"Una forte cultura dell'accoglienza, in cui alle serrature della paura e del rifiuto si preferiscano gli spazi aperti dell'incontro, dell'integrazione e della condivisione" è la raccomandazione con cui il Pontefice anticipa l'Angelus di mezzogiorno, durante l'omelia della messa nella Solennità dell'Epifania
“La stella ci parla del sogno di Dio: che tutta l’umanità, nella ricchezza delle sue differenze, giunga a formare una sola famiglia, e che viva concorde nella prosperità e nella pace”. Così Papa Francesco apre l’omelia della messa presieduta in San Pietro, nella Solennità dell'Epifania, anticipa il discorso dell’Angelus, evidenziando che le differenze tra comunità non devono in alcun modo dividere il popolo di Dio.
Il "sogno di Dio" è che "tutta l'umanità, nella ricchezza delle sue differenze, giunga a formare una sola famiglia, e che viva concorde nella prosperità e nella pace", ha detto Bergoglio.
La cultura dell’accoglienza
Il pontefice auspica ad un mondo senza distinzioni razziali, un mondo in cui la pace, che deve essere fraterna, regni incondizionata sopra i desideri di potere. “Dio non dimentica nessuno e non si nega a nessuno”, sottolinea. “La stella ci ricorda che Dio, facendosi uomo, viene nel mondo per incontrare ogni uomo e donna della terra, a qualsiasi etnia, lingua e popolo appartenga, e ci chiama a mettere al bando qualsiasi forma di selezione, di emarginazione e di scarto delle persone, e a promuovere, in noi e negli ambienti in cui viviamo, una forte cultura dell'accoglienza, in cui alle serrature della paura e del rifiuto si preferiscano gli spazi aperti dell'incontro, dell'integrazione e della condivisione. Luoghi sicuri, dove tutti possano trovare calore e riparo”.