Inquilini per sempre? Da dove viene la crisi abitativa in Spagna

Nel 2024, in Spagna sono state organizzate più di una decina di manifestazioni per protestare contro l’aumento degli affitti e del costo delle case. In particolare, migliaia di persone sono scese in strada quest’inverno prima a Madrid e poi a Barcellona . Negli ultimi dieci anni, infatti, il prezzo degli affitti è aumentato dell’80%, raggiungendo il massimo storico di 13,4 euro al metro quadrato nel settembre del 2024: anche comprare una casa costa il 63% in più rispetto al 2014. Un report dell’Instituto de Investigación Urbana di Barcellona spiega in che modo il mercato immobiliare è cambiato dagli anni Sessanta a oggi e chi è chi appartiene davvero alla nuova “generation rent”, o generazione di inquilini. Sempre più inquilini e sempre meno giovani “Dagli anni Sessanta al 2007, l’espansione del mercato immobiliare ha generato una percezione culturale dell'affitto come una realtà residuale, una fase transitoria verso l'acquisto” scrivono i ricercatori Pablo Ruiz Pérez, Jaime Palomera Zaidel e Marta Ill Raga. Nella mentalità comune, di conseguenza, a vivere in affitto sarebbero solamente i giovani. Dalla grande crisi dei mutui scoppiata nel 2007, tuttavia, il numero di persone che vivono in affitto è cresciuto costantemente, mentre è diminuita la percentuale di famiglie con case di proprietà. Nello specifico, tra il 2007 e il 2023 la percentuale di famiglie che vivono in affitto è salita dal 13,5% al 18,7%, raggiungendo il 23,7% nella Comunità di Madrid e il 24,9% in Catalogna. Nelle grandi città, l'aumento è ancora più notevole: a Barcellona, la percentuale di famiglie in affitto è passata dal 38,2% al 44,1% solo tra il 2017 e il 2022. L’affitto è diventato sempre meno una fase tipica dell'ingresso nell'età adulta, ma una condizione duratura con un'alta probabilità di prolungarsi fino alla vecchiaia. Secondo i dati raccolti a Barcellona e Madrid dall’IDRA, infatti, la maggioranza della popolazione in affitto, in termini assoluti, ha più di 34 anni. In particolare, l'accesso alla proprietà è una realtà sempre più lontana per i giovani: mentre il 53,6% dei minori di 30 anni possedeva una casa nel 2005, questa cifra è crollata al 29% nel 2023. Nello stesso periodo, il numero di giovani che vivono in affitto è passato dal 35,2% al 56,6%. Nella fascia tra i 30 e i 44 anni, l’affitto è aumentato del 15,5%, passando dall'essere un'opzione molto minoritaria nel 2005 a rappresentare più di un terzo delle famiglie . Non solo: anche gli inquilini tra i 45 e i 64 anni sono raddoppiati tra il 2005 e il 2023, passando a rappresentare dall'8,8% al 16,1%. L’unica fascia d’età che resta stabile è infine quella degli over 65, che è rimasta intorno al 7% negli ultimi diciotto anni. Eredità o acquisto: due prospettive lontane Esistono due modi principali per smettere di vivere in affitto: ereditare o comprare una casa. Nessuno dei due sembra accessibile alla maggior parte delle persone che vivono nelle due principali città spagnole. 7 inquilini su 10 prevedono di non ricevere nessuna casa in eredità a Madrid o Barcellona. Sei di questi hanno meno di 35 anni: un dato che sfata il mito che la maggior parte dei giovani sia destinato a passare, un giorno, da inquilino a proprietario. Anche per il 30% della popolazione che prevede di ereditare un immobile, la realtà è più complessa del previsto: otto inquilini su dieci dovranno condividere la casa in eredità con altre persone. Nel caso degli inquilini che risiedono a Madrid, la metà delle abitazioni da ereditare si trova fuori da un centro urbano, il che ne riduce l'utilità e il valore economico. Per quanto riguarda Barcellona, il 40,7% delle abitazioni da ereditare ha un valore inferiore o molto inferiore al prezzo medio di un appartamento di 60 m² . In altre parole, il 63,2% erediterà proprietà di meno di 300.000 euro e la stragrande maggioranza dovrà condividere l'eredità con altre persone. Fino al 2008, comprare una casa è stato il principale meccanismo di accesso a un'abitazione per la maggior parte della popolazione spagnola. Dalla crisi immobiliare in poi, i requisiti per ottenere un mutuo si sono inaspriti per preservare la stabilità del sistema finanziario: oggi infatti per accedere a un mutuo è necessario versare un anticipo vicino al 30% del valore dell'immobile . Non solo: in molte zone, gli inquilini che intendono accedere a una prima casa tramite l'acquisto devono affrontare la concorrenza di acquirenti che già possiedono case e patrimoni molto elevati. Secondo i dati raccolti da IDRA, infatti, negli ultimi anni in Spagna circa il 60% delle case sono state acquistate in contanti, senza mutuo, e il 15% da stranieri non residenti. Nell'ultimo decennio, inoltre, il numero di grandi proprietari, quelli che hanno più di dieci proprietà intestate a loro nome, è aumentato del 20%. “In definitiva, la domanda è artificialmente gonfiata da attori che non hanno bisogno di abitazioni, fatto che contribuisce ad aumentare i prezzi per coloro che ne hanno bisogno per vivere”, affermano i ricercatori. Il tetto sugli affitti come soluzione? Tra le richieste principali degli organizzatori delle manifestazioni c’è l’abbassamento del 50% del prezzo degli affitti. “Abbiamo aspettato quasi quattro anni per avere una legge che limita l’aumento degli affitti: per il 2024, l’aumento massimo è fissato al 4%. Ma ci sembra troppo poco, rispetto a tutto quello che è successo nell’ultimo decennio”, ha spiegato Enric Aragonès, portavoce del Sindicat de Llogateres, che dal 2017 difende i diritti delle persone che vivono in affitto in Catalogna. La legge a cui fa riferimento è la Ley de Vivienda, entrata in vigore nel 2023, che prevede anche una regolamentazione dei canoni di affitto nelle zone definite “ad alta tensione”, dove esiste una intervallo di prezzi entro i quali le abitazioni possono essere affittate. L’applicazione di questa norma, tuttavia, dipende dalle singole regioni: al momento, la Catalogna è stata l’unica a dichiarare 140 comuni “ad alta tensione”, zone in cui nell’ultimo anno il prezzo degli affitti è effettivamente sceso del 5% . Allo stesso tempo, il numero di contratti di affitto è diminuito del 17,2%, suggerendo che per evitare la legge alcuni proprietari hanno iniziato ad affittare senza contratto. “Stiamo organizzare nuovi scioperi degli inquilini. Il modo migliore per farlo è coinvolgendo persone che hanno lo stesso proprietario di casa o hanno contratti con la stessa agenzia immobiliare. Insieme siamo più forti e possiamo negoziare prezzi migliori, più giusti”, ha aggiunto il portavoce. Già nel 2020, durante la pandemia, diverse organizzazioni in Spagna hanno coordinato uno sciopero degli affitti a cui hanno aderito circa 15mila persone. Nelle ultime settimane, il Sindicat de Llogateres ha annunciato che 35 famiglie hanno smesso di pagare l’affitto in due immobili di proprietà della fondazione bancaria catalana La Caixa.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Inquilini per sempre? Da dove viene la crisi abitativa in Spagna