Guerra in Siria, quasi 50mila le persone sfollate. Iran: "Pronti a intervenire"

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Da mercoledì scorso si contano oltre 600 vittime, tra cui un centinaio di civili, inclusi donne e bambini. Milizie sciite filo-iraniane si sono mosse dal vicino Iraq per andare in soccorso delle forze di Assad. I ribelli jihadisti minacciano Hama. Si riaccende il fronte orientale dove sono presenti forze filo-Usa e filo-iraniane

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Dopo la conquista di Aleppo da parte di forze jihadiste filo-turche, i ribelli sono arrivati "alle porte" di Hama, quarta città della Siria. Per tutta la giornata ci sono stati intensi scontri tra l'esercito siriano, sostenuta da Iran e Russia, e i jihadisti anti-regime, mentre si riuniva il Consiglio di sicurezza dell'Onu in via d'emergenza, su richiesta della stessa Siria: "Assistiamo a cambiamenti drammatici, la situazione è estremamente fluida e pericolosa. Una vasta fascia di territorio è passata sotto il controllo di attori non statali, tra cui il gruppo terroristico Hayat Tahrir al-Sham, e gruppi di opposizione armata, tra cui l'Esercito nazionale siriano. Questi gruppi ora controllano di fatto un territorio con - stimiamo - circa 7 milioni di persone, tra cui Aleppo", ha detto l'inviato speciale dell'Onu, in Siria, Geir O. Pedersen. Secondo l'Onu, il numero delle persone sfollate negli ultimi giorni ha raggiunto quota 50mila. Sul terreno intanto si contano più di 600 vittime da mercoledì scorso, tra cui civili, inclusi donne e bambini. E mentre l'Iran si dice pronto a valutare l'invio di truppe se il governo di Damasco richiederà formalmente aiuto per far fronte all'offensiva dei ribelli, il presidente russo Putin ha avuto un colloquio telefonico con il suo omologo turco Erdogan, al quale ha detto che occorre "fermare rapidamente l'aggressione terroristica contro lo Stato siriano da parte di gruppi radicali".

Il ruolo della Turchia

Dal canto suo, Erdogan ha affermato che il governo siriano di Bashar Al Assad deve impegnarsi in un "genuino processo politico per impedire che la situazione peggiori". Il presidente turco ha di fatto intimato ad Assad di accettare le condizioni imposte da mesi da Ankara per una normalizzazione dei rapporti con Damasco. Il governo siriano chiede il ritiro delle truppe turche dal nord-ovest e dal nord-est ma Erdogan anche oggi ha giustificato la presenza militare turca in Siria in funzione anti-curda. A conferma della volontà delle parti di negoziare una via d'uscita politica, Putin ed Erdogan si sono detti d'accordo nel rafforzare il coordinamento sia bilaterale sia multilaterale, rivitalizzando il processo di Astana, che include anche l'Iran e che di fatto serve da otto anni per regolare la spartizione di influenze tra Mosca, Teheran e Ankara in Siria.

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Il coinvolgimento internazionale

Il riaccendersi della guerra ha intanto attirato nella zona siriana tutte le potenze regionali e globali: dagli Stati Uniti, la cui aviazione è intervenuta oggi sull'Eufrate contro forze filo-iraniane, ai russi che hanno coinvolto le loro basi sul Mediterraneo per mostrare i muscoli con esercitazioni navali.

Media: "Insorti controllano 5 aeroporti attorno ad Aleppo"

Il governo siriano ha anche perso il controllo dell'aeroporto internazionale di Aleppo: non era mai accaduto nella storia della Siria contemporanea, nata nel 1946. Lo sottolineano i media siriani, ricordando che i ribelli controllano anche quattro aeroporti militari attorno alla metropoli siriana del nord: Nayrab, Kuweiris, Menagh e Abu Dhuhur. Questi scali aerei militari e civili erano delle risorse strategiche militari di prima importanza sia per il governo di Damasco che per i suoi due alleati: la Russia e l'Iran. L'Iran in particolare usava gli aeroporti di Aleppo per rifornire periodicamente le linee degli Hezbollah libanesi tramite il corridoio di Homs nella Siria centrale e confinante con la valle libanese della Bekaa.

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Unicef: "In una settimana uccisi 7 bambini e 32 feriti"

"Sono profondamente allarmato dalla recente escalation di ostilità nel nord-ovest della Siria, che secondo quanto riferito ha portato alla tragica uccisione di almeno sette bambini e al ferimento di altri 32. Ancora una volta, i bambini stanno sopportando il peso maggiore del conflitto. Dal 27 novembre, più di 48.500 persone sono state sfollate, soprattutto bambini e donne. La maggior parte dei bambini è stata sradicata più volte a causa di crisi precedenti", ha detto il direttore regionale dell'Unicef per il Medio Oriente e il Nord Africa, Edouard Beigbeder. "Le violenze in corso ci ricordano l'urgente necessità che tutte le parti in conflitto rispettino il diritto internazionale umanitario e diano priorità alla protezione dei civili, soprattutto dei bambini. È indispensabile - sottolinea Beigbeder - garantire agli operatori umanitari un accesso rapido, sicuro e senza ostacoli per fornire servizi salvavita e sostegno alle persone colpite da questo conflitto. In Siria, i bambini stanno affrontando una delle emergenze più complesse al mondo, una combinazione di ostilità prolungate, ripetuti sfollamenti di civili, recessione economica, epidemie di malattie e terremoti devastanti". L'Unicef chiede a tutte le parti di "cessare immediatamente le ostilità e di adottare tutte le misure possibili per garantire la sicurezza e il benessere di ogni bambino in Siria colpito da questo conflitto. La protezione dei bambini e delle infrastrutture civili da cui dipendono, come scuole e ospedali, è fondamentale. I bambini siriani meritano di vivere in pace e sicurezza e noi dobbiamo fare tutto il possibile per proteggere le loro vite e il loro futuro. Rimaniamo impegnati a lavorare con i nostri partner per fornire assistenza umanitaria e per sostenere i diritti e la protezione di ogni bambino colpito da questo conflitto".

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