Macron vola in Nuova Caledonia dopo le rivolte

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I motivi delle tensioni riguardano il progetto di riforma costituzionale che allargherebbe la base elettorale. La componente autoctona, i kanaki, si oppone fortemente. L’arcipelago da colonia è diventato una regione francese d'Oltremare nel secondo dopoguerra

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Il presidente francese Emmanuel Macron parte per la Nuova Caledonia. Una decisione ha preso tutti in contropiede durante il consiglio dei ministri. L'obiettivo è una "missione di dialogo" nell'arcipelago del Pacifico che da colonia è diventato una regione francese d'Oltremare nel secondo dopoguerra e che da 8 giorni è nel caos. 

Alla base il progetto di riforma costituzionale

I disordini, diminuiti nelle ultime ore, sono stati i più gravi dagli anni Ottanta. I motivi delle tensioni riguardano il progetto di riforma costituzionale che allargherebbe la base elettorale. La componente autoctona, i kanaki, si oppone fortemente. Finora è stato un muro contro muro. I kanaki rappresentano il 41% della popolazione. La storica contrapposizione con i francesi è accentuata dalla povertà, dall'emarginazione e dalla discriminazione dei kanaki nella gestione del potere e in ultimo dalla crisi della ricchezza locale, il nickel. L'accordo del 1998 fissava il numero degli aventi diritto al voto a coloro che erano iscritti sulle liste in quel momento. Restavano esclusi circa un quinto degli elettori potenziali, che rientrerebbero in gran parte con la riforma approvata la settimana scorsa dal Parlamento francese, che potrebbe diventare legge con una revisione costituzionale a giugno. I kanaki sono pronti a tutto per bloccare una riforma che considerano come il definitivo tramonto delle loro speranze di vincere qualsiasi futuro referendum sull'indipendenza. 

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La visita di Macron

Macron vuole cercare di aprire al dialogo e insediare una "missione" a Nouméa per negoziare con politici locali e società civile. "E' un'iniziativa forte, destinata a far capire quanto lo stato tenga alla Nuova Caledonia", ha sottolineato l'entourage del presidente. Macron si fermerà una giornata prima di ripartire, quel che spera gli possa bastare per "esprimere solidarietà ai caledoniani" e "ringraziare le forze di sicurezza interna e i militari che si sono mobilitati per riportare l'ordine repubblicano". L’arrivo è previsto per giovedì mattina, ora di Nouméa. Macron vuole una "ripresa del dialogo", completamente interrotto fra Parigi e l'arcipelago. Con il presidente viaggiano i ministri Gérald Darmanin (Interni), Sébastien Lecornu (Difesa) e Marie Guévenoux (Oltremare). Prisca Thévenot, portavoce del governo, ha precisato che il premier, Gabriel Attal, volerà in Nuova Caledonia subito dopo, forse già la settimana prossima, per riallacciare i rapporti fra l'esecutivo e Nouméa. Secondo gli esperti della storia dell'arcipelago, nel 1988 giornate cruente che si sono attenuate con il difficile accordo di 10 anni più tardi, ancora operativo. 

Il bilancio finora

I disordini in Nuova Caledonia hanno provocato finora la morte di 6 persone, fra le quali 2 poliziotti. Da un paio di giorni la tensione è diminuita, anche per l'invio di militari a protezione dell'aeroporto di Nouméa e dei porti, oltre che di rinforzi di polizia e gendarmi da Parigi. L'aeroporto resta comunque chiuso, se ne riparlerà almeno giovedì 23 maggio, e anche per questo motivo l'Australia e la Nuova Zelanda hanno avviato le procedure per l'evacuazione dei loro connazionali nella giornata di mercoledì 22 maggio.

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