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Guerra Israele-Hamas, diffuso video soldatesse Idf rapite, Netanyahu: "Scioccato"

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Medioriente, video del rapimento di 5 soldatesse israeliane
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Medioriente, video del rapimento di 5 soldatesse israeliane
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Le tv israeliane hanno trasmesso il video del rapimento delle 5 soldatesse israeliane rapite dal kibbutz di Nahal Oz il 7 ottobre la cui diffusione è stata autorizzata dal Forum delle famiglie degli ostaggi. "Sono scioccato. Continueremo a fare di tutto per riportarle a casa", ha scritto su X il premier israeliano Netanyahu. "La brutalità dei terroristi di Hamas non fa che rafforzare la mia determinazione a lottare con tutte le mie forze fino alla sua eliminazione". Herzog: "Il mondo guardi alla crudeltà di Hamas"

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Le tv israeliane hanno trasmesso il video del rapimento delle 5 soldatesse israeliane rapite dal kibbutz di Nahal Oz il 7 ottobre la cui diffusione è stata autorizzata dal Forum delle famiglie degli ostaggi. Nelle terribili immagini si vedono, attorniate dai miliziani di Hamas, Liri Elbag, Karina Ariev, Agam Berger, Daniela Gilboa e Naama Levy appena catturate e sanguinanti. Vengono ammanettate, fatte sedere sotto minaccia delle armi, condotte su una jeep e portate nella Striscia. Una delle frasi ripetute dai terroristi di Hamas è "cani, vi schiacceremo tutti" e ancora "siete belle sioniste". Il premier Netanyahu: "Scioccato, faremo di tutto per riportarle a casa".


"L'intenzione di diversi paesi europei di riconoscere uno Stato palestinese è una ricompensa per il terrorismo", ha detto Netanyahu aggiungendo che "l'80% dei palestinesi in Giudea e Samaria (Cisgiordania, ndr) sostiene il terribile massacro del 7 ottobre". "A questo male - ha denunciato - non bisogna dare un paese. Questo sarà uno Stato terrorista, tenterà di ripetere continuamente il massacro del 7 ottobre. Un premio al terrorismo non porterà la pace e non ci impedirà nemmeno di sconfiggere Hamas". 

Secondo fonti dell'intelligence Usa è stato ucciso il 30-35% - quindi un terzo - dei miliziani di Hamas nella guerra a Gaza. Lo ha riferito - ripreso dai media israeliani - il quotidiano Usa Politico sul suo sito, secondo cui il 65% dei tunnel della fazione islamica è ancora intatto.

L'Onu ha deciso di sospendere la distribuzione degli aiuti a Gaza per mancanza di sicurezza e anche gli arrivi attraverso il molo galleggiante realizzato dagli Stati Uniti sono bloccati da due giorni.  

La Norvegia, insieme  Spagna ed Irlanda, riconoscerà lo Stato palestinese dal 28 maggio. Lo hanno confermato il primo ministro norvegese, Jonas Gahr Store, il premier spagnolo Pedro Sanchez e il primo ministro irlandese Simon Harris.



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La Palestina chiede alla Fifa l'esclusione di Israele dalle competizioni

Una decisione verrà presa il 20 luglio. Il presidente Gianni Infantino ha   disposto una consulenza legale indipendente per valutare la richiesta. LEGGI L'ARTICOLO

Spagna nega scalo a nave che trasporta armi per Israele

"Questa  è la prima volta che lo facciamo – ha detto il ministro degli  Esteri   Jose Manuel Albares - e sarà una politica coerente con qualsiasi  nave   che porta armi a Israele che vuole fare scalo nei porti spagnoli.  Il   Medioriente non ha bisogno di più armi, ha bisogno di più pace”. LEGGI L'ARTICOLO

Attacco Iran a Israele, la situazione un mese dopo e i possibili scenari

Il conflitto dura da 40 anni, ma dallo scorso mese ha conosciuto   un'escalation senza precedenti con attacchi missilistici e droni,   sottolineando un'ideologica ostilità persistente tra le due Nazioni.   Nonostante una tregua momentanea, le minacce nucleari iraniane   mantengono alta la tensione. GLI SCENARI

Casa Bianca, Stato palestinese solo con negoziato

Joe Biden "ritiene che uno Stato palestinese debba nascere attraverso negoziati diretti tra le parti, non attraverso il riconoscimento unilaterale". Lo ha affermato un portavoce della Casa Bianca. "Il Presidente è un fervente sostenitore di una soluzione a due Stati e lo è stato per tutta la sua carriera", ha detto Adrienne Watson, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, in reazione alla decisione di Spagna, Irlanda e Norvegia di riconoscere lo Stato di Palestina.

"Questa è una posizione di principio che abbiamo costantemente affermato", ha commentato il consigliere per la Sicurezza Nazionale Jake Sullivan. "Ogni Paese è libero di prendere le proprie decisioni", ha aggiunto.

Sale a 10 morti bilancio dell'operazione Israele in Cisgiordania

Il ministero della Sanità palestinese in Cisgiordania ha aggiornato a 10 il bilancio delle vittime dell'operazione dell'esercito israeliano nella città di Jenin, i feriti sono 25. Lo riferisce Times of Israel. Le forze di difesa israeliane hanno affermato di aver lanciato l'operazione in seguito a "informazioni di intelligence dello Shin Bet che indicano l'attività di terroristi armati affiliati ad Hamas e alle organizzazioni terroristiche della Jihad islamica palestinese, e la presenza di numerose infrastrutture terroristiche nell'area". Ieri le forze israeliane avevano fatto irruzione a Jenin, uccidendo otto palestinesi, tra cui un medico e un adolescente. Altri due sono stati uccisi oggi, portando a 10 il numero delle persone uccise nella città e a 516 il bilancio totale delle vittime in Cisgiordania dal 7 ottobre, aggiunge il ministero della Sanità. 


Madrid, confini della Palestina da definire dopo riconoscimento

La definizione dei confini dello Stato palestinese è una questione che si può affrontare "in una conferenza di pace", successivamente all'atto di riconoscimento da parte delle altre nazioni: lo ha sostenuto il ministro degli Esteri spagnolo, José Manuel Albares, intervistato in serata da radio Cadena Ser. "Si può fare un riconoscimento senza avere una definizione dei confini", ha osservato il ministro. "Nell'Ue c'è un consenso chiaro sull'idea di fare riferimento ai confini del 1967. Ma ora non è il momento. Di tutto ciò vorremmo che si parli in una conferenza di pace", ha aggiunto. 

Sullivan: "Sbagliato trattenere soldi Anp"

Sull'intenzione del Ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich di trattenere i fondi all'Autorità Palestinese, il Consigliere statunitense per la Sicurezza Nazionale, Jake Sullivan, ha dichiarato: "E' sbagliato. Su base strategica destabilizza la Cisgiordania, mina la ricerca di sicurezza e prosperita' per il popolo palestinese - che è nell'interesse di Israele - ed è sbagliato trattenere i fondi che forniscono beni e servizi di base a persone innocenti. Dal nostro punto di vista, tali fondi dovrebbero continuare a essere accompagnati da tutte le necessarie garanzie".

Polonia, la soluzione stabile sono i due Stati

"Sosterremo gli sforzi dell'Alto Rappresentante dell'Unione Europea e di altri Paesi che credono che sia necessaria una soluzione stabile e a lungo termine". Lo ha detto il ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski. "E crediamo che una soluzione così stabile e a lungo termine sarebbe l'esistenza di due Stati".

Usa, Israele non blocchi fondi per riconoscimento Palestina

Gli Stati Uniti hanno avvertito Israele di non bloccare i fondi destinati ai palestinesi come forma di ritorsione per il riconoscimento della Palestina da parte di alcuni Paesi europei. "E' sbagliato trattenere i fondi che forniscono beni e servizi di base a persone innocenti", ha sottolineato il funzionario dell'amministrazione.

Khamenei: "Vedremo il giorno della fine di Israele"

I funerali del presidente iraniano Ebrahim Raisi sono diventati l'occasione per un nuovo attacco contro Israele, questa volta soltanto verbale, da parte dell'Iran. "La promessa di eliminare Israele sarà mantenuta. Vedremo il giorno in cui la Palestina passerà dal fiume al mare", ha affermato la Guida Suprema della Repubblica islamica, Ali Khamenei, incontrando Ismail Haniyeh, il capo dell'ufficio politico di Hamas, che si è recato a Teheran per la commemorazione di Raisi e delle altre sette persone, tra cui il ministro degli Esteri Hossein Amirabdollahian, morte nello schianto dell'elicottero su cui viaggiavano domenica nel nordovest del Paese, vicino al confine con l'Azerbaigian. "Questa è la vittoria del popolo di Gaza, che ancora è un piccolo gruppo, contro i più grandi e potenti Stati Uniti, la Nato, la Gran Bretagna e alcuni altri Paesi", ha dichiarato Khamenei, dichiarandosi incredulo e piacevolmente stupito delle proteste per la Palestina da parte degli studenti universitari negli Usa e in altri Paesi occidentali. "Siamo sicuri che l'Iran continuerà a sostenere la nazione palestinese con le sue politiche, le sue strategie e i suoi valori fino a quando la bandiera della vittoria non sarà innalzata sulla moschea di Al-Aqsa", ha detto Haniyeh a Khamenei, assicurando che il presidente ad interim Mohammad Mokhber continuerà le politiche sulla Palestina "con la stessa motivazione e lo stesso spirito" di Raisi. Nell'omaggiare Raisi, Haniyeh ha ricordato come il presidente iraniano avesse "elogiato l'attacco di Hamas del 7 ottobre, definendolo una battaglia che ha preso di mira il cuore del regime sionista". 

Usa, riconoscimento Palestina? I Paesi sono liberi

"Ogni Paese è libere di decidere sulla questione". Lo ha detto il Consigliere per la sicurezza nazionale americano Jake Sullivan, in un briefing alla Casa Bianca a proposito del riconoscimento da parte di alcuni Paesi europei della Palestina. "La posizione del presidente Biden è chiara: gli Stati Uniti continuano a sostenere una soluzione a due Stati", ha sottolineato il funzionario. 

Netanyahu, scioccato da video soldatesse, faremo di tutto

"Sono scioccato dal video che documenta il rapimento delle nostre care soldatesse. Continueremo a fare di tutto per riportarle a casa". Lo scrive su X il premier israeliano Benyamin Netanyahu. "La brutalità dei terroristi di Hamas non fa che rafforzare la mia determinazione a lottare con tutte le mie forze fino all'eliminazione di Hamas, per garantire che ciò che abbiamo visto stasera non accada mai più", aggiunge il premier.

Herzog, il mondo guardi alla crudeltà di Hamas sugli ostaggi

"Il mondo deve guardare a questa crudele atrocità. Chi ha a cuore i diritti delle donne e chi crede nella libertà deve parlare apertamente e fare tutto il possibile per riportare a casa tutti i 128 ostaggi nelle mani di Hamas". E' il commento su X del presidente israeliano Isaac Herzog sul video delle 5 soldatesse israeliane rapite il 7 ottobre. "Cinque giovani donne trascinate via dai mostruosi terroristi di Hamas - spiega Herzog -. Sono state picchiate, minacciate di stupro e brutalmente prese in ostaggio dai terroristi. Liri, Karina, Agam, Daniella e Naama sono ancora nelle loro mani, lottiamo per riportarle a casa".

Israele, 3 soldati uccisi nei combattimenti a Gaza nord

Le forze armate israeliane hanno reso noto che tre soldati sono rimasti uccisi nei combattimenti nel nord di Gaza. Lo annuncia l'Idf. I soldati sono il sergente maggiore Gideon Chay DeRowe, di 33 anni, un soldato dell'unità d'élite di ingegneria di combattimento Yahalom; il capitano Israel Yudkin, di 22 anni, ufficiale della 97a divisione della Brigata Kfir; e il sergente maggiore. Eliyahau Haim Emsallem, di 21 anni, soldato della 97a divisione della Brigata Kfir. Anche questo lo rende noto l'Idf 

Diffuso video soldatesse rapite da Hamas,'vi schiacceremo'

Le tv israeliane hanno trasmesso il video del rapimento delle 5 soldatesse israeliane rapite dal kibbutz di Nahal Oz il 7 ottobre la cui diffusione è stata autorizzata dal Forum delle famiglie degli ostaggi. Nelle terribili immagini si vedono, attorniate dai miliziani di Hamas, Liri Elbag, Karina Ariev, Agam Berger, Daniela Gilboa e Naama Levy appena catturate e sanguinanti. Vengono ammanettate, fatte sedere sotto minaccia delle armi, condotte su una jeep e portate nella Striscia. Una delle frasi ripetute dai terroristi di Hamas è "cani, vi schiacceremo tutti" e ancora "siete belle sioniste". Le 5 sono ancora prigioniere a Gaza. 

Netanyahu, Stato di Palestina una ricompensa al terrorismo

"L'intenzione di diversi paesi europei di riconoscere uno Stato palestinese è una ricompensa per il terrorismo". Lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu aggiungendo che "l'80% dei palestinesi in Giudea e Samaria (Cisgiordania, ndr) sostiene il terribile massacro del 7 ottobre". "A questo male - ha denunciato - non bisogna dare un paese. Questo sarà uno Stato terrorista, tenterà di ripetere continuamente il massacro del 7 ottobre. Un premio al terrorismo non porterà la pace e non ci impedirà nemmeno di sconfiggere Hamas". 

Fonti Egitto, 'mai modificata la proposta di tregua a Gaza'

L'Egitto non ha modificato alcuna disposizione del documento di cessate il fuoco a Gaza poi approvato da Hamas": lo assicurano fonti di Al Arabiya, smentendo affermazioni pubblicate oggi dalla Cnn secondo le quali il vice direttore dell'intelligence egiziana, Ahmed Abdel Khalek, avrebbe posto mano al testo concordato con Israele prima di sottoporlo ad Hamas.   "L'Egitto - afferma la stessa fonte - si è impegnato a costringere Hamas al rispetto del cessate il fuoco e allo scambio dei detenuti", ma - ha aggiunto - non ha avallato alcun documento che garantisse a Israele il diritto di presenza militare a Gaza in futuro".   Una fonte egiziana di alto livello ha intanto respinto, riferisce su X l'emittente statale egiziana Al Qahera - "i complotti di Israele per espellere i residenti della Striscia di Gaza nel Sinai". E ha invitato Israele "a riconsiderare il suo atteggiamento nei confronti dei 500 camion egiziani di assistenza al valico di Kerem Shalom prima di accusare l'Egitto di impedire l'accesso agli aiuti". "L'Egitto - insiste - non permetterà a Israele di raggiungere i suoi obiettivi nei territori palestinesi a scapito del Cairo". 

Unrwa, '75% popolazione Gaza costretta a spostamenti forzati'

Quasi il 75% della popolazione di Gaza è stata costretta a spostamenti forzati all'interno della Striscia dall'inizio dell'offensiva militare israeliana in risposta al massacro del 7 ottobre. Lo ha reso noto l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa), secondo cui molti abitanti dell'enclave sono stati costretti a muoversi in più di un'occasione a causa delle operazioni militari.

Secondo l'agenzia delle Nazioni Unite, parte della popolazione di Gaza è stata sfollata fino a quattro o cinque volte in brevi periodi di tempo. L'ultimo di questi sfollamenti di massa è avvenuto nella città di Rafah, nel sud di Gaza. "Per migliaia di famiglie palestinesi non c'è un posto dove andare: le operazioni continuano a rappresentare una minaccia continua e gli edifici si sono trasformati in macerie. Nessun posto è sicuro a Gaza", ha dichiarato l'Unrwa, secondo cui in totale circa 900mila persone, quasi la metà della popolazione totale della Striscia di Gaza, è stata costretta a lasciare Rafah dal 6 maggio, quando è iniziato il raid militare israeliano.

Schlein: "Serve riconoscimento Ue dello Stato di Palestina"

"Bene la Spagna di Pedro Sanchez, la Norvegia e l'Irlanda che riconosceranno lo Stato di Palestina. Quello che noi chiediamo è il riconoscimento europeo dello Stato di Palestina per aiutare il processo di pace". Lo dice la segretaria Pd, Elly Schlein, a margine di un evento dela Cna a Roma.

Usa: "La Palestina non si riconosce in modo unilaterale"

Lo Stato palestinese dovrebbe essere riconosciuto attraverso trattative non in modo "unilaterale". Lo afferma un portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca alla Cnn in merito all'annuncio di Spagna, Irlanda e Norvegia di riconoscere lo Stato palestinese. "Il presidente è un sostenitore di una soluzione a due Stati e lo è stato per tutta la sua carriera" ma "crede che uno Stato palestinese dovrebbe essere realizzato tramite trattative dirette fra le parti e non tramite un riconoscimento unilaterale", ha spiegato.

Pentagono: "Aiuti del molo a Gaza non ancora consegnati"

"Nessuno degli aiuti che sono stati scaricati dal molo temporaneo costruito dagli Usa al largo della costa di Gaza è stato consegnato alla popolazione palestinese: lo ha ammesso il portavoce del Pentagono Pat Ryder spiegando che gli Stati Uniti stanno lavorando con Israele e le Nazioni Unite per stabilire "percorsi alternativi" per la consegna sicura delle 569 tonnellate di aiuti dopo che folle di disperati hanno intercettato nel fine settimana i primi camion provenienti dal molo. Da ieri, ha riferito, si è cominciato a trasferire gli aiuti in magazzini in attesa di distribuirli quando saranno risolti i problemi di sicurezza".

Khamenei: "La promessa di eliminare Israele sarà mantenuta"

La Guida Suprema dell'Iran, Ali Khamenei, ha affermato durante il suo incontro con il capo dell'ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, che "la promessa di eliminare Israele sarà mantenuta. Vedremo il giorno in cui la Palestina passerà dal fiume al mare". Lo riporta l'agenzia Irna. Khamenei ha poi sottolineato che "la resistenza del popolo di Gaza ha impressionato il mondo" facendo riferimento alle "proteste nelle università degli Stati Uniti a sostegno della Palestina". Secondo la Guida suprema iraniana, "il popolo di Gaza ha sconfitto gli Stati Uniti, la Nato, la Gran Bretagna e altri Paesi".

Israele autorizza ritorno in tre insediamenti Cisgiordania

Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha dato istruzioni per consentire agli israeliani di entrare in un'area della Cisgiordania del nord dove era stato loro vietato l'ingresso dal disimpegno del 2005, ordinato dall'allora premier Ariel Sharon. Si tratta di 3 insediamenti ebraici in Cisgiordania sui 4 nei quali all'epoca Sharon - insieme al ritiro da Gaza - impose il divieto e le cui strutture furono parzialmente distrutte. La mossa di Gallant fa seguito ad una mozione approvata alla Knesset lo scorso anno che annulla quegli ordini.

Riad: "Bene riconoscimento Stato palestinese da tre Paesi europei"

L'Arabia Saudita ha elogiato la decisione di Irlanda, Norvegia e Spagna di riconoscere uno Stato palestinese e ha invitato gli altri Paesi a fare lo stesso. Lo rende noto il ministero degli Esteri saudita in una nota.

Riconoscimento Palestina, Turchia: 'Bene Irlanda, Norvegia e Spagna, passo estremamente importante"

La Turchia di Recep Tayyip Erdogan plaude agli annunci di Irlanda, Norvegia e Spagna che "riconosceranno lo Stato di Palestina". "Riteniamo che il riconoscimento della Palestina sia un requisito di diritto internazionale, giustizia e coscienza - si legge in una nota diffusa dal ministero degli Esteri di Ankara - E' un passo estremamente importante per ripristinare i diritti usurpati del popolo palestinese sotto occupazione e raggiungere lo status che la Palestina merita nella comunità internazionale". La Turchia assicura che "continuerà con l'impegno affinché più Paesi riconoscano la Palestina".

Giordania: passo essenziale per soluzione due Stati

La Giordania saluta la decisione di Norvegia, Spagna e Irlanda di riconoscere lo Stato di Palestina, definendola un "passo importante ed essenziale verso la soluzione dei due Stati". Il Regno "accoglie con favore la decisione di riconoscere lo Stato palestinese presa da Paesi europei amici", ha dichiarato il ministro degli Esteri giordano Aymane al-Safadi. "Consideriamo questa decisione un passo importante ed essenziale verso la soluzione dei due Stati, con uno Stato palestinese indipendente e sovrano entro i confini del 4 giugno 1967", ha aggiunto in una conferenza stampa. Safadi ha espresso la speranza che "questa decisione dia origine a un movimento piu' ampio che imponga la pace e metta tutti i Paesi del mondo e della regione su un percorso chiaro verso una pace giusta e globale, unica garanzia di sicurezza e stabilità per la Palestina, Israele e la regione". Inoltre, ha proseguito, si tratta di un "passo importante, essenziale e necessario in risposta alle azioni del governo israeliano, che non solo rifiuta la soluzione dei due Stati, ma sta anche adottando misure concrete sul campo che stanno uccidendo le possibilita' di raggiungere la pace nella regione".

Egitto: 'Nessun compromesso con Israele sul valico di Rafah'

L'Egitto "è irremovibile nella sua opposizione a qualsiasi coinvolgimento israeliano nella gestione del valico di Rafah": lo ha ribadito un alto diplomatico in condizioni di anonimato al sito egiziano Ahram online, rivelando che una proposta di compromesso in questo senso era stata presentata sabato scorso, ma è stata respinta. La proposta, a quanto si è appreso, prevedeva un controllo congiunto israelo-egiziano del valico di Rafah, con una "partecipazione non ufficiale" di rappresentanti palestinesi sotto la supervisione israeliana", dopo il ritiro delle truppe. A presentarla, un funzionario dello Shin Bet, il servizio di sicurezza israeliano, durante una visita al Cairo la scorsa settimana. "Il rifiuto da parte dell'Egitto - secondo il diplomatico - era prevedibile". Il piano israeliano proposto, ha detto, "non allevierebbe la sofferenza dei palestinesi a Gaza" perchè manterrebbe la supervisione israeliana e non garantirebbe il passaggio degli aiuti. "La mancanza di chiarezza nella posizione di Israele ha causato incertezza su qualsiasi pianificazione postbellica", ha affermato il diplomatico", un punto sul quale il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è in questi giorni oggetto di forti pressioni anche all'interno del Paese. Gli Stati Uniti hanno chiesto un'Autorità Palestinese rivitalizzata per governare Gaza, con l'assistenza di alcuni stati arabi, tra cui Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, prima di un'eventuale riconoscimento dei due Stati. Tuttavia, nel frattempo, le relazioni tra Egitto e Tel Aviv si sono ulteriormente deteriorate in seguito alla presa di Rafah da parte di Israele e alle reciproche accuse sul deterioramento della crisi umanitaria nel sud di Gaza. "A meno che l'Occidente - e gli Stati Uniti in particolare - non aumenti la pressione su Israele affinché compia passi irreversibili verso una soluzione a due Stati, non c'è modo di prevenire futuri scontri nei territori palestinesi occupati o di mantenere la stabilità nel Paese", conclude il diplomatico su Ahram online. 

La Slovenia saluta il riconoscimento della Palestina

Il primo ministro sloveno, Robert Golob, ha accolto con favore l'annuncio di Spagna, Irlanda e Norvegia per il riconoscimento imminente della Palestina. In una nota diffusa dal suo ufficio, Golob ha ricordato come Lubiana abbia già avviato, un paio di settimane fa, la procedura parlamentare per il riconoscimento della Palestina, che dovrebbe essere formalizzato entro metà giugno. L'auspicio è che, si legge ancora nella nota, possano presto seguire queste orme altri Paesi e Stati membri dell'Unione europea. Il primo ministro è convinto che solo la soluzione a due Stati possa risolvere la questione israelo-palestinese e portare stabilità e pace duratura in Medio Oriente.

Magistrati Israele: 'Accuse Cpi senza basi, non ha potere'

Il procuratore generale di Israele Gali Baharav-Miara e il procuratore di Stato Amit Aisman hanno definito "senza basi" la richiesta del procuratore della Cpi Karim Khan di mandati di arresto nei confronti del premier Benyamin Netanyahu e del ministro della Difesa Yoav Gallant. I due maggiori magistrati israeliani hanno sostenuto di aver esaminato tutte le accuse di violazioni della legga da parte di Khan e che la Cpi non ha l'autorità di indagare e incriminare leader israeliani. "Le forze di sicurezza, inclusa l'Idf - ha detto in una nota congiunta - combattono la guerra nel pieno rispetto delle regole del diritto internazionale".

In Ue sono ora 11 i Paesi che riconoscono lo Stato palestinese

Prima del riconoscimento annunciato oggi da Spagna, Irlanda e Norvegia (che non fa parte dell'Unione Europea), la Svezia era l'unico Paese dell'Ue ad aver attuato il riconoscimento dello Stato palestinese, nel 2014. Malta, Cipro, Polonia, Ungheria, Cechia, Slovacchia, Romania e Bulgaria invece lo avevano fatto quando ancora non erano membri dell'Unione. Nel 1999 l'Unione europea si dichiarò pronta a "riconoscere uno Stato palestinese a tempo debito", come scritto nelle conclusioni del Consiglio europeo di Berlino. A livello mondiale, lo Stato di Palestina è a questo punto riconosciuto da 142 Paesi, circa il 70% dei membri delle Nazioni Unite: quasi tutta l'Asia, l'Africa e l'America Latina. Tra i Paesi che non lo fanno, mantenendo comunque relazioni diplomatiche con l'Autorità Nazionale Palestinese ci sono invece Stati Uniti, Canada, Giappone, Corea del Sud, Australia, Nuova Zelanda e Italia. Il 10 maggio scorso l'Assemblea Onu ha votato una risoluzione affermando che la Palestina è "qualificata a diventare Stato membro" con 143 voti a favore, 25 astenuti (Italia compresa) e nove contrari, tra cui gli Usa.

Haaretz: 'Ben Gvir stamattina sulla Spianata delle Moschee'

Il ministro della Sicurezza nazionale e leader di destra radicale Itamar Ben Gvir si è recato questa mattina a Gerusalemme sulla Spianata delle Moschee, che per gli ebrei è il Monte del Tempio. Secondo Haaretz, è la prima visita dal 7 ottobre scorso.

Francia: riconoscere Palestina non è tabù ma non è momento

Il riconoscimento dello Stato palestinese "non è un tabù" ma ora non è il momento giusto: lo ha detto il ministro degli Esteri francese, Stéphane Séjourné, in una dichiarazione all'agenzia Afp.

Israele richiama ambasciatore a Madrid e convoca diplomatici Spagna, Norvegia e Irlanda

Israele richiama per consultazioni anche la sua ambasciatrice in Spagna, Rodica Radian-Gordon, dopo l'annuncio sul prossimo riconoscimento dello stato palestinese. Lo riferiscono il Jerusalem Post e i media spagnoli dopo che il ministro degli Esteri Israel Katz aveva reso noto di aver "dato istruzioni per il richiamo immediato degli ambasciatori di Israele in Irlanda e Norvegia per consultazioni". Gli ambasciatori di Spagna, Norvegia e Irlanda in Israele sono stati invece convocati al ministero degli Esteri a Gerusalemme. 

Israele: 'Raid su una scuola Unrwa dove erano membri Hamas'

L'Idf ha attaccato una scuola dell'Unrwa a Nuseirat, nella parte centrale della Striscia, "dove si erano concentrati membri di Hamas". Lo ha fatto sapere il portavoce militare, secondo cui tra "gli operativi nella scuola c'era un membro dell'unità anti tank di Hamas e uno della forza di elite della fazione 'Nukheba'". Il luogo - ha proseguito - era stato usato per "immagazzinare armi, inclusi mortai, fucili e ordigni esplosivi". Esplosioni secondarie sono state viste sul posto e questo "conferma che il luogo era servito a immagazzinare le armi". L'attacco - ha spiegato ancora - è stato accuratamente "programmato e sono state usate munizioni mirate per non colpire il più possibile civili non coinvolti".

Abu Mazen: "Altri Paesi Ue riconoscano lo stato della Palestina"

La presidenza di Abu Mazen ha salutato l'annuncio di Irlanda, Norvegia e Spagna di riconoscere lo Stato di Palestina ed ha esortato gli altri Paesi della Ue a fare lo stesso. "L'obiettivo - ha detto citato dalla Wafa - è quello di raggiungere la Soluzione a 2 stati basata sulle Risoluzioni internazionali e nei confini del 1967". 

Abu Mazen

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Israele richiama l'ambasciatore a Madrid e convoca gli inviati

Il ministro degli Esteri Israel Katz ha richiamato l'ambasciatore israeliano a Madrid dopo l'annuncio della Spagna sullo Stato palestinese. Al contempo - ha fatto sapere il ministero degli Esteri - ha convocato gli inviati di Irlanda, Norvegia e Spagna stessa ai quali "sarà mostrato il video delle soldatesse israeliane rapite da Hamas". ""Hanno deciso di assegnare una medaglia d'oro agli assassini di Nazi Hamas, mostreremo loro - ha detto Katz - la decisione contorta presa dai loro governi.

Hamas: "Passo importante da Norvegia, Spagna e Irlanda"

Un "passo importante". Hamas reagisce così dopo l'annuncio del prossimo riconoscimento dello stato palestinese da parte di Norvegia, Spagna e Irlanda. Per il gruppo si tratta di un "passo importante verso l'affermazione del nostro diritto alla nostra terra" e alla "fondazione del nostro stato indipendente con Gerusalemme come capitale". In un comunicato rilanciato anche dalla tv satellitare al-Jazeera, Hamas chiede ai "Paesi nel mondo di riconoscere i nostri diritti nazionali legittimi" e "sostenere la lotta del nostro popolo per la liberazione ponendo fine all'occupazione israeliana". 

Store: "La Norvegia riconoscerà la Palestina come Stato indipendente e sovrano, con tutti i diritti e gli obblighi che ciò comporta"

"La Norvegia riconoscerà la Palestina come Stato indipendente e sovrano, con tutti i diritti e gli obblighi che ciò comporta", ha dichiarato il primo ministro Store, sottolineando il diritto di vivere in pace all'interno dei propri confini e l'obbligo di seguire le risoluzioni Onu in materia. "La delimitazione territoriale tra lo Stato di Palestina e lo Stato di Israele dovrebbe basarsi sui confini precedenti al 4 giugno 1967, in altre parole sulla linea di demarcazione dell'Accordo di Armistizio del 1949, con Gerusalemme come capitale condivisa", ha precisato il premier, non escludendo la possibilità di eventuali accordi bilaterali per lo scambio di terre tra i due Stati. Store ha inoltre condannato l'attacco terroristico del 7 ottobre: "Israele ha il diritto di difendersi nel quadro del diritto internazionale", ha detto, aggiungendo che una soluzione a due Stati sarebbe anche a vantaggio di Israele: "Ciò contribuirà a rendere la regione più pacifica e stabile." ha rimarcato. Da parte sua, il ministro degli Esteri, Espen Barth Eide, ha definito "catastrofici" gli ultimi sviluppi in Medio Oriente: "La fiducia tra le parti è ai minimi storici, questa spirale negativa deve essere invertita; è tempo di pensare a qualcosa di nuovo", ha sottolineato. L'obbiettivo è quello di ridurre lo squilibrio nel rapporto tra le due parti, "continueremo a lavorare per rafforzare le forze moderate sia in Israele che in Palestina", ha spiegato. Il prossimo appuntamento sarà domenica a Bruxelles, dove Eide insieme a Josep Borrell, Alto Rappresentante dell'Ue per gli affari esteri e rappresentanti degli Stati membri, terranno un incontro con il nuovo primo ministro palestinese Mohammed Mustafa. Lunedì invece, sempre a Bruxelles, l'incontro tra i ministri degli Esteri europei e arabi. Martedì sarà poi riconosciuto ufficialmente lo Stato di Palestina in Norvegia, Irlanda e Spagna. 

Olp: "Storico il riconoscimento europeo dello Stato di Palestina"

L'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp) ha definito oggi "storico" il riconoscimento di uno Stato palestinese da parte di Spagna, Irlanda e Norvegia. 

Quali Paesi riconoscono lo Stato palestinese

La guerra di Israele a Gaza, in corso da più di sette mesi, dall'attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre, ha rilanciato la spinta globale per il riconoscimento di uno Stato palestinese. Norvegia, Spagna e Irlanda hanno annunciato oggi l'intenzione di riconoscere uno Stato della Palestina, rompendo con la posizione a lungo sostenuta dalle potenze occidentali, secondo cui uno Stato palestinese può nascere solo nell'ambito di una pace negoziata con Israele. Secondo l'Autorità Palestinese, che ha poteri limitati in alcune parti della Cisgiordania occupata, 142 dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite riconoscono già uno Stato di Palestina.

Tra questi vi sono molti Paesi mediorientali, africani e asiatici, ma non gli Stati Uniti, il Canada, la maggior parte dell'Europa occidentale, l'Australia, il Giappone e la Corea del Sud.

Ad aprile, gli Stati Uniti hanno usato il loro veto al Consiglio di Sicurezza dell'ONU per impedire la richiesta palestinese di diventare uno Stato membro a pieno titolo delle Nazioni Unite.

Anp: "Bene Norvegia, Spagna e Irlanda, altri Paesi seguano l'esempio"

La presidenza dell'Autorità palestinese accoglie con soddisfazione la decisione di Norvegia, Spagna e Irlanda sul riconoscimento dello Stato di Palestina. Lo riferisce l'agenzia palestinese Wafa.

La Norvegia, afferma la presidenza palestinese, "ha sostenuto con forza i diritti del popolo palestinese nel corso degli ultimi anni e ha votato a favore di questi diritti nelle sedi internazionali". E "questa prima decisione costituisce il culmine di queste posizioni ed è conforme ai principi del diritto internazionale che riconoscono il diritto dei popoli a liberarsi dal colonialismo e dall'oppressione e a vivere nella libertà, nella giustizia e nell'indipendenza". 

Hamas: "Riconoscimenti dello Stato palestinese dopo una coraggiosa resistenza"

Un alto funzionario di Hamas ha dichiarato che è stata la "coraggiosa resistenza" del popolo palestinese a spingere tre Paesi europei in rapida successione - Norvegia, Irlanda e Spagna - a riconoscere uno Stato di Palestina. "Questi riconoscimenti successivi sono il risultato diretto di questa coraggiosa resistenza e della leggendaria fermezza del popolo palestinese... Crediamo che questo sarà un punto di svolta nella posizione internazionale sulla questione palestinese", ha dichiarato Bassem Naim, un alto membro dell'ufficio politico di Hamas.

Haniyeh a Teheran: "L'Iran continuerà il sostegno alla Palestina"

E' presente anche il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, alla cerimonia funebre a Teheran per il presidente iraniano Ebrahim Raisi e gli altri funzionari morti nell'incidente aereo di domenica. "Sono venuto a nome del popolo palestinese, a nome delle fazioni della resistenza di Gaza per esprimere le nostre condoglianze", ha detto Haniyeh ai presenti. A Teheran è arrivato anche il numero due degli Hezbollah libanesi, Naim Qassem. "Siamo sicuri che l'Iran continuerà a sostenere la nazione palestinese", ha aggiunto Haniyeh, che aveva un rapporto molto stretto con il ministro degli Esteri di Teheran, Hossein Amirabdollahian, anche lui vittima dello schianto dell'elicottero presidenziale domenica. Amirabdollahian aveva costruito la sua carriera agli Esteri proprio occupandosi di Palestina e mondo arabo. 

Tajani: "Italia astenuta all'Onu sulla Palestina perché presidente del G7"

"L'Italia si è astenuta sul voto Onu per il riconoscimento della Palestina perché sta alla guida del G7 e la maggioranza dei Paesi che ne fanno parte si è astenuta. Siamo a favore dello Stato di Israele e di quello della Palestina. Siamo sostenitori della creazione di una missione Onu". Così il ministro degli Esteri e leader di Forza Italia Antonio Tajani ieri sera a Otto e mezzo su La7.

Sanchez: "Riconoscimento non è contro Israele, né a favore di Hamas"

"Voglio chiarire una cosa, questo riconoscimento non è contro nessuno, non è contro il popolo di Israele, un popolo che apprezziamo. E tanto meno contro gli ebrei, la cui storia è legata alla Spagna". E "non è nemmeno a favore di Hamas". Lo ha detto il premier spagnolo Pedro Sánchez, in dichiarazioni riportate dai media spagnoli dopo l'annuncio sul prossimo riconoscimento dello stato palestinese.

Il Papa: "Viviamo la guerra mondiale, preghiamo per la pace"

"Preghiamo per la pace, abbiamo bisogno di pace, il mondo è in guerra. Non dimentichiamo la martoriata Ucraina che sta soffrendo tanto. Non dimentichiamo Palestina, Israele, che si fermi questa guerra. Non dimentichiamo il Myanmar e non dimentichiamo tanti Paesi in guerra". Lo ha detto il Papa al termine dell'udienza generale invitando a "pregare per la pace in questo tempo di guerra mondiale".

Papa Francesco

©Ansa

Sanchez: "Dalle parole ai fatti, il riconoscimento dello stato palestinese per la pace e la giustizia"

"E' giunto il momento di passare dalle parole ai fatti". Lo ha  detto il premier spagnolo Pedro Sánchez annunciando che martedì prossimo arriverà dalla Spagna il riconoscimento dello stato palestinese. "Riconosceremo lo Stato di Palestina per la pace, per coerenza e per la giustizia", ha aggiunto nelle dichiarazioni rilanciate dai media spagnoli.

L'Irlanda annuncia il riconoscimento dello Stato palestinese

L'Irlanda annuncia ufficialmente il riconoscimento di uno Stato palestinese. L'annuncio è stato fatto dal primo ministro irlandese Simon Harris in conferenza stampa. "Oggi Irlanda, Norvegia e Spagna annunciano che riconosciamo lo Stato di Palestina", ha affermato Harris, salutando un "giorno storico e importante per l'Irlanda e la Palestina". 

Sanchez: "La Spagna riconoscerà lo Stato della Palestina il 28 maggio"

"Spagna riconoscerà il prossimo 28 maggi lo Stato della Palestina". Lo ha annunciato oggi al Congresso il premier Pedro Sanchez. Nell'audizione Sanchez è chiamato a dare informazioni sulla situazione a Gaza, oltre a spiegazioni sull'attività della moglie, Begona Gomez, dopo l'apertura di un'inchiesta preliminare da parte della sezione 41 istruttoria del Tribunale di Madrid, sulla base di un esposto presentato dal sedicente sindacato Manos Limpias. 

Sky News: "Oggi Irlanda, Norvegia e Spagna annunciano il riconoscimento dello Stato di Palestina"

Le famiglie degli ostaggi annunciano un video con 5 soldatesse prese da Hamas

Le famiglie di 5 vedette militari israeliane donne, rapite il 7 ottobre nel kibbutz di Nahal Oz, hanno deciso di diffondere un filmato che mostra il loro sequestro. Lo ha annunciato i Forum delle famiglie degli ostaggi aggiungendo che il video, di oltre 3 minuti, sarà pubblicato alle 18.00 (le 17 in Italia) e che le immagini sono state ottenute dalle 'body camera' dei miliziani di Hamas catturati. Il Forum ha spiegato che "il governo israeliano non deve perdere altro tempo: deve ritornare al tavolo negoziale oggi". Le vedette militari rapite da Hamas il 7 ottobre furono 7, di queste ancora 5 sono prigioniere a Gaza da 229 giorni. Delle altre due, una - Ori Megidish è stata liberata dall'Idf dopo 23 giorni; l'altra - Noa Marciano - è stata uccisa da Hamas e il suo corpo è stato recuperato dall'esercito e riportato in Israele.

Israele richiama gli ambasciatori in Norvegia e Irlanda

Il ministro degli Esteri Israel Katz ha ordinato "l'immediato ritorno in Israele" degli ambasciatori in Irlanda e Norvegia "per consultazioni, alla luce della decisione di questi Paesi di annunciare il riconoscimento di uno Stato palestinese". Katz ha denunciato che "Irlanda e Norvegia intendono inviare oggi un messaggio ai palestinesi e al mondo intero: il terrorismo paga". "Israele - ha detto Katz - non sarà compiacente con chi vuole minarne la sovranità e ne mettono in pericolo la sicurezza". Il ministro ha poi ammonito che se la "Spagna realizzasse la sua intenzione di riconoscere uno Stato palestinese, un passo simile verrà fatto nei suoi confronti". "La parata della stupidità irlandese-norvegese non ci scoraggia, siamo determinati a raggiungere i nostri obiettivi: restituire la sicurezza ai nostri cittadini con la rimozione di Hamas e il ritorno dei rapiti. Non esistono obiettivi - ha concluso - più giusti di questi." 

Leader di Hamas: "L'Iran continuerà a sostenere la Palestina"

"Siamo sicuri che l'Iran continuerà a sostenere la nazione palestinese con le sue politiche, le sue strategie e i suoi valori fino a quando la bandiera della vittoria non sarà innalzata sulla moschea di Al-Aqsa": lo ha detto il capo dell'ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, nel suo discorso alla cerimonia di addio per Ebrahim Raisi. 

"La Norvegia riconoscerà lo Stato palestinese dal 28/5"

La Norvegia riconoscerà lo Stato palestinese dal 28 maggio: lo ha detto il primo ministro del Paese, Jonas Gahr Store.

Iran, a Teheran decine di migliaia di persone alla cerimonia funebre per Raisi

Una grande folla si è riunita dentro e intorno all'Università della capitale, dove il leader supremo della Repubblica islamica, l'ayatollah Ali Khamenei, guiderà le preghiere durante la cerimonia di addio per il presidente, deceduto all'età di 63 anni insieme ad altre sette persone in un incidente in elicottero. LE FOTO

Funerali Raisi

©IPA/Fotogramma

Media: "A Teheran c'è anche il numero due di Hezbollah"

Anche il numero due di Hezbollah, Naim Qassem, ha partecipato a Teheran all'ultimo saluto al presidente iraniano Ebrahim Raisi, morto domenica nell'incidente dell'elicottero su cui viaggiava con il ministro degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian e altre persone. Lo riferisce il canale libanese Al Mayadeen.

Leader di Hamas Haniyeh a Teheran per i funerali di Raisi

Ismail Haniyeh, il capo dell'ufficio politico di Hamas, si trova a Teheran, dove sta partecipando alla cerimonia di addio per Ebrahim Raisi, il presidente iraniano morto domenica dopo che l'elicottero sul quale viaggiava si è schiantato in un'area remota nel nord ovest del Paese, vicino al confine con l'Azerbaigian. Lo riporta Mehr, pubblicando un video in cui si vede Haniyeh che saluta il comandante in capo dell'Esercito iraniano, Abdolrahim Mousavi, mentre partecipa alla cerimonia. Decine di migliaia di iraniani si sono radunati nella capitale per il funerale, dove la Guida suprema, Ali Khamenei, guiderà le preghiere

Cnn: "L'Egitto modificò l'intesa sulla tregua poi accettata da Hamas"

L'Egitto ha modificato "dietro le quinte" i termini dell'intesa sul cessate il fuoco e sul rilascio degli ostaggi che era in discussione tra le parti lo scorso 6 maggio e che fu accettata da Hamas e respinta invece da Israele. Lo ha riferito la Cnn che cita tre fonti a conoscenza dei fatti. "Siamo stati tutti ingannati", ha detto una di queste secondo cui la formulazione dell'accordo sottoscritto da Hamas era diversa dalla bozza che Usa e Qatar ritenevano fosse stata trasmessa alla fazione islamica a Gaza. La Cnn ha poi sostenuto che le modifiche sono state apportate dal vice direttore dell'intelligence egiziana, Ahmed Abdel Khalek. 

Forze israeliane: "Ucciso in un raid esponente di Hamas che partecipò all'attacco del 7/10"

Le forze israeliane (Idf) annunciano l'uccisione in un raid aereo sulla Striscia di Gaza di un combattente di Hamas accusato di aver partecipato all'attacco del 7 ottobre dello scorso anno in Israele. Si tratta, riportano i media israeliani, di Ahmed Yasser al-Qara, descritto come componente "di spicco" di Hamas e accusato anche di tentativi di attacco contro le truppe israeliane a Gaza nel contesto delle operazioni militari contro il gruppo scattate in risposta all'attacco di sette mesi fa. Al-Qara, stando a quanto reso noto, è stato ucciso insieme a Suhaib Ra'ed Abu Riba di Hamas e Anas Muhammad Abu Rajileh della Jihad Islamica palestinese.

Netanyahu a Cnn: "Accuse del Cpi più che scandalose"

Accuse "piu'che scandalose": il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha ribadito alla Cnn il suo commento alla richiesta di arresto nei suoi confronti per crimini di guerra avanzata dal procuratore capo della corte penale internazionale,  definendo quest'ultimo un "procuratore disonesto che ha contestato accuse sia pericolose che false". 

Cnn: "Ultimi colloqui falliti per la scorrettezza dell'Egitto"

L'ultimo tentativo di raggiungere un accordo di pace in Medio Oriente e' fallito a causa di una scorrettezza dei mediatori egiziani, che hanno cambiato i termini dell'accordo senza avvisare gli altri partecipanti ai colloqui in corso al Cairo. Lo rivela la CNN, in riferimento ai tentativi di raggiungere un accordo per una tregua a Gaza, citando tre fonti. 

Media: uccisi a Gaza fino al 35% dei miliziani di Hamas

Secondo fonti dell'intelligence Usa è stato ucciso il 30-35% - quindi un terzo - dei miliziani di Hamas nella guerra a Gaza. Lo ha riferito - ripreso dai media israeliani - il quotidiano Usa Politico sul suo sito, secondo cui il 65% dei tunnel della fazione islamica è ancora intatto. 

Onu sospende distribuzione aiuti Rafah, manca sicurezza

L'Onu ha deciso di sospendere la distrubuzione degli aiuti a Gaza per mancanza di sicurezza e anche gli arrivi attraverso il molo galleggiante realizzato dagli Stati Uniti sono bloccati da due giorni. Secondo quanto riferisce il Guardian, anche il progetto di utilizzare quel passaggio per gli aiuti via mare e' a rischio proprio a causa della mancanza di garanzie per le agenzie umanitarie da parte di Israele.  

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