Canale di Panama, perché Trump vorrebbe riprenderne il controllo. La storia dell’opera

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Introduzione

Donald Trump punta a riprendere il Canale di Panama. In una serie di post minacciosi sul suo social media Truth, il presidente eletto ha attaccato le autorità locali di imporre "tariffe ridicole" agli Stati Uniti e ha avvertito che la Cina sta assumendo un ruolo sempre più influente nell'area dichiarando che una volta tornato alla Casa Bianca farà di tutto per riprendere il controllo dello strategico passaggio. Ma perché è così importante nel commercio mondiale?

Quello che devi sapere

La storia del Canale di Panama

  • Lo strategico punto di transito globale, che collega gli oceani Pacifico e Atlantico, è stato costruito dagli Usa durante l'amministrazione del presidente Teddy Roosevelt e terminato poi nel 1914. Gli Stati Uniti ne sono ancora i principali clienti, responsabili di circa tre quarti delle merci che transitano ogni anno. La Cina è il secondo e una società cinese con sede a Hong Kong controlla due dei cinque porti adiacenti al canale, uno su ciascun lato. Nel 1977 l'allora presidente americano Jimmy Carter negoziò i trattati Torrijos-Carter, per il passaggio di controllo alle autorità di Panama, e quello di neutralità della striscia d'acqua. Dopo un periodo di co-amministrazione, venticinque anni fa Washington ha definitivamente ceduto il controllo.

Per approfondire: Siccità minaccia il Canale di Panama, traversate ridotte: rischi per il commercio globale

I numeri del canale

  • A inizio dicembre le autorità locali hanno lanciato la campagna “Hechos del Canal” (Fatti del Canale) che rende omaggio alla "storia, ai risultati e alle sfide" del corso d'acqua per celebrare, il 31 dicembre, il 25° anniversario del suo trasferimento dall'amministrazione statunitense a "mani panamensi". In 25 anni di gestione nazionale, l'Autorità del Canale di Panama (Acp) ha contribuito all'erario del Paese con un totale di 27,7 miliardi di dollari, secondo un rapporto pubblicato nell'ambito della consegna dei contributi diretti per il 2024. Solo nel corso di quest’anno l'Acp ha generato 2,47 miliardi, corrispondenti a surplus di gestione, diritti per tonnellata di transito e corrispettivo per servizi forniti dallo Stato. A causa della crisi idrica — che ha provocato una forte riduzione del traffico — il dato è inferiore del 2,94% rispetto al risultato ottenuto nel 2023, quando si raggiunsero i 2,545 milioni. Nel 2000, primo anno di gestione sotto mani panamensi, l'Acp contribuì con 200 milioni al Tesoro nazionale

Uno snodo fondamentale

  • Secondo le stime, circa il 5% del traffico marittimo mondiale passa attraverso il Canale, che consente alle navi che viaggiano soprattutto tra l'Asia e la costa orientale degli Stati Uniti di evitare una lunga deviazione attraverso la punta meridionale dell'America meridionale. L'intensificarsi degli scambi e i pericoli rappresentati da altre rotte hanno tuttavia creato un “ingorgo” agli imbocchi del Canale, con navi costrette ad attendere diversi giorni il proprio turno per attraversare la struttura e - in alcuni casi - vere e proprie aste per assicurarsi un passaggio anticipato

La minaccia di Trump

  • A meno di un mese dal suo nuovo insediamento alla Casa Bianca, Trump è tornato ad attaccare sul dossier. "La nostra marina e il nostro commercio sono trattati in modo particolarmente ingiusto. Le tariffe di transito che Panama pretende sono ridicole, soprattutto considerando la straordinaria generosità concessa a Panama dagli Stati Uniti. Questa truffa totale contro il nostro Paese finirà immediatamente", ha promesso. Il tycoon ha poi accennato poi al rischio che Pechino possa prendere il sopravvento sul canale. "Quando il presidente Jimmy Carter lo ha stupidamente ceduto, per un dollaro, spettava esclusivamente a Panama gestirlo, non alla Cina, o a chiunque altro", ha detto il presidente eletto insinuando che possa finire "in cattive mani". Gli Stati Uniti "devono riprendersi il canale perché è fondamentale per il commercio statunitense e per il rapido dispiegamento della Marina in caso di emergenza per la sicurezza. Il governo locale dovrà accettare la nostra richiesta", ha insistito. Se Panama non sarà in grado di garantire "il funzionamento sicuro, efficiente e affidabile" di questa rotta marittima, "chiederemo allora che ci venga restituito, per intero e senza domande”

La replica di Panama

  • Immediata la replica delle autorità del Paese. "Ogni metro quadrato del Canale appartiene a Panama e continuerà ad esserlo", ha risposto il presidente José Raúl Mulino "La sovranità e l'indipendenza del nostro Paese non sono negoziabili. Ogni panamense, qui e ovunque nel mondo, lo porta nel cuore ed è parte della nostra storia di lotta e di conquista irreversibile", ha sottolineato Mulino in un messaggio alla nazione diffuso sui social network e sui media. "Il canale non ha alcun controllo diretto o indiretto da parte della Cina, né dell'Unione Europea, né degli Stati Uniti o di qualsiasi altra potenza", ha affermato Mulino. "Come panamense, respingo qualsiasi manifestazione che travisi questa realtà", ha aggiunto. Trump ha risposto su Truth, scrivendo “Vedremo!"

Le mire sulla Groenlandia

  • Ma le minacce di Trump negli ultimi tempi non si fermano qui. Annunciando su Truth che il suo candidato per il ruolo di ambasciatore in Danimarca è l’ex ambasciatore statunitense in Svezia e imprenditore Ken Howery, il presidente eletto degli Stati uniti Donald Trump ha detto che “per ragioni di sicurezza nazionale e libertà in tutto il mondo, gli Stati Uniti d’America ritengono che il possesso e il controllo della Groenlandia siano una necessità assoluta”. La colonia danese fa ancora parte del regno, ma nel 2009 ha ottenuto l’autonomia con la possibilità di autogovernarsi e prendere decisioni indipendenti in materia di politica interna. Nel 2019, diversi media hanno rivelato l’interesse di Trump per l’acquisto della Groenlandia. Lo stesso Trump aveva successivamente confermato ai giornalisti di essere interessato alla questione “strategicamente”. Tuttavia, la Groenlandia ha dichiarato che l’isola non è in vendita, e la Danimarca ha espresso la speranza che Trump stesse scherzando, definendo l’idea stessa di vendita assurda

La provocazioni sul Canada

  • Di recente Trump ha anche provocato lanciando l’ipotesi di annettere il Canada agli Usa, minacciando l’imposizione di dazi al 25% se Ottawa non blocca il traffico di droga e di immigrati al confine. "Nessuno sa rispondere perché sovvenzioniamo il Canada con oltre 100 milioni di dollari all'anno? Non ha senso. Molti canadesi vogliono che il Canada diventi il 51esimo Stato. Risparmierebbero molto sulle tasse e sulla protezione militare. Penso che sia una idea eccellente. 51esimo Stato!", ha scritto su Truth. Il tycoon aveva già evocato questa ipotesi quando Trudeau si era precipitato a Mar-a-Lago per fronteggiare la minaccia dazi ma le autorità canadesi l'avevano liquidata come una battuta. Ora il tycoon provoca pubblicamente, dopo aver più volte offensivamente declassato Trudeau a “governatore” del Canada, come fosse appunto uno Stato Usa.

Per approfondire: Trump: "Il Canada 51esimo Stato degli Usa è una grande idea"