I resti dell'imbarcazione, con cui l' esploratore polare compì il suo ultimo viaggio per cercare di raggiungere l'Antartide, sono stati ritrovati sul fondale dell'oceano al largo della costa di Terranova. A riferire la notizia la BBC
La nave a bordo della quale Sir Ernest Shackleton fece il suo ultimo viaggio per cercare di raggiungere l'Antartide è stata trovata, a 102 anni dalla morte del celebre esploratore polare. A riferirlo è l'emittente Bbc, che sottolinea il grande significato storico del ritrovamento, sul fondale dell'oceano al largo della costa di Terranova, in Canada, a opera di un team guidato dalla Royal Canadian Geographical Society (RCGS). L'avventuriero britannico-irlandese morì d'infarto il 5 gennaio 1922 mentre si trovava a bordo della Quest, che rimase comunque in servizio fino al suo affondamento nel 1962. A conferire all'imbarcazione il suo valore simbolico è proprio il legame con Shackleton, famoso per le sue imprese in Antartide, in un'epoca in cui pochissime persone avevano visitato quelle terre ghiacciate. "Il suo ultimo viaggio ha posto fine all'era eroica dell'esplorazione polare, al Polo Sud. In seguito, è stata quella che potremmo definire l'era scientifica.
Una nave icona
Nel pantheon delle navi polari, Quest è sicuramente un'icona", ha dichiarato il cacciatore di relitti, David Mearns, che ha diretto con successo le operazioni di ricerca. I resti della nave, un piroscafo lungo 38 metri, sono stati scoperti grazie all'attrezzatura sonar sul fondo del Mare del Labrador da un team capitanato dalla Royal Canadian Geographical Society, a 390 metri di profondità. Dalle prime informazioni rese note, il relitto giace quasi in posizione verticale, su un fondale marino che in passato era stato eroso dal passaggio degli iceberg. L'albero principale è rotto e pende sul lato sinistro, ma per il resto la nave sembra essere sostanzialmente intatta. La nave Quest veniva utilizzata dai cacciatori di foche norvegesi e nel 1962 affondò per un grosso blocco di ghiaccio che perforò lo scafo. L'equipaggio sopravvisse all'incidente. Ironia della sorte, lo stesso danno era stato inflitto a un'altra nave utilizzata prima da Shackleton, la Endurance, per la sua sfortunata spedizione imperiale transantartica del 1914-1917. Molti degli uomini scampati al naufragio dell'Endurance presero parte successivamente all'ultima missione polare di Shackleton, nel 1921-1922, per la quale utilizzò appunto la Quest. Il suo piano originale era quello di esplorare l'Artico, a nord dell'Alaska, ma quando il governo canadese ritirò il sostegno finanziario, la spedizione si diresse a Sud, alla ricerca dell'Antartico. Il nuovo obiettivo dell'esploratore era mappare le isole antartiche, raccogliere campioni e cercare luoghi in cui installare infrastrutture, tra cui delle stazioni meteorologiche. Ma la sua impresa si interruppe inaspettatamente quando mori', appena quarantasettenne, nel porto di Grytviken, nel territorio britannico d'oltremare della Georgia del Sud, ultima tappa prima di raggiungere il continente bianco. Dopo la sua morte, la Quest fu coinvolta in altre importanti spedizioni, tra cui quella britannica sulla rotta aerea artica del 1930-31, guidata dall'esploratore britannico Gino Watkins, che morì tragicamente a 25 anni mentre esplorava la Groenlandia. La nave fu successivamente utilizzata nei salvataggi nell'Artico e prestò servizio nella Royal Canadian Navy durante la Seconda guerra mondiale, prima di essere consegnata ai cacciatori di foche. A consentirne il ritrovamento sono state le informazioni finora raccolte dai registri della nave - portati via dall'equipaggio prima dell'affondamento - dai registri di navigazione, dalle fotografie e dai documenti dell'inchiesta sulla sua scomparsa. La posizione calcolata dell'affondamento nel Mare del Labrador era praticamente esatta, anche se per il momento le coordinate non sono state comunicate.
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In attesa di un'indagine più completa
Una seconda visita al relitto, forse entro la fine dell'anno, consentirà un'indagine più completa. "Per me, questa rappresenta l'ultima scoperta nella storia di Shackleton. Chiude il cerchio", ha testimoniato Alexandra Shackleton, la nipote del celebre esploratore, sostenitrice della missione della RCGS. "Ero elettrizzata, davvero entusiasta di sentire la notizia; provo sollievo, felicità e un'enorme ammirazione per i membri della squadra", ha detto a BBC News. "Per ora non abbiamo intenzione di toccare il relitto. In realtà si trova in un'area già protetta per la fauna selvatica, quindi nessuno dovrebbe toccarlo. Speriamo di tornare indietro e fotografarlo per capire veramente il suo stato", ha riferito il direttore associato delle ricerche Antoine Normandin. A più di un secolo dalla sua morte, Shackleton continua a suscitare interesse. Centinaia di persone visitano ogni anno la sua tomba nella Georgia del Sud, per rendere omaggio all'uomo conosciuto dai suoi equipaggi semplicemente come "The Boss", particolarmente apprezzato per il modo in cui ha fatto esplorazione e per come si prendeva cura dei suoi equipaggi.