Pubblicato secondo bollettino elettorale: 51,95% per il leader chavista con quasi il 97% delle schede scrutinate. Secondo Edmundo Gonzalez Urrutia con il 43,18%. L'Ecuador ha riconosciuto il leader dell'opposizione Urrutia come presidente eletto del Venezuela
L'autorità elettorale venezuelana ha ratificato la vittoria di Nicolas Maduro alle elezioni presidenziali di domenica scorsa. Dopo che gli Stati Uniti hanno rifiutato di riconoscere il presidente, rivendicando invece la vittoria elettorale per il candidato dell'opposizione, altri quattro Paesi dell'America latina hanno dichiarato di considerare presidente Edmundo Gonzalez Urrutia: Argentina, Uruguay, Ecuador e Costa Rica. Il Perù lo aveva già fatto martedì. Mentre l'opposizione afferma di avere le prove di una vittoria con il 67% dei consensi, secondo i dati "ufficiali" del Consiglio elettorale nazionale, Maduro ha ottenuto il 51,95% delle preferenze con quasi il 97% delle schede scrutinate.
I dati del Consiglio elettorale
Secondo i dati diffusi dal Cne, il leader dell'opposizione Edmundo Gonzalez Urrutia è giunto secondo con il 43,18% delle preferenze. L'affluenza è stata del 59,97% degli aventi diritto equivalente 12.386.669 venezuelani. Nel primo bollettino pubblicato il 29 luglio all'indomani delle elezioni - sulla base del quale il Cne ha proclamato la vittoria di Maduro - il leader chavista risultava vincitore con il 51,20% dei voti e l'80% delle schede scrutinate. L'opposizione non riconosce la proclamazione e contesta al Cne di non aver pubblicato i verbali ufficiali.
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Le proteste e la risposta degli Usa
La rielezione per il terzo mandato del presidente venezuelano ha gettato il Paese nel caos. Il governo ha arrestato leader politici e ordinato l'espulsione dei corpi diplomatici di sette Paesi. L'Organizzazione degli Stati americani denuncia una "manipolazione straordinaria" dei dati del voto. "Date le prove schiaccianti, è chiaro agli Stati Uniti e, cosa più importante, al popolo venezuelano che Edmundo Gonzalez Urrutia (il leader di opposizione, ndr) ha ottenuto la maggioranza dei voti alle elezioni presidenziali del 28 luglio in Venezuela", ha affermato il segretario di Stato americano Antony Blinken in una nota. Decine di centinaia di persone sono scese in piazza a protestare in tutto il Paese. Sarebbero almeno 11 le vittime della repressione messa in atto dal governo del Venezuela, anche due minorenni, come riferito dalla Ong Foro Penal. Tantissimi anche i detenuti da parte delle forze di sicurezza.
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La censura
Il governo venezuelano ha ordinato il blocco del sito internet del quotidiano statunitense Wall Street Journal. La decisione è stata presa dopo la pubblicazione di un articolo scritto dalla leader dell'opposizione María Corina Machado dal titolo "Posso dimostrare che Maduro è stato sconfitto". Nel testo oltre a denunciare di essere costretta a vivere in clandestinità María Corina Machado chiedeva la fine immediata della repressione. Secondo Ve Sin Filtro, un'organizzazione venezuelana che difende i diritti in rete, anche diversi siti web creati dall'opposizione dopo le elezioni, per mostrare i risultati e i certificati dei registri elettorali, hanno subito misure di censura simili. Non è la prima volta, secondo l'organizzazione che un sito di notizie venga oscurato nel Paese dove "la censura di Internet è diffusa." Il Wall Street Journal si aggiunge a una lista che comprende oltre 60 siti web di notizie, venezuelani e stranieri.