Ostaggi liberati da Israele, cosa è successo: dal blitz alle proteste di Turchia e Iran

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La liberazione delle quattro persone nelle mani di Hamas ha lasciato una lunga scia di polemiche. Ankara e Teheran denunciano il "barbaro massacro di 210 palestinesi" nell'operazione sul campo profughi di Nuseirat, al centro della Striscia, che ha preceduto il salvataggio. E anche nello Stato ebraico sono scattate manifestazioni per chiedere a Netanyahu accordi per portare a casa altri ostaggi

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Il blitz israeliano di ieri, 8 giugno, che ha portato alla liberazione di quattro ostaggi che erano nelle mani di Hamas, ha lasciato una lunga scia di polemiche e proteste ufficiali per le modalità dell'intervento. La Turchia e l'Iran hanno stigmatizzato "il massacro di 210 palestinesi" nel campo di Nuseirat, al centro della Striscia di Gaza, che ha preceduto l'operazione di salvataggio dei quattro ostaggi. E anche nello Stato ebraico ci sono state manifestazioni per chiedere al più presto un accordo per il rilascio di altri cittadini rapiti dagli jihadisti dopo l'attacco del 7 ottobre 2023.

La Turchia: "Altro barbaro attacco"

La Turchia è stata tra i primi Paesi a condannare l'operazione israeliana. "Con quest'ultimo barbaro attacco, Israele ha aggiunto un altro crimine alla lista di quelli che ha commesso a Gaza", si legge in un comunicato del ministero degli Esteri di Ankara, che chiede "alle istituzioni responsabili per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, particolarmente il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, di esercitare la loro responsabilità per porre fine a questi crimini da parte di Israele, che è sotto processo davanti alla Corte internazionale di giustizia per aver violato i suoi obblighi ai sensi della Convenzione sul genocidio del 1948".

L'Iran: "Crimini orribili e scioccanti"

Dopo la Turchia, anche l'Iran ha fermamente condannato l'operazione di Israele. "I crimini orribili e scioccanti dei sionisti, nel massacrare centinaia di palestinesi, tra cui donne e bambini, nel campo di Nuseirat nella Striscia, sono il risultato dell'inazione dei governi e degli organismi internazionali responsabili, compreso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, di fronte a otto mesi di crimini di guerra e violazione del diritto internazionale umanitario da parte del regime israeliano occupante a Gaza", ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Nasser Kanani, citato dall'agenzia Irna. Stando al funzionario iraniano, anche l'Europa e gli Stati Uniti sono "responsabili" di quanto accaduto a Nuseirat, perché hanno continuato a fornire armi a Israele.

Dagli Usa: "Congratulazioni, salvataggio di successo"

Diversa invece la reazione degli Stati Uniti. Il comando centrale militare statunitense (Centcom) si è congratulato con Israele per l'operazione a Nuseirat che ha assicurato la liberazione dei quattro ostaggi. "Congratulazioni alle forze di sicurezza israeliane e al popolo di Israele per il salvataggio, coronato da successo, e la restituzione alle famiglie dei quattro ostaggi rapiti il 7 ottobre", si legge nel post del Centcom sul suo account di X.

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Sempre su X, il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz ha così commentato il blitz: "Il mondo ha ammirato il coraggio, la determinazione e la capacità dimostrata da Israele con l'operazione per la liberazione degli ostaggi. Molti hanno mandato messaggi di supporto, ma solo i nemici di Israele hanno protestato per le vittime fra i terroristi di Hamas e i loro complici, accusando Israele di crimini di guerra". Ma, spiega Katz, "noi respingiamo con tutto il cuore queste accuse. Continueremo ad agire con determinazione e forza, in conformità con il nostro diritto all'autodifesa, fino a quando tutti gli ostaggi non saranno liberati e Hamas non sarà sconfitta". Sebbene il blitz sia stato ben accolto dal popolo israeliano, ci sono state manifestazioni per sollecitare il governo a trovare un accordo per la liberazione di altre persone finite nelle mani di Hamas. Le proteste, che si sono tenute in molte parti dello Stato ebraico, hanno portato all'arresto di 33 persone e a incidenti. Diversi hanno anche chiesto le dimissioni del premier Benjamin Netanyahu.

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Gli ostaggi liberati

"Il diamante è nelle nostre mani". Con questo messaggio in codice le forze speciali israeliane hanno annunciato ieri, 8 giugno, di aver liberato quattro ostaggi nelle mani di Hamas. Dopo otto mesi di prigionia sono tornati liberi (e vivi) Noa Argamani (25 anni), Almog Meir (di 21), Andrey Kozlov (di 27) e Shlomi Ziv (di 40). Erano stati tutti rapiti al Nova Festival, vicino al kibbutz di Beeri, ed erano tenuti in cattività da Hamas in due edifici civili nel cuore del campo profughi di Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza. Hamas ha definito il blitz militare israeliano "un massacro" che ha provocato "210 morti palestinesi e 400 feriti". Il leader della fazione islamica Ismail Haniyeh ha insistito che "il popolo palestinese non si arrenderà e la resistenza continuerà per difendere i nostri diritti di fronte a questo nemico criminale". Mentre il presidente Abu Mazen ha invocato una sessione del Consiglio di sicurezza dell'Onu per parlare del "sanguinoso massacro compiuto dalle forze di occupazione israeliane nel campo di Nuseirat".

Il racconto del blitz

L'operazione congiunta tra Idf e Shin Bet è scattata ieri attorno alle 10 ora italiana, preannunciata poco prima da un inusuale messaggio dell'esercito su un'azione in corso nel campo di Nuseirat. Si è trattta di "un'operazione complessa progettata da diverse settimane, che si è svolta sotto un pesante fuoco nemico", ha detto il portavoce militare Daniel Hagari. "I combattenti delle unità speciali hanno operato in due diversi edifici e abbiamo fatto ricorso a un fuoco massiccio per proteggere le nostre forze. Gli ostaggi erano all'interno di un rione civile, in un ambiente presidiato da miliziani armati", ha aggiunto. Il momento più critico dell'azione, hanno poi rivelato i media, è stato quando uno dei veicoli con a bordo tre degli ostaggi si è bloccato mentre li stava portando in salvo. Per proteggere il mezzo, preso di mira dai miliziani di Hamas, l'Idf ha ingaggiato una dura battaglia aprendo il fuoco con l'appoggio della 98esima divisione. È qui, secondo la ricostruzione, che si è registrato probabilmente il maggior numero di morti palestinesi, compresi civili, nel campo profughi. Gli ostaggi, alla fine riuniti, sono stati fatti uscire da Gaza con due elicotteri e portati all'ospedale Tel HaShomer-Sheba di Tel Aviv, dove sono in condizioni definite "buone", anche se provati. Nello scontro con i miliziani di Hamas è morto il comandante delle forze speciali Arnon Zamora, che era a capo della squadra di salvataggio.

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