Il 16 settembre 2022 moriva la 22enne curdo iraniana arrestata dalla polizia morale e deceduta in custodia. Da quel giorno nel Paese è ''aumentata la repressione dei diritti fondamentali delle donne'', denuncia la missione d'indagine delle Nazioni Unite per l'Iran, sottolineando che Teheran ''ha intensificato i suoi sforzi per reprimere i diritti fondamentali delle donne e delle ragazze"
Sono passati due anni dall'uccisione di Mahsa Amini, la 22enne curdo iraniana arrestata dalla polizia morale iraniana a Teheran con l'accusa di non indossare correttamente il velo islamico e deceduta in custodia il 16 settembre del 2022. Due anni difficilissimi per le donne del Paese, durante i quali in Iran è ''aumentata la repressione dei diritti fondamentali delle donne''. È quanto denuncia la missione d'indagine delle Nazioni Unite per l'Iran, sottolineando che Teheran ''ha intensificato i suoi sforzi per reprimere i diritti fondamentali delle donne e delle ragazze e per impedire le iniziative delle attiviste femministe''.
Aumentate le politiche repressive
Quindi, ''nonostante si siano ridotte le manifestazioni di protesta in questi due anni, l'incessante ribellione delle donne e delle ragazze è una dimostrazione costante di quanto vivano sempre in un sistema che le relega a una categoria di 'cittadine di seconda classe''. Nella nota diffusa dalla commissione Onu si legge che ''dall'aprile del 2024 le autorità hanno aumentato le politiche repressive attraverso il Piano Nur che legittima le violazioni dei diritti umani nei confronti delle donne e delle ragazze che non rispettano l'obbligo di indossare l'hijab'''.
Sanzioni e resitrizioni più severe
In questo contesto, le forze di sicurezza "hanno aumentato la violenza fisica", mentre le autorità "hanno aumentato la sorveglianza" sul rispetto del codice di abbigliamento "sia nella sfera pubblica sia in quella privata", anche con l'uso di droni. Sono state inoltre previste sanzioni più severe per le donne che non rispettano il codice di abbigliamento, comprese "multe esorbitanti", "pene detentive prolungate'', ''restrizioni al lavoro e alle opportunità di istruzione'' e ''divieti di viaggio''.
Fermare le esecuzioni capitali
"Senza misure deterrenti contro lo Stato di fronte alle crescenti violazioni contro donne e ragazze, non c'è una vera speranza che le vittime e i sopravvissuti possano accedere pienamente e in modo significativo ai diritti e alle libertà fondamentali", ha affermato la missione chiedendo a Teheran di fermare le esecuzioni dei manifestanti e di annunciare una moratoria sulla pena capitale. Vanno interrotte, prosegue, "tutte le politiche repressive e le misure istituzionali adottate per reprimere donne e ragazze e mettere in atto violenza e discriminazione contro di loro''.