La ex top model e cantante è stata convocata per un interrogatorio nell'ambito del processo che vede imputato il marito Nicolas Sarkozy per la campagna elettorale del 2007 finanziata, secondo l'accusa, con fondi libici
Carla Bruni potrebbe essere rinviata a giudizio dalla procura di Nanterre nell'ambito dell'indagine sulla ritrattazione nel 2020 della testimonianza accusatoria nei confronti di Nicolas Sarkozy da parte dell'intermediario Ziad Takieddine. Quest’ultimo aveva inizialmente accusato suo marito di aver finanziato la sua campagna presidenziale del 2007 con fondi libici, per poi ritrattare le sue dichiarazioni nel 2020. Fonti vicine agli inquirenti, hanno riferito che la ex top model e cantante è stata convocata dalla procura e rischia di vedersi addebitati reati come la complicità nell'aver influenzato un testimone o associazione per delinquere mirante alla corruzione di giudici libanesi.
Non è nota la data della convocazione
Non si conosce ancora la data dell'interrogatorio, nel quale Bruni potrebbe uscire incriminata o potrebbe essere messa sotto inchiesta con lo statuto a lei più favorevole di "testimone informato dei fatti". L'indagine giudiziaria aperta nel maggio 2021 riguarda il presunto tentativo di ingannare la giustizia francese, un reato per il quale l'ex presidente è stato incriminato a ottobre.
L’interrogatorio dello scorso maggio
Lo scorso 2 maggio, Carla Bruni era stata interrogata per 3 ore dagli inquirenti, ai quali aveva cercato di spiegare quali fossero i suoi rapporti con un personaggio chiave della vicenda, Michèle Marchand, detta "Mimi", figura di spicco del giornalismo "people" in Francia, sospettata di aver orchestrato la retromarcia del testimone, l'intermediario e uomo d'affari Ziad Takieddine. Nel 2020, Takieddine, ritenuto da Sarkozy il suo principale accusatore, all'improvviso scagionò, temporaneamente, l'ex presidente, contraddicendo le sue stesse precedenti accuse. Gli inquirenti sospettano da tempo diverse persone vicine a Sarkozy (familiari, collaboratori, fedelissimi) di aver organizzato la ritrattazione per minare, nel seguito delle indagini, la credibilità dello stesso Takieddine, che dopo poche settimane tornò sui suoi passi negando la ritrattazione.
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