Madrid, la capitale europea dell'America latina

Nel 2024, il numero di persone nate nei 18 Paesi latinoamericani in cui si parla spagnolo e che vivono nella regione di Madrid ha superato la cifra simbolica di un milione di persone: 1.038.671, secondo i dati diffusi dall’Instituto Nacional de Estadística . Se tutte insieme formassero una sola città, sarebbe la quinta più grande della Spagna, o una metropoli popolata tanto quanto le capitali di El Salvador o del Nicaragua. Venticinque anni fa, però, si sudamericani erano solo 103mila, circa un decimo: cosa è successo nel frattempo? Venezuela, Colombia, Perù ed Ecuador I dati raccolti dall’INE dalla fine degli anni Novanta in poi segnalano che il punto di svolta arriva nel 1999, quando una grave crisi economica colpisce l’Ecuador. Prima di allora, nella regione già esistevano comunità di esiliati politici provenienti da Argentina, Cuba e Uruguay: appartenevano soprattutto alla classe media ed erano in fuga dalle dittature in vigore nei rispettivi Paesi di origine. Nel 1999, a causa soprattutto del calo del prezzo del petrolio, delle conseguenze della crisi finanziaria asiatica del 1997 e degli effetti devastanti del fenomeno meteorologico conosciuto come El Niño, la moneta ecuadoriana, il sucre, si svalutò del 70%. Circa metà delle banche ecuadoriane dichiararono fallimento e più del 60% della popolazione si trovò sotto il livello di povertà. Al contrario, l’economia spagnola, soprattutto dalla metà degli anni Novanta, si trovava in una fase di crescita sostenuta, alla quale le persone latinoamericane - dall’Ecuador, ma anche da Colombia, Perù, Bolivia e Repubblica Dominicana - contribuirono attraverso la loro manodopera. Nel 2009, poco dopo la crisi immobiliare, a Madrid e dintorni già vivevano circa 600mila persone nate in America latina. Dal 2017 inizia una seconda fase dell’emigrazione latinoamericana verso la Spagna, e soprattutto verso la regione di Madrid: i protagonisti sono soprattutto persone in fuga dall’instabilità dei governi colombiani e venezuelani. I loro profili si diversificano: arrivano anche membri delle classi medio-alte e studenti universitari . In particolare, l’arrivo di colombiani si è intensificato dal 2015 in poi, in seguito alla firma di un accordo bilaterale con l'Unione europea che ha eliminato l'obbligo di visto per i turisti, e che ha permesso a questa popolazione di crescere del 50% nella capitale negli ultimi otto anni: da 82.000 prima del trattato, a 124.451 nel 2022. Il metodo più comune per i colombiani senza permesso di soggiorno di iniziare una vita in Spagna è quello di fingere di venire come turisti, dato che le risposte favorevoli alle loro richieste di permesso di asilo sono minime: secondo il ministero dell'Interno spagnolo, nel 2023 sono state accettate 245 domande sulle oltre 50mila presentate da persone provenienti dalla Colombia. D’altro canto, in Venezuela, l’instabilità istituzionale e sociale ha portato a quello che viene considerato il maggior esodo della storia recente della regione latinoamericana. Molti venezuelani hanno scelto la Spagna come rifugio per sfuggire alle difficoltà economiche e alla persecuzione politica nel loro Paese d'origine. La penisola iberica ha anche offerto asilo politico a figure dell'opposizione venezuelana, come nel caso recente di Edmundo González Urrutia, dimostrando la sua disponibilità ad accogliere coloro che fuggono dalla repressione del regime di Nicolás Maduro, in vigore dal 2013. La nuova Miami? Oggi, l’aspirazione di Madrid è quella di diventare la rivale europea di Miami: a sostenerla c’è la presidente della regione, Isabel Díaz Ayuso, che ha dichiarato la città “la casa comune degli spagnoli di entrambi gli emisferi” in occasione dello scorso Día de la Hispanidad . Nonostante la lingua comune e la presenza di un’ampia comunità latinoamericana, secondo alcuni studiosi, tra cui il sociologo Alejandro Portes, tra Miami e Madrid la concorrenza non esiste: “Madrid è troppo lontana e con regole fiscali troppo severe”. E nel resto della Spagna? Le persone latinoamericane stanno trasformando anche la demografia di altre zone della Spagna, anche se in maniera meno rilevante che nella regione di Madrid, dove costituiscono il 62% delle persone immigrate: è il caso della Catalogna e della Comunidad Valenciana . In ogni caso, i dati rispecchiano solo il numero delle persone residenti in Spagna ma nate in America latina, non quello della comunità latinoamericana in generale, che potrebbe includere anche i latinoamericani di seconda o terza generazione e le persone che non hanno ottenuto la residenza, e che potrebbe quindi raggiungere cifre superiori a quelle raccolte seguendo i parametri dell’INE. I dati sul numero delle persone straniere residenti in Spagna nascondono anche un altro aspetto interessante: un numero consistente, ma non esplicitato dall’INE, delle persone residenti in Spagna di nazionalità italiana non è nato in Italia. Come ha segnalato l’ambasciata italiana in Spagna, negli ultimi anni si è registrato “un importante aumento di argentini e venezuelani che hanno richiesto la cittadinanza italiana: una procedura che si può richiedere senza limiti di parentela”, secondo il criterio dello ius sanguinis. Solo a Madrid, ad esempio, delle più di 32mila persone residenti con il passaporto italiano, poco più di 12mila sono nate in Italia.

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Roberta Cavaglià