A livello globale gli investimenti in armi sono passati dal 6,2% del Pil negli anni centrali della Guerra Fredda al 2,3% nel 2022. Secondo le cifre dell'Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma, lo scorso anno l’impegno finanziario dei Paesi dell’Alleanza è stato di 1.341 miliardi di dollari, ma con differenze: l’Italia è tra i Paesi che non hanno ancora raggiunto l’obiettivo del 2% del Pil. Anche di questo si è parlato nella puntata di "Numeri", di Sky TG24, andata in onda il 10 luglio
Tra i temi al centro del summit Nato in corso a Washington quello delle spese militari ha ritrovato centralità, anche alla luce dei mutamenti in corso nello scenario internazionale, con due conflitti aperti e focolai di tensione in varie regioni. Al suo arrivo nella capitale americana, la premier Giorgia Meloni ha ribadito l'impegno del'Italia a investire il 2% del Pil nella difesa, un obiettivo più volte richiesto dall'Alleanza Atlantica e che si traduce in un costo aggiuntivo di 10 miliardi di euro. Anche di questo si è parlato a Numeri, di Sky TG24, nella puntata del 10 luglio.
Dal 1960 spese militari in calo
Negli ultimi decenni l'esigenza di incrementare le spese nella difesa era quasi uscita dai radar dei governi mondiali. Il tema ha spesso creato frizioni politiche, anche forti, all'interno di partiti e coalizioni. Come evidenziano i dati della Banca Mondiale, dal 1960 gli investimenti militari sono calati progressivamente passando dal 6,2% del Pil mondiale nel pieno della Guerra Fredda al 2,3% nel 2022, anno in cui si è registrata un'inversione di tendenza a seguito dello scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina.
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Seppur in costante calo da 60 anni, l'impegno finanziario nella difesa ha caratterizzato in maniera più marcata alcune regioni del mondo. Come evidenziano i dati dell'Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma (Sipri), nel 2023 i 31 Paesi membri che compongono la Nato (senza considerare la Svezia entrata solo quest'anno) hanno speso in totale 1.341 miliardi di dollari. La cifra è nettamente superiore a quella investite da altre potenze economiche come la Cina (296 miliardi), la Russia (109 miliardi) e l'India (84 miliardi). Nel resto del mondo le spese militari ammontavano lo scorso anno a 613 miliardi, la metà di quanto investito dalla Nato.
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All'interno dell'Alleanza Atlantica però il contributo alle spese militari viaggia su livelli differenti. Dal 2006 la Nato raccomanda agli Stati membri di investire il 2% del Pil in difesa, ma fino a pochi anni fa solo una piccola quota aveva raggiunto l'obiettivo richiesto. Ad oggi, anche a seguito dei cambiamenti nel contesto geopolitico, sono nove i Paesi che non rispettano ancora la soglia stabilita. Tra questi c'è l'Italia che con un voto del Parlamento si è impegnata a conseguire il target entro il 2028. Un anno prima di Spagna e Portogallo e due della Slovenia. Il Belgio ha annunciato che sarà in grado di spendere il 2% del Pil non prima del 2035, il Canada non ha fissato scadenze.