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Ue, più fondi per petrolio e gas russi che per gli aiuti all'Ucraina. I dati

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I titoli di Sky Tg24 del 24 febbraio, edizione delle 8
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I titoli di Sky Tg24 del 24 febbraio, edizione delle 8
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Introduzione

L'Unione europea spende di più per i combustibili fossili della Russia che per gli aiuti all'Ucraina. A rivelarlo è un rapporto pubblicato dal Centro per la Ricerca sull'Energia e l'Aria pulita (Crea), secondo cui l'Ue ha acquistato in totale 21,9 miliardi di euro di petrolio e gas russi durante il terzo anno di guerra, nonostante gli sforzi messi in atto per porre fine alla dipendenza del Vecchio Continente dai combustibili russi. I fondi stanziati per gli aiuti a Kiev nel 2024 ammontano invece a 18,7 miliardi di euro

Quello che devi sapere

Il rapporto di Crea

Come riferisce il report, l'Unione ha speso il 39% in più per le importazioni di petrolio e gas russi rispetto ai fondi destinati all'Ucraina. Secondo l'economista Christoph Trebesch, citato dal Guardian, emerge “un divario impressionante tra la quantità di aiuti per l'Ucraina rispetto alle guerre passate, con l'Europa che spende in media meno dello 0,1% del Pil all'anno”. Secondo Trebesch, “molti Paesi sono stati più 'generosi' durante i conflitti passati”. È il caso della Germania, per esempio, che “ha mobilitato molti più aiuti e più rapidamente per la liberazione del Kuwait nel 1990-1991 di quanto non abbia fatto per l'Ucraina in un periodo di tempo comparabile”.

 

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I ricavi della Russia

Dall'analisi è emerso anche che la Russia ha guadagnato 242 miliardi di euro dalle esportazioni globali di combustibili fossili durante il terzo anno di guerra. Secondo Crea, dall'inizio del conflitto gli introiti di Mosca “hanno raggiunto quasi la cifra di un trilione”, sottolinea ancora il rapporto. Quasi la metà delle entrate della Russia derivano infatti dal settore petrolifero e da quello del gas

La “flotta ombra” russa

Mosca è riuscita ad aggirare le sanzioni dell'Unione Europea trasportando il suo petrolio in tutto il mondo attraverso la cosiddetta “flotta ombra”. Si tratta di vecchie petroliere, spesso non assicurate e non sicure, che consentono di esportare il petrolio greggio all'estero violando le sanzioni internazionali. Come sottolinea Crea, la flotta ombra russa è responsabile del trasporto di circa un terzo del guadagno derivato dalle esportazioni di combustibili fossili

L'allarme dell'Ue

Come si legge nel sito ufficiale del Parlamento Europeo, citando le stime del think tank ucraino KSE, negli ultimi due anni il volume del petrolio russo trasportato da “navi ombra” è aumentato costantemente, raggiungendo 4,1 milioni di barili al giorno nel giugno 2024 e arrivando a costituire il 70% delle esportazioni marittime totali della Russia. Per questo, gli ambasciatori dell'Ue hanno concordato nuove misure per colpire la flotta ombra di Mosca

Rafforzare le sanzioni

Il report di Crea precisa anche che i ricavi russi dall'esportazione di petrolio e gas potrebbero “calare del 20%” se si rafforzano le attuali sanzioni. Le misure includono la chiusura di quella che Crea ha definito la “scappatoia di raffinazione”, cioè il sistema che permette all'Europa di acquistare petrolio greggio russo lavorato in un altro Paese, e la limitazione del flusso di gas attraverso il gasdotto TurkStream che dalla Russia arriva alla Turchia.

 

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