Medio Oriente, incontro tra il capo Aiea Rafael Grossi e il ministro degli Esteri iraniano
MondoIl colloquio tra il numero uno dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica e Abbas Araghchi (capo negoziatore per la parte iraniana nei colloqui sul nucleare nel 2015) è avvenuto a Teheran. Previsti anche gli incontri con il capo dell'Organizzazione dell'energia atomica iraniana (AEOI), Mohammad Eslami, e con il presidente iraniano Massoud Pezeshkian
Incontro questa mattina a Teheran tra Rafael Grossi, capo dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, e Abbas Araghchi, ministro degli Esteri iraniano. Il numero uno dell’Aiea è arrivato nella capitale dell’Iran nella serata di ieri, mercoledì 13 novembre, allo scopo di incontrare i funzionari del programma nucleare di Teheran, la cui ascesa sta cristallizzando le tensioni con i paesi occidentali. Il ministro Araghchi nel 2015 è stato il capo negoziatore per la parte iraniana nei colloqui sul nucleare con le grandi potenze internazionali. (GUERRA ISRAELE-MEDIO ORIENTE, GLI AGGIORNAMENTI IN DIRETTA)
Gli altri appuntamenti
Nella giornata di oggi per Rafael Grossi sono previsti anche gli incontri con il capo dell'Organizzazione dell'energia atomica iraniana (AEOI), Mohammad Eslami, e il presidente iraniano Massoud Pezeshkian. In conferenza stampa con Eslami, Rafael Grossi ha affermato che ottenere "risultati" nei colloqui con l'Iran è fondamentale per evitare la guerra. "È indispensabile - ha detto - arrivare, a questo punto, a risultati concreti, tangibili e visibili che indichino che questo lavoro congiunto sta migliorando la situazione... e in senso generale ci sta allontanando dal conflitto e, sostanzialmente, dalla guerra". Secondo Ali Vaez, esperto di Iran per Crisis Group, un think tank con sede negli Stati Uniti, il capo dell'AIEA "farà tutto il possibile per evitare che la situazione peggiori", viste le forti divergenze tra Teheran e le capitali occidentali. I colloqui svolti in queste ore potrebbero infatti essere una delle ultime possibilità di diplomazia tra Iran e Occidente prima del ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Il presidente eletto degli Stati Uniti, durante il suo primo mandato tra 2017 e 2021, è stato l’artefice di una politica di massima pressione contro il Paese mediorientale, ripristinando pesanti sanzioni contro Teheran.
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I colloqui del 2015
Il ritorno di Grossi in Iran per la seconda volta in un anno (la prima visita lo scorso maggio) si inserisce in un contesto di preoccupazione dovuta all’aumento delle riserve di materiale utile allo sviluppo di un’arma atomica. Nel 2015, l'Iran e diversi Paesi, tra cui gli Stati Uniti, avevano raggiunto un accordo a Vienna dopo 21 mesi di negoziati. Il testo prevedeva un alleggerimento delle sanzioni internazionali contro l'Iran in cambio della garanzia che il Paese non avrebbe cercato di acquisire armi nucleari anche se Teheran negava con forza di avere ambizioni militari di questo tipo. Tre anni dopo, l'allora presidente Donald Trump ritirò unilateralmente gli Stati Uniti dall'accordo e ripristinò pesanti sanzioni contro l'Iran. Da allora, il Paese ha aumentato notevolmente le sue riserve di materiale arricchito al 60%, vicino al 90% necessario per sviluppare un'arma atomica, secondo l'Aiea. L'accordo nucleare limitava questo livello al 3,65%.