Miliziani filo-turchi e jihadisti, la conquista lampo di Aleppo riaccende la guerra civile

La conquista lampo di Aleppo da parte delle forze armate dell’opposizione siriana contro i lealisti del governo centrale di Damasco guidato da Bashar al-Assad ha riacceso una guerra civile a lungo congelata nel Paese levantino. L’avanzata dei miliziani filo-turchi che controllano le aree settentrionali del Governatorato di Idlib ha messo in difficoltà non solo le truppe di Damasco ma anche quelle dei suoi principali sponsor: l’Iran e soprattutto la Russia, intervenuta con raid aerei contro l’offensiva dei nemici del presidente siriano. L’esercito ribelle è arrivato fino alla città di Hama, lungo la strada verso Damasco, con una rapidità che nessuno aveva pronosticato, frutto anche del coordinamento tra forze tutt’altro che omogenee nella loro composizione. Le forze lealiste nel Nord-Ovest della Siria infatti sono collassate di fronte a un’eterogenea coalizione di gruppi aventi come principale componente Hayat Tahrir al-Sham, gruppo militante islamista di ispirazione sunnita radicale. La quale non esaurisce, però, le forze che si oppongono all’esecutivo di Damasco. Che cos'è Hay'at Tahrir al-Sham Hay’at Tahrir al-Sham , in arabo “Organizzazione per la liberazione del Levante” è considerato la forza più importante dell’opposizione armata al presidente Assad, autonoma rispetto ad altre componenti ribelli con le quali punta a rovesciare il presidente. Nata nel 2017 dall'unione tra due delle principali fazioni anti-governative di stampo islamista, ovvero il Fronte Al-Nustra e Jaysh al-Ahrar, a cui si sono aggiunte una serie di organizzazioni minori, Hts è ritenuta un’organizzazione terroristica dall’Unione Europea, dal Regno Unito, dal Canada e dagli Stati Uniti. Il gruppo, che nel 2020 ha rotto i legami con al-Qaeda, è diventato la forza militare più importante a Idlib e controlla un esercito di 30mila uomini. Il suo comandante è Abu Muhammad al-Jolani, 42 anni, già fondatore di al-Nusra, formatosi militarmente nei ranghi di Al-Qaeda in Iraq sotto il comando dello storico leader Abu Musab al-Zarqawi, di cui è ritenuto un discepolo e artefice di un’alleanza tra al-Nusra e l’Isis all’inizio della guerra civile siriana poi infrantosi nel 2015. L'Esercito Nazionale Siriano Hts è la più autonoma tra le forze dell’enclave dei ribelli storicamente sostenuti dalla Turchia di Recep Tayyip Erdogan che combattono i lealisti nel Nord-Ovest della Siria. Tra le organizzazioni stanziate nel Nord del Paese e protagoniste dell’offensiva, l’Esercito Nazionale Siriano , già noto come Esercito Siriano Libero , è quella invece più vicina alla Turchia, da anni punto di riferimento dei ribelli siriani. Il Sna è stato consolidato a partire dal 2011, anno di intervento della Turchia a sostegno dei ribelli anti-Assad, e il legame con Ankara prosegue tuttora, nonostante i primi riavvicinamenti diplomatici tra Recep Tayyip Erdogan e il capo di Stato siriano. Formato principalmente da arabi e da siriani di stirpe turkmena, il Sna è il volto militare del Governo ad Interim della Siria, l’esecutivo alternativo che rappresenta l’ala politica dell’opposizione siriana. Nell’operazione in corso si sta concentrando principalmente nel contenimento delle operazioni delle Forze Siriane Democratiche curdo-siriane che stanno approfittando del vuoto di potere apertosi nella regione per evitare che gli spazi lasciati dai lealisti vadano ai ribelli sostenuti dall’odiata Turchia. Una volta di più, il Sna agisce come proxy di Ankara, come già successo durante il dispiegamento di sue unità in Libia al fianco del governo di Tripoli e in Nagorno-Karabakh a sostegno dell’Azerbaijan negli anni scorsi. Le altre fazioni Oltre ai jihadisti e ai miliziani filo-turchi, l’opposizione anti-Assad conta un’ampia serie di formazioni di stampo islamista che combattono contro Damasco ma anche in nome di un preciso allineamento identitario. Tra loro Liwa al-Muhajireen wal-Ansar, organizzazione già alleata con Isis e al-Nusra formata soprattutto da islamisti radicali del Caucaso del Nord, Ajnad al-Kavkaz, composta da militanti di origine cecena e il Partito Islamico del Turkestan, l'organizzazione jihadista formata da uiguri dello Xinjiang cinese. Lo scenario Imperniata su Hts, questa composita coalizione di forze è riuscita ad avanzare sfruttando le fragilità dell’Esercito Arabo Siriano fedele al regime di Damasco e, soprattutto, la favorevole contingenza aperta dalla ridotta attenzione sulla Siria dei tre principali sostenitori di Assad: le milizie libanesi di Hezbollah si sono trovate a dover combattere contro l’offensiva israeliana, l’Iran a sua volta è impegnato in un braccio di ferro su più fronti con lo Stato Ebraico e la Russia, dopo l’invasione dell’Ucraina, aveva ridotto notevolmente la sua proiezione sullo strategico scenario siriano. Le forze ribelli sono state indicate dagli osservatori come capaci di una manovra militare sorprendente ma al tempo stesso capace di dosare con attenzione forze e logistica: tra ottobre e novembre, sfruttando il momento favorevole, le forze si sono organizzate per l’offensiva su larga scala che ha posto fine a quattro anni di sostanziale tregua. In pochi giorni, Aleppo è stata investita da un’offensiva fulminante, l’autostrada M5 che porta a Damasco ed è un’arteria vitale dei lealisti interrotta, la città di Hama posta sotto tiro. Ora le forze di Assad sono sulla difensiva e sperano nel sostegno della Russia, dell'Iran e delle Forze di Mobilitazione Popolare, le milizie sciite irachene, per respingere un’offensiva che in pochi giorni ha ribaltato una situazione sul campo consolidatasi dalla riconquista di Aleppo nel 2016 alla tregua del 2020 che ha cristallizzato le linee del fronte. Ora le forze di Assad affrontano un esercito vero e proprio, organizzato e che appare ben armato: nelle prossime settimane andrà valutata la sua capacità di resistere in attesa che gli sponsor internazionali della Siria, già pressati su più fronti, decidano come riorganizzarsi per puntellare il governo di Damasco.

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