Nomine Ue, Pd: auguri Fitto, noi mai con nazionalisti. Verdi: voteremo contro Commissione

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Il responsabile Esteri dei Dem, Peppe Provenzano, ha augurato buon lavoro a Raffaele Fitto in Ue rimarcando al contempo che "nessuna apertura politica ci potrà essere per noi in quella commissione a nazionalismi in Ue”. La delegazione italiane dei Verdi: “La Commissione Von der Leyen in soli tre mesi è passata da una coalizione di centro sinistra a una nuova coalizione di centro destra” 

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È arrivata - dopo giorni di accuse, minacce reciproche e trattative - la fumata bianca sulla nuova Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen. Lo stallo tra i popolari, socialisti e liberali si è sbloccato suggellando un fragile patto europeista che blinda i due vicepresidenti esecutivi Raffaele Fitto e Teresa Ribera, casus belli di uno scontro politico ben più ampio e articolato. L'intesa politica sarà formalizzata alla plenaria del Parlamento europeo il 27 novembre con uno scrutinio palese che, a fronte della probabile defezione dei Verdi, questa volta conterà anche i voti di Fratelli d'Italia. Se non ci saranno sorprese, l’insediamento della nuova Commissione sarà il 1° dicembre. Per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni la nomina di Fitto, finora ministro del suo governo, "è una vittoria di tutti gli italiani, non del governo o di una forza politica", e una rivendicazione della "centralità del Paese" ottenuta con la vicepresidenza. 

Pd: auguri a Fitto, ma noi mai con i nazionalisti

E il via libero a Fitto ha provocato reazioni anche nella politica italiana: il responsabile Esteri del Pd, Peppe Provenzano, nell'Aula della Camera ha augurato buon lavoro al futuro commissario Ue rimarcando al contempo che "nessuna apertura politica ci potrà essere per noi in quella commissione a nazionalismi in Ue". Mentre la delegazione italiana dei Verdi ha detto che “la Commissione Von der Leyen in soli tre mesi è passata da una coalizione di centro sinistra a una nuova coalizione di centro destra. Questo fatto ostacola valori e programmi dei Greens/Efa”.  Così “per noi Verdi italiani, questo spostamento rende impossibile votare positivamente il collegio dei commissari”.

Come si è arrivati all’accordo

Il via libera è arrivato dopo che sono state superate anche le ultime schermaglie sulla clausola voluta dal Ppe per costringere la commissaria spagnola in pectore, Teresa Ribeira, alle dimissioni in caso di accuse formali della giustizia iberica sulla gestione delle alluvioni in patria. Pur con un distinguo non vincolante contenuto in un addendum: socialisti e liberali "non approvano la scelta" di von der Leyen "di assegnare a Fitto la carica di vicepresidente" e chiedono che sia "indipendente dal suo governo nazionale". Contrari invece in ogni caso all'alleanza i Verdi, che a luglio erano stati decisivi per consegnare l'Europa di nuovo nelle mani della tedesca. "Ora la maggioranza è instabile", hanno avvertito. La fumata bianca tra i coordinatori di tutti i gruppi dell'Eurocamera è arrivata ieri alle 22:50, a suggellare un sofferto patto di coalizione targato Ppe, S&D e Renew frutto dell'ennesimo round di negoziati serrati. 

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Lo scontro su Ribera e Fitto

Ieri a Bruxelles gli occhi erano rivolti al parlamento di Madrid, teatro dell'audizione di Ribera. Accusata dal Partito Popolare di essere "una ministra in fuga", la vicepremier si è difesa strenuamente, assicurando di aver lavorato "dal primo minuto per risolvere i bisogni e le urgenze" e rispedendo le accuse di cattiva gestione al mittente. Poi un messaggio sul futuro: "La risposta al cambiamento climatico non è fanatismo". Argomentazioni che hanno irritato ancora di più gli oppositori di centrodestra, portando l'intera famiglia del Ppe all'ultimo avvertimento: se Ribera finirà sotto indagine, dovrà lasciare la sua poltrona a Palazzo Berlyamont. La formulazione della clausola ha suscitato fino all'ultimo dubbi di carattere legale che in serata si sono risolti con la sua introduzione nella lettera di accompagnamento alla nomina. Speculari fino all'ultimo le riserve su Fitto tra i socialisti di Iratxe Garcia Perez, alimentate dalla contrarietà delle delegazioni francese, tedesca e olandese. Un distinguo criticato dagli esponenti di punta di FdI al Pe, Nicola Procaccini e Carlo Fidanza, che celebrando "l'evento storico" e preannunciando un sì dei meloniani in Plenaria, hanno ribadito che "non esiste alcuna maggioranza Ursula", chiedendo al Pd di distanziarsi dalla posizione dei socialisti. E von der Leyen potrebbe godere anche del sostegno di qualche altra delegazione dei conservatori di Ecr, alle quali sarà lasciata libertà di voto.

L’accordo tra le forze europeiste

Il testo di coalizione concordato da Ppe, S&D e Renew non traccia linee rosse, ma si limita a riaffermare la collaborazione tra tutte le famiglie politiche "pro-Ue, pro-stato di diritto e pro-Ucraina". Un adagio diventato mantra per la leader tedesca sin dalla campagna elettorale. Nessun cambio di dossier, né tantomeno di grado per Fitto e Ribera: l'unico commissario depotenziato sarà il fedelissimo di Viktor Orban, Oliver Varhelyi, che dal suo portafoglio alla Salute e al Benessere animale vedrà scomparire i distintivi su diritti riproduttivi, salute mentale, gestione delle pandemie e resistenza antimicrobica. Allargata sui diritti sociali e lavoro di qualità, invece, la delega della socialista Roxana Minzatu. Ultima tappa, il 27 novembre. Poi la Commissione potrà partire ma le tensioni interne alla maggioranza sono destinate a durare a lungo.

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