Wisconsin, prima sconfitta elettorale per Trump e Musk: cos'è successo

La candidata sostenuta dal Partito Democratico ha vinto la corsa elettorale che le consentirà di occupare per dieci anni un seggio alla Corte Suprema del Wisconsin al termine di una competizione politicamente rilevante anche per il massiccio sostegno del presidente Usa Donald Trump e di Elon Musk al suo sfidante. Susan Crawford, dal 2018 giudice della contea di Dane dove ha sede la capitale Madison, ha vinto col 55% delle preferenze contro l'ex procuratore generale Brad Schimel assicurando al campo progressista una maggioranza di 4 giudici a 3 nella Corte suprema dello Stato dei Grandi Laghi almeno fino al 2028, quando si terrà il prossimo voto. La campagna elettorale appena conclusa è stata la più intensa e costosa per un seggio a una Corte suprema statale della storia degli Stati Uniti: la spesa totale per ha infatti superato i 100 milioni di dollari, un quarto dei quali garantiti dal solo Musk a sostegno di Schimel. Non va in porto il tentativo di Musk L’uomo più ricco del mondo e consulente della Casa Bianca e il presidente degli Stati Uniti hanno inteso la contesa del Wisconsin come l’occasione per portare anche nel mondo giudiziario la visione ideologica del movimento Maga che promuove un sostanziale superamento del principio di separazione dei poteri e l’assoggettamento della magistratura al primato della politica. Una presa di posizione che si è sostanziata in un rifiuto della presenza dei cosiddetti “giudici attivisti”, categoria sotto cui la destra Usa classifica pressoché tutti coloro che si oppongono anche a singole misure promosse dall’attuale amministrazione. Per Musk, la sfida aveva anche un elemento personale dato che Tesla, la casa automobilistica del magnate di origine sudafricana, ha fatto causa allo Stato del Wisconsin mettendo in dubbio la legittimità di una norma che impone alle case automobilistiche di vendere tramite concessionari, e non in forma diretta ai clienti, le proprie vetture. Ne è risultata una partita politica che ha contraddetto la tradizionale tendenza delle elezioni primaverili degli anni dispari, senza presidenziali o voti di metà mandato, a essere poco rilevanti sul piano nazionale. Crawford blinda la Corte per i progressisti Al contrario in Wisconsin ha votato il 50% degli elettori in più rispetto a quanto accaduto nell’ultima corsa di questo tipo nel 2023, anche perché seppur formalmente indipendenti i due candidati erano portatori di idee e posizioni identificabili con quelle dei due maggiori partiti americani, cosa che ha contribuito a polarizzare la competizione. Schimel è stato sostenuto attivamente dai pezzi grossi del mondo conservatore ma si è fermato poco sopra la soglia del milione di voti, duecentomila in meno di Crawford che ha corso forte del sostegno dell’ex presidente Barack Obama, di senatori dem del calibro di Bernie Sanders, Tammy Baldwin e Amy Klobuchar, oltre che del governatore del Minnesota Tim Walz e del magnate e antagonista di Musk per eccellenza, George Soros. La vittoria della 60enne Crawford garantirà almeno tre anni di respiro alla maggioranza progressista alla Corte Suprema del Wisconsin, che come ricorda Npr dovrà affrontare importanti sfide: “Tra le questioni sottoposte alla corte c'è l'aborto, e il dibattito sulla possibilità che un divieto precedente alla Guerra Civile sostituisca la legge statale che attualmente consente l’interruzione di gravidanza fino a circa 20 settimane di gestazione”, mentre è in discussione anche “una legge del 2011 che ha vietato alla maggior parte dei dipendenti pubblici del Wisconsin di iscriversi ai sindacati”. Un'iniezione di fiducia per i democratici “I cittadini del Wisconsin hanno respinto un attacco senza precedenti alla nostra democrazia, alle nostre elezioni e alla nostra Corte Suprema” ha detto Crawford, per cui il Wisconsin “ha detto a gran voce che la giustizia non ha prezzo e i nostri tribunali non sono in vendita”. Una presa di posizione che sottolinea tanto la posta in gioco quanto l’importanza simbolica attribuita alla sua vittoria dal campo progressista. "Dopo mesi di lacerazione seguiti alla vittoria di Trump contro Kamala Harris a novembre per i democratici, il risultato è una scossa", nota il New York Times sottolineando come la formazione progressista confermi un trend positivo che nei mesi scorsi aveva portato “successi nelle elezioni speciali per i seggi legislativi statali in Iowa e Pennsylvania e la sconfitta di quattro referendum statali sostenuti dai repubblicani in Louisiana”. La sensazione è che in Wisconsin, dove Trump aveva prevalso contro Harris a novembre, abbiano pesato tanto la concretezza delle battaglie politiche quanto la risposta dell’elettorato all’effetto-Musk. Descrivendo la posta in gioco della competizione in termini quasi apocalittici e presenziando ovunque negli eventi di campagna elettorale l’uomo più ricco del mondo ha trasformato di fatto il voto in un referendum sulla sua figura, finendo col generare un sonoro sentimento di rifiuto. Un’iniezione di fiducia che, per quanto proveniente da un’elezione locale, può rappresentare una svolta positiva per i democratici apparentemente tramortiti dall’aggressività delle politiche della nuova Casa Bianca.

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