Introduzione
A Beirut la situazione è sempre più difficile: per questo si discute dei pericoli che affrontano i 1200 soldati italiani impegnati nel contingente di peace keeping delle Nazioni Unite. Di questi circa 1100 sono impegnati nella missione UNIFIL, che ha il compito primario di garantire il rispetto della Blue Line e di garantire le condizioni di pace e sicurezza, mentre i restanti 100 sono coinvolti nella MIBIL, la missione bilaterale di addestramento delle forze di sicurezza libanesi.
Le missioni, attive da anni, hanno visto da sempre l’Italia protagonista: anche per questo molti comandanti dell’UNIFIL sono stati tricolori con l’ultimo, Stefano del Col, che ha ricoperto l’incarico fino al 2022. Oggi però i problemi sono aumentati, come ha raccontato il colonnello Bruno Vio, portavoce della Brigata alpina taurinense che ha appena dato il cambio alla Brigata Sassari alla guida del Sector West in Libano. “Dal 7 ottobre se dobbiamo fare un calcolo direi che siamo stati costretti a ripararci nei bunker più o meno quattro giorni su dieci”, ha dichiarato.
Quello che devi sapere
I soldati italiani presenti in Libano
- Il confine tra Israele e il Libano sta diventando uno dei punti caldi sul fronte mediorientale. Qui opera il contingente di peace keeping dell’Onu, del quale fanno parte circa 1200 soldati italiani, divisi tra la missione UNIFIL e la missione MIBIL
Per approfondire: Gli aggiornamenti sulla situazione in Medio Oriente
La missione UNIFIL
- La missione UNIFIL, attiva dal 1979 e riconfigurata dalla risoluzione 1701 del 2006, ha diversi compiti. I militari coinvolti devono agevolare il dispiegamento efficace e durevole delle Forze armate libanesi nel sud del Libano fino al confine con lo Stato di Israele, fornendo loro assistenza nella stabilizzazione delle aree di confine, per garantire il rispetto della Blue Line e il mantenimento di un’area cuscinetto tra i due Paesi
- Gli obiettivi sono diversi: i soldati della missione devono contribuire alla creazione di condizioni di pace e sicurezza; proteggere il personale, le strutture, gli impianti e le attrezzature delle Nazioni Unite. E ancora: proteggere i civili sotto minaccia imminente (fatta salva la responsabilità del governo del Libano). Infine, la missione deve assistere il governo libanese nel controllo delle linee di confine
La Blue Line
- Ma cos’è la Blue Line? Lunga circa 120 chilometri, la Blue Line corre lungo la frontiera meridionale del Libano, tra il mar Mediterraneo a ovest e le alture del Golan e la Siria a est. Fu individuata dall’ONU nel 2000, dopo il ritiro delle forze armate israeliane che occupavano varie aree del sud del Libano in maniera più o meno continuativa a partire dal 1982 (la seconda invasione israeliana del Libano)
La missione MIBIL
- La missione MIBIL è invece una missione bilaterale di addestramento delle forze di sicurezza libanesi. Nel 2024 la consistenza massima del contingente nazionale e include (come lo scorso anno) lo schieramento di un team per la protezione cibernetica delle reti non classificate. Per il 2024 non è previsto l’impiego di mezzi aerei e navali (che erano invece presenti, in un’una unità ciascuno, nel 2023). Il fabbisogno finanziario per il 2024 è stimato in circa 8 milioni di euro, di cui due esigibili nel 2025 (era di oltre 11 milioni e 800mila euro nel 2023)
La partecipazione dell’Italia a UNIFIL
- L’Italia partecipa a UNIFIL da luglio del 1979, quando inviò quattro elicotteri e 50 militari dell’Esercito, con compiti di ricognizione e assistenza umanitaria. Negli anni poi la partecipazione italiana alla missione è cresciuta, sia in termini assoluti sia relativi, diventando la più importante insieme a quella francese. Dei 10.031 militari forniti a UNIFIL da 49 diversi paesi, come detto un decimo circa è italiano (ma nel 2007 arrivarono a essere più di 2.500). L’Italia impiega nella missione 375 mezzi terrestri, una nave e 7 tra aerei e elicotteri, per una spesa complessiva che per il 2024 è stimata in circa 160,5 milioni di euro
La partecipazione dell’Italia a MIBIL
- Oltre al contingente di UNIFIL, l’Italia è attiva in Libano anche con una missione bilaterale, la MIBIL, definita sulla base di un accordo tra i due paesi. Ad essere impegnati sono circa un centinaio di soldati italiani
I comandanti italiani UNIFIL
- Anche per via di questo ruolo, che riflette una tendenza piuttosto consolidata dell’Italia a porsi come interlocutrice privilegiata dei paesi arabi dell’area del Mediterraneo nel corso della seconda metà del Novecento, dal 2006 a oggi per quattro volte il comandante di UNIFIL è stato un italiano: Claudio Graziano tra il 2007 e il 2010, Paolo Serra tra il 2012 al 2014, Luciano Portolano tra il 2014 e il 2016, Stefano Del Col tra il 2018 e il 2022. Attualmente il comando è affidato allo spagnolo Aroldo Lazaro
L’ingresso della Brigata Sassari
- Nonostante lo scenario difficile, pochi giorni fa si è svolta presso la base “Millevoi” di Shama la cerimonia di avvicendamento tra la Brigata Alpina “Taurinense” e la Brigata “Sassari” al comando della Joint Task Force-Lebanon Sector West (JTF-L SW), che nell’ambito della missione Onu Unifil si occupa del settore Ovest dell’area delle operazioni. L’Italia guida la JTF-L SW, composta da oltre 3.500 “caschi blu” di 17 delle 49 nazioni partecipanti alla missione
Il contesto libanese
- A confermare le difficoltà del contingente c'è l'intervista al Messaggero il tenente colonnello Bruno Vio, portavoce della Brigata alpina taurinense che da febbraio in Libano guida il Sector West sotto il controllo di Unifil. "Se non hai paura sei un incosciente. Ma siamo addestrati, conosciamo i rischi e sappiamo come affrontarli. Quando siamo arrivati siamo rimasti turbati ma abbiamo fatto l'unica cosa possibile: applicare le procedure e aumentare l'attenzione. È stata una missione molto impegnativa dal punto di vista psicologico e anche fisico", ha raccontato
- Le difficoltà si sono percepite soprattutto a partire dal 7 ottobre, giorno dell'attacco di Hamas a Israele. "Dal 7 ottobre se dobbiamo fare un calcolo direi che siamo stati costretti a ripararci nei bunker più o meno quattro giorni su dieci", ha stimato il militare. Il lavoro comunque è andato avanti: "Non abbiamo mai smesso di fare le nostre attività: 200 attività al giorno, tra pattuglie, osservazione e punti di monitoraggio"
Pronte le navi della Marina Militare italiana
- Visti gli avvisi delle autorità italiane, almeno due navi della Marina militare sono pronte per l'eventuale evacuazione degli italiani dal Libano. Nell'area, infatti, ci sono già imbarcazioni militari che, all'evenienza, potrebbero trasportare gli italiani a casa. Non è escluso, inoltre, l'utilizzo di un'altra nave che in breve tempo potrebbe raggiungere le coste libanesi
Per approfondire: Medioriente, Idf: "Siamo in massima allerta". Monito ambasciate: "Via dal Libano"
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