Ishiba alla Casa Bianca per rilanciare il rapporto Giappone-Usa nell’era Trump

Shigeru Ishiba vola negli Stati Uniti ed è pronto a incontrare il presidente Donald Trump alla Casa Bianca, secondo capo di governo straniero dopo Benjamin Netanyahu. Per il primo ministro giapponese la visita è strategica per poter rilanciare il rapporto bilaterale ma anche per porre all’attenzione di Washington diverse questioni critiche per Tokyo, dall’economia alla sicurezza della regione pacifica. Ishiba, che in patria guida un fragile governo di minoranza con il suo Partito Liberaldemocratico, mira a consolidare l’eredità di Shinzo Abe che, dal 2017 al 2021, costruì un forte rapporto personale con Trump in ben quattordici incontri bilaterali. E non a caso Trump ha espresso il suo desiderio di incontrare Ishiba all’inizio del suo mandato durante un ricevimento a Mar-a-Lago che ha visto ospite Akie Abe, la vedova del defunto primo ministro assassinato nel 2022. "Questo suggerisce che il presidente degli Stati Uniti considera il Giappone importante", ha commentato il capo di gabinetto del primo ministro giapponese, Yoshimasa Hayashi, in riferimento all’imminente bilaterale. Ishiba da Trump sulla scia di Abe Japan News nota che “Ishiba mira convincere Trump dell'importanza dell'alleanza con il Giappone”, e a “concordare le posizioni nei confronti della Russia, della Corea del Nord e, soprattutto, della Cina” che l’ex titolare della Difesa divenuto capo di governo ha sempre indicato come principale avversario regionale. Ishiba, aggiunge Japan News, presenterà a Trump “un piano per aumentare la spesa per la difesa del Giappone al 2% del pil e ricorderà come ilsuo paese stia aiutando a creare posti di lavoro negli Stati Uniti”. Ishiba potrà parlare sulla base di fatti concreti. Ad esempio, nell’ambito del progetto Stargate che prevede investimenti sull’intelligenza artificiale negli Usa dal valore di 500 miliardi di dollari ed è stato varato alla Casa Bianca il 21 gennaio scorso uno degli attori di punta sarà SoftBank, il colosso finanziario del magnate giapponese Masayoshi Son. Con gli investimenti diretti e gli acquisti di gas naturale e armamenti americani, Ishiba spera di evitare pressioni da Trump sul tema del deficit commerciale di Washington verso Tokyo, che sfiora i 60 miliardi di dollari. Parlando direttamente al leader americano, il primo ministro nipponico vuole evitare dunque che anche il suo Paese sia investito da un’offensiva di dazi seguendo, come ricorda il New York Times, l’esempio del suo predecessore molto stimato da Trump: “La diplomazia personale del signor Abe ha contribuito a scongiurare una guerra commerciale durante la prima amministrazione Trump, firmando un accordo limitato con Washington dopo che Trump aveva ritirato gli Stati Uniti da un più ampio patto commerciale del Pacifico”. Sperare nel meglio, prepararsi al peggio Ciò non toglie, però, che il Giappone si stia preparando a un raffreddamento dell’impegno di Washington alla sicurezza regionale o a un’epoca di instabilità dei rapporti economici. A Tokyo ha destato allarme, in particolare, la continuità tra Joe Biden e Donald Trump nell’opporsi, per ragioni di sicurezza nazionale, all’accordo con cui Nippon Steel voleva acquistare per 15 miliardi di dollari il colosso siderurgico americano in disarmo Us Steel, storica azienda di Pittsburgh, Pennsylvania. L’opposizione del governo americano a quella che è stata ritenuta una scalata ostile a un campione dell’industria nazionale è stata messa nero su bianco il 3 gennaio dall’uscente Biden e approvata da Trump, suscitando critiche in Giappone per la presunta arbitrarietà della decisione. Il mondo politico ed economico giapponese ha reagito alle porte chiuse negli Usa preparando, per evitare sorprese, un graduale riavvicinamento alla Cina. Tokyo non chiude alla Cina Tokyo e Pechino restano rivali strategici, ma Ishiba ha mostrato dopo la vittoria di Trump una graduale apertura lasciando intendere che presto potrebbe essere ufficializzato l’invito al presidente cinese Xi Jinping per la sua prima visita di Stato in Giappone, Paese in cui si è recato solo una volta per partecipare nel 2019 al G20 di Osaka. Al contempo, va registrata anche come di impatto sistemico sui rapporti nippo-cinesi la decisione della maggiore multinazionale giapponese, Toyota, di avviare un impianto per produrre macchine elettriche e batterie nella Repubblica Popolare, vicino a Shanghai. Toyota si unirà a Volkswagen e Tesla diventando la terza casa straniera a possedere un impianto di questo tipo in Cina e, soprattutto, la sua decisione va in controtendenza con la corsa dell’industria giapponese a disaccoppiarsi dalle catene del valore legate a Pechino e cercare sinergie con gli attori americani in diversi settori, dall’automotive alla microelettronica. Il Giappone è consapevole che non può permettersi di restare tra l’incudine e il martello come Trump a sua volta ricevendo Ishiba sa di incontrare un leader che conosce gli interessi del suo Paese, che vanno nella direzione di un rapporto paritario e franco con gli Usa. E l’esperienza di Abe insegna che con l’imprevedibile presidente americano spesso parlar chiaro è la strategia migliore.

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