La Corte Suprema concede una immunità parziale a Donald Trump

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Con sei voti contro tre, quelli dei sei giudici conservatori contro i tre progressisti, la Corte ritiene che "il presidente non gode di alcuna immunità per i suoi atti non ufficiali" ma che "ha diritto almeno a una presunzione di immunità per i suoi atti ufficiali"

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Con un'attesa sentenza, la Corte Suprema americana ha concesso a Donald Trump l'immunità parziale per il processo che lo vede imputato per aver cercato di sovvertire i risultati delle elezioni presidenziali provocando l'assalto a Capitol Hill il 6 gennaio 2021. L'ex presidente ha esultato dicendo che si tratta di una "grande vittoria" per la democrazia, mentre la campagna elettorale del presidente Joe Biden ha sottolineato che la sentenza di oggi non cambia niente: "Trump è candidato alla presidenza ma è stato condannato per la stessa ragione per cui è rimasto seduto a guardare mentre la folla attaccava violentemente il Campidoglio: pensa di essere al di sopra della legge ed è disposto a fare qualsiasi cosa per ottenere e mantenere il potere per se stesso".

Immunità solo per ciò che riguarda i poteri costituzionali

La Corte Suprema Usa ha concesso una parziale immunità presidenziale a Donald Trump nel processo per l'assalto al Capitol, ma solo per gli atti ufficiali, ossia le azioni prese nei suoi poteri costituzionali. In tal caso l'immunità è assoluta. Il tycoon è imputato anche per le carte segrete di Mar-a-Lago e per il tentativo di ribaltare il voto in Georgia. Infatti per la Corte Suprema Usa, Trump non è titolato all'immunità per le azioni prese nelle sue capacità private. Questo consentirà al processo di proseguire ma con ulteriori rallentamenti perché si dovrà distinguere tra atti ufficiali e atti privati.

epa11442458 US President Joe Biden participates in the first 2024 presidential election debate at CNN Atlanta studios in Atlanta, Georgia, USA, 27 June 2024. The first 2024 presidential election debate is hosted by CNN.  EPA/MICHAEL REYNOLDS

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Il presidente della Corte Suprema John Roberts ha scritto che "sotto la struttura costituzionale dei poteri separati, la natura del potere presidenziale richiede che un ex presidente abbia una certa immunità" dagli atti ufficiali mentre governa, ma che il presidente "non gode di immunità per i suoi atti non ufficiali e non tutto ciò che fa è ufficiale. Il presidente non è al di sopra della legge", ha precisato. Dei sei giudici conservatori della Corte Suprema, tre sono stati nominati da Trump durante il suo mandato. Saranno i tribunali di grado inferiore, ha stabilito la Corte, a stabilire quali atti sono ufficiali e quali no, una situazione che ritarderà il processo per "sovversione elettorale" contro Trump a Washington. La sentenza di oggi ha annullato quella di una corte d'appello federale che a febbraio aveva stabilito che l'ex presidente non dovesse godere dell'immunità  per il presunto reato commesso mentre era ancora presidente e tentò di sovvertire i risultati delle elezioni del novembre 2020. Nell'agosto del 2023 un grand jury lo ha accusato di tre accuse penali per aver tentato di invertire le elezioni perse contro Biden nel 2020 e per aver istigato l'assalto al Campidoglio nel gennaio 2021, avvenuto quando era prevista la certificazione dei risultati. La difesa di Trump ha chiesto l'annullamento del processo, sostenendo che egli gode dell'immunità perché era presidente al momento dei fatti; dopo che il giudice di Washington e la corte di appello hanno respinto questa difesa, l'ex presidente si è rivolto alla Corte suprema. La decisione di oggi rappresenta quindi una vittoria per il repubblicano, poiché probabilmente gli permetterà di evitare di comparire davanti a un altro tribunale prima delle elezioni del 5 novembre, dove è candidato contro il presidente uscente Joe Biden. 

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