigno artigianale imbottito con pezzi metallici e attivabile tramite cellulare e ne ha comunicato la posizione al suo referente. L’esplosivo è stato quindi recuperato da un’altra persona incaricata di compiere l’attacco, ma quest’ultimo, insospettito, ha coinvolto un terzo individuo che lo ha portato al luogo designato, un centro di arruolamento. L’ordigno è esploso causando morti e feriti, incluso poi il corriere stesso. All’inizio le persone coinvolte da questo tipo di reclutamento erano disoccupati, tossicodipendenti, persone con precedenti penali, mentre oggi sono soprattutto giovanissimi. In una precedente inchiesta, Texty aveva già rivelato l’esistenza di canali Telegram che pubblicano apertamente le tariffe per compiere atti di sabotaggio, ma sembra la prima volta che i minori vengono coinvolti in modo così sistematico, con il coinvolgimento diretto nella preparazione e nell’esecuzione di attentati terroristici. Una rete capillare ed “efficace” Intervistato da IWPR, il capo del dipartimento per la tutela dei minori e la lotta alla violenza domestica di Kharkiv, Oleksandr Shevchenko, ha detto che nella sola Kharkiv 24 bambini sono sospettati di aver commesso atti di terrorismo o sabotaggio nell’ultimo anno. Il più giovane aveva appena 12 anni. La sorte dei giovani sabotatori non sembra interessare a chi li recluta: lo scorso 11 marzo un ragazzo di 17 anni è morto a Ivano-Frankivsk per l’esplosione prematura di un ordigno artigianale, e un amico coinvolto nell’azione, 15 anni, ha perso entrambe le gambe e due passanti sono rimasti feriti. Secondo la Procura regionale di Kharkiv, il 50% dei minori arrestati sono ragazze: l’8 dicembre 2024, M, 15 anni, ha lasciato un esplosivo vicino a un’altra stazione di polizia a Kharkiv. In un video di sorveglianza, si vedono due persone davanti all’ingresso e due agenti che escono proprio un attimo prima dell’esplosione. “Un’amica mi ha mostrato un gruppo su Telegram con offerte di lavoro da 1.000 a 3.000 dollari”, ha raccontato M a IWPR. “Scrivevano che si trattava di incendi. Ho rifiutato e allora mi hanno proposto di aiutare a incastrare un poliziotto corrotto”. Seguendo le istruzioni del suo contatto, ha piazzato un telefono con videocamera vicino alla stazione di polizia, poi ha preso un pacco e lo ha lasciato in un cestino dell’immondizia accanto all’edificio. “Ero convinta di non aver fatto nulla di grave. Pensavo ci fosse una microspia nel pacco. Non sapevo che fosse una bomba”, ha dichiarato. Questi giovani si trovano comunque in una posizione giuridica ambigua, perché pur essendo penalmente responsabili secondo la legge ucraina, secondo l’Onu sarebbero a loro volta vittime di crimini di guerra. Il diritto internazionale vieta infatti il reclutamento di minori di 15 anni nei conflitti armati, e uno dei protocolli estende il divieto ai minori di 18 anni. Secondo le diverse indagini i reclutatori usano diverse tecniche psicologiche per attirare i giovani, soprattutto quelli provenienti da contesti svantaggiati. Il motivo principale di coinvolgimento dei minori arrestati a Kharkiv è principalmente economico, solo uno dei minori sotto indagine infatti ha espresso simpatie filo-russe.

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