"Pensando alla legge recentemente adottata in Ucraina, temo per la libertà di coloro che pregano". Così il Pontefice oggi, nei saluti dopo l'Angelus, in merito alla recente decisione di Kiev di mettere al bando la Chiesa ortodossa legata al Patriarcato di Mosca
"Le Chiese non si toccano. Pensando alla legge recentemente adottata in Ucraina, temo per la libertà di coloro che pregano". Lo ha detto Papa Francesco oggi, nei saluti dopo l'Angelus, in merito alla recente decisione di Kiev di mettere al bando la Chiesa ortodossa legata al Patriarcato di Mosca. (GUERRA RUSSIA - UCRAINA, LE NEWS DI SKY TG24 IN DIRETTA)
Il disegno di legge di Kiev
"Non sia abolita direttamente o indirettamente nessuna Chiesa cristiana", ha rimarcato ancora Papa Francesco. Il disegno di legge, votato lo scorso 20 agosto a Kiev a stragrande maggioranza, concede alle parrocchie interessate nove mesi di tempo per interrompere i legami con la Chiesa ortodossa russa. La decisione ha fatto scattare la reazione del Patriarcato di Mosca che ha commentato parlando di "evidente violazione dei diritti umani riconosciuti a livello internazionale nel campo della libertà religiosa". Il Patriarca Kirill si era rivolto quindi ai leader delle Chiese ortodosse locali, ma anche a diverse personalità religiose e a rappresentanti di organizzazioni internazionali per denunciare la messa al bando del governo ucraino.
Le preghiere per la guerra
"Continuo a seguire con dolore i combattimenti in Ucraina e nella Federazione russa" ha aggiunto il Papa. "Ma continuiamo a pregare perché si ponga fine a tante altre guerre, in Palestina in Israele, nel Myanmar e in ogni altra regione", ha poi proseguito. "I popoli chiedono pace. Preghiamo perché il Signore ci dia a tutti la pace".
Il vaiolo delle scimmie e l'emergenza sanitaria
Infine, ecco un passaggio sull'emergenza sanitaria legata al vaiolo delle scimmie. ''Desidero manifestare la mia solidarietà alle migliaia di persone colpite dal vaiolo delle scimmie, che costituisce ormai una emergenza sanitaria globale. Prego per tutte le persone contagiate, specialmente la popolazione della Repubblica democratica del Congo così provata. Esprimo la vicinanza alle chiese locali dei paesi più colpiti da questa malattia e incoraggio i governi e le industrie private a condividere la tecnologia e i trattamenti disponibili affinché a nessuno manchi l'adeguata assistenza medica'', ha riferito ancora il Papa.