Come le città a 30 km/h hanno davvero ridotto la mortalità stradale in Europa

Approvato dal Parlamento europeo a fine 2021, il quadro strategico dell'UE per la sicurezza stradale mira a ridurre del 50% il numero di persone morte e ferite gravemente sulle strade entro il 2030, con l'obiettivo finale di azzerare la mortalità stradale entro il 2050, anche conosciuto come “Vision Zero”. Adottato per la prima volta in Svezia negli anni Novanta, “Vision Zero” è un progetto di sicurezza stradale che parte dall’idea che qualsiasi lesione grave o mortale che si verifichi nel sistema stradale sia inaccettabile. Per raggiungere questi obiettivi, l’Unione europea promuove l’utilizzo di veicoli e infrastrutture più sicuri, una migliore assistenza stradale e misure che portino alla diminuzione della velocità consentita. Tra queste, una delle più adottate è il limite dei 30 km/h nelle zone urbane: un provvedimento che hanno già implementato almeno 40 città europee e i cui effetti sono stati analizzati in un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Sustainability. In calo incidenti, vittime ed emissioni In Europa, la prima città a introdurre il limite di velocità a 30 km/h sull’80% delle strade cittadine in maniera progressiva è stata Graz, in Austria, nel 1992. Tra il 2004 e il 2005 anche Stoccolma e Warrington hanno seguito il suo esempio: il resto delle città europee analizzate dallo studio l’hanno fatto dal 2010 in poi, con un picco intorno al biennio 2019-2020. Le ultime ad adottare questo approccio finora sono state Bologna, Amsterdam e l’intera regione del Galles, che si sono aggiunte alla lista nel 2023. La maggior parte delle città che hanno accolto questa disposizione si trovano in Francia e nel Regno Unito : seguono Belgio e Spagna , Germania , Austria, Italia e Paesi Bassi . In Danimarca, Finlandia, Irlanda, Lussemburgo, Scozia, Slovenia, Svezia e Svizzera almeno una città ha adottato questa misura. Tra i motivi principali emergono il miglioramento della sicurezza stradale, della mobilità e della qualità di vita dei cittadini. Solo cinque città hanno citato la riduzione dell'uso dell'auto e del traffico come motivazione, anche se non come quella principale. Il miglioramento della salute dei residenti è stato citato solo da Barcellona, Bilbao e Galles, principalmente come conseguenza della riduzione dell’inquinamento acustico e dell'aumento dell'uso di modalità di trasporto alternative. I due autori dello studio, George Yannis ed Eva Michelaraki, sottolineano che il miglioramento delle possibilità di gioco e dell'indipendenza dei bambini, così come quello delle interazioni e della coesione non sono stati menzionati nemmeno una volta in maniera esplicita, pur essendo conseguenze sociali rilevanti di questa misura. A partire dai dati raccolti su 18 delle 40 città analizzate, i due ricercatori hanno potuto osservare che il limite dei 30 km/h porta a un calo del 23% degli incidenti, del 37% delle vittime di incidenti mortali e del 18% delle emissioni. Diminuiscono anche il consumo di carburante , il traffico e l’inquinamento acustico . Lo studio presenta dati interessanti, ma ha anche dei limiti: ogni città ha adottato la misura in maniera diversa, scegliendo zone più o meno estese. Il campione contiene inoltre grandi capitali, come Parigi o Madrid, e città molto più piccole, come Graz o Warrington, sia per estensione che per numero di abitanti. Infine, a causa della pandemia, il 2020 non è stato un anno tipico in termini di mobilità e sicurezza stradale, quindi le rilevazioni realizzate in questo periodo non rispecchiano il numero e l'intensità degli spostamenti che avvengono normalmente nelle città che formano parte del campione. Un anno di Bologna Città 30 Lo studio prende in considerazione anche le misure adottate da due centri urbani italiani, Firenze e Bologna, nonostante esistano almeno altri due esempi nel nostro Paese: Cesena e Olbia. Solo il Comune di Bologna, però, ha diffuso dati precisi sull’impatto della misura varata nell’estate del 2023 dalla giunta guidata dal sindaco Matteo Lepore con l’obiettivo di migliorare la sicurezza stradale. Tra i risultati più rilevanti, il forte calo del numero delle persone morte in strada, quasi dimezzate , il minimo storico dal 2013 a oggi . Inoltre, per la prima volta dal 1991 , nessun pedone è stato ucciso sulle strade di Bologna e il numero di quelli investiti è sceso del 16%. Come segnalavano già i dati raccolti a metà 2024, è aumentato in maniera significativa l’uso del servizio di bike sharing locale e il numero di cittadini che si sposta con la propria bicicletta o utilizzando i mezzi pubblici urbani . Numeri che risultano ancora più significati se confrontiamo l'andamento della città di Bologna con i dati nazionali: gli ultimi dati ufficiali Istat disponibili rilevano infatti che, nel primo semestre 2024 rispetto a quello 2023, in Italia gli incidenti aumentano dello 0,9%, i feriti dello 0,5% e i morti del 7,9%.

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Roberta Cavaglià