Trump chiede il cessate il fuoco in Ucraina dopo l’incontro con Zelensky e Macron

Donald Trump chiede il cessate il fuoco in Ucraina dopo aver incontrato Emmanuel Macron e Volodymyr Zelensky all’Eliseo. Sabato, prima della cerimonia per la riapertura della cattedrale di Notre Dame, il presidente eletto degli Stati Uniti ha partecipato al vertice a tre per definire il futuro del conflitto ucraino. Trump ha espresso le sue visioni sulla sua piattaforma social, Truth, e in una intervista alla Nbc ha esplicitamente parlato della necessità di una fine dei combattimenti per “iniziare i negoziati ponendo fine a una guerra in cui troppe vite vengono sprecate inutilmente, troppe famiglie distrutte”. Kiev, ha aggiunto Trump, "vorrebbe raggiungere un accordo". Il leader repubblicano ha aggiunto tuttavia che l’Ucraina deve aspettarsi “una riduzione del sostegno americano”. Trump ha criticato il fatto che l’appoggio statunitense supera quello dei Paesi europei: “noi abbiamo contribuito per 350 miliardi di dollari, e l'Europa per 100 miliardi di dollari. Perché l'Europa non ci sta dentro come noi?” ha domandato. Queste prese di posizione mostrano le tre direttrici del piano del Trump per l’Ucraina: il primo è un deciso interventismo sulla questione fin dall’inizio del suo operato; inoltre, parlare ora di accordo senza porre in essere alcuna questione sull’integrità territoriale dell’Ucraina significa relegare in secondo piano questo obiettivo; infine, non c’è riferimento all’integrazione atlantica dell’Ucraina che Zelensky aveva prospettato tra settembre e ottobre col suo “Piano per la Vittoria”. Trump verso il “piano Kellogg” Le parole di Trump ricalcano le prescrizioni che il generale Keith Kellogg, prossimo inviato speciale per l’Ucraina dell’amministrazione entrante, aveva espresso ad aprile in un saggio pubblicato dall'America First Policy Institute, in cui presentava una visione per la pace in Ucraina. La visione di Kellogg è stata fatta propria dal vicepresidente eletto J.D. Vance, notoriamente favorevole a una fine della guerra a qualsiasi condizione. Il fatto che Trump abbia reso pubblica la sua visione per la prima volta dopo le elezioni a seguito del trilaterale parigino mostra chiaramente che con Zelensky e Macron la discussione è stata orientata a sul futuro dell’azione americana a partire dal 20 gennaio. Del resto, una Francia macroniana colpita da una grave crisi politica poco potrebbe fare per esercitare pressioni per un rinnovato sostegno occidentale a Kiev, e le parole di Trump sul differenziale di spesa tra Stati Uniti ed Europa sembrano una risposta implicita alle pressioni fatte da Macron e Keir Starmer su Joe Biden per autorizzare agli attacchi a lungo raggio sul suolo russo. Spostare l’argomento dal piano militare a quello economico crea un argomento narrativo inscalfibile: Trump presenta all’opinione pubblica Usa l’idea di un sostegno all’Ucraina oneroso e non corrisposto dagli alleati, a cui porre fine contestualmente alla volontà di porre fine alla guerra. Ma la Russia vuole negoziare? Zelensky non è giunto impreparato a questa svolta. “L'avvicinamento dell'Ucraina al team di Trump ha coinciso con un apparente cambio nella posizione pubblica di Kiev sui colloqui di pace”, ricorda il New York Times, evidenziando come “dopo anni in cui ha giurato che non avrebbe mai ceduto territorio alla Russia, Zelensky ha recentemente suggerito che avrebbe preso in considerazione di farlo per porre fine alla guerra, e in cambio dell'adesione alla Nato”. L'Ucraina mira quindi ad ottenre l’ ingresso nell’Alleanza Atlantica in cambio del rinvio a negoziati futuri per la restituzione dei territori occupati da Mosca. Ma è difficile pensare che Joe Biden accetti di accelerare una svolta che, inevitabilmente, Trump bloccherebbe. E in questo ampio discorso esiste un convitato di pietra, la Russia. Accetterà Vladimir Putin l’idea di un negoziato proprio mentre il sostegno occidentale a Kiev è messo in discussione e il pendolo della guerra oscilla a suo favore? Questo è l’interrogativo a cui neanche Trump può dare una risposta e che, dopo il 20 gennaio, potrebbe costituire il principale ostacolo alla volontà di “porre fine a tutte le guerre” espressa dal tycoon.