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Caso Trump, l’accusa: “Piano criminale per influenzare voto 2016”. Difesa: “Non è reato”

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©Ansa

Per il procuratore di New York il tycoon mise a punto fin dal 2015 un disegno per nascondere informazioni che avrebbero compromesso la sua corsa alla Casa Bianca. Qui rientrerebbero anche i 130 mila dollari pagati all’attrice porno Stormy Daniels. Il legale: "Non c'è niente di sbagliato nel cercare di influenzare un'elezione. Si chiama democrazia"

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Entra nel vivo il processo che vede Donald Trump accusato di aver manipolato le elezioni presidenziali del 2016. "Questo è un giorno molto, molto triste in America", ha detto l'ex presidente ai reporter prima di entrare nell'aula del processo, definendosi ancora una volta vittima di una "caccia alle streghe". Di diverso avviso l'accusa: "Questo caso – ha detto in aula il procuratore di New York Matthew Colangelo - riguarda un'associazione a delinquere”, con Trump che avrebbe prima “orchestrato un piano per manipolare le elezioni del 2016” e poi lo avrebbe nascosto, “mentendo ripetutamente nei suoi documenti aziendali a New York". Qui rientrerebbero anche i 130 mila dollari pagati alla pornostar Stormy Daniels - con cui avrebbe avuto una relazione - per non rivelare informazioni private che avrebbero potuto ostacolare la sua ascesa alla Casa Bianca. La difesa non cede: “Donald Trump è innocente, non ha commesso alcun crimine", ha detto Todd Blanche, uno degli avvocati del tycoon, in apertura delle sue dichiarazioni preliminari. Anzi: "Non c'è niente di sbagliato nel cercare di influenzare un'elezione. Si chiama democrazia", ha continuato il legale. Trump deve difendersi da un totale di 34 capi d’imputazione. 

L'accusa: "Una cospirazione iniziata nel 2015"

L’accusa parla di una “cospirazione” iniziata nel 2015, poco dopo che Trump aveva annunciato la sua candidatura, durante un incontro con il suo avvocato Michael Cohen e l'editore del National Enquirer David Pecker: è lui il primo grande testimone, che riprenderà a parlare domani, 23 aprile. Insieme a Trump, Pecker e Cohen avrebbero organizzato come "influenzare le elezioni presidenziali nascondendo informazioni negative su Trump al fine di aiutarlo a essere eletto". Il procuratore Colangelo ha citato i pagamenti di Cohen a Stormy Daniels, effettuati poche settimane prima delle elezioni del 2016, per non farle parlare pubblicamente della sua relazione con Trump. Soltanto dopo il voto, ha continuato l’accusa, l’ex presidente rimborsò Cohen e i due ne "mascherarono lo scopo". Trump avrebbe infatti dichiarato "nei documenti aziendali che stava pagando Cohen per servizi legali in base a un accordo inesistente".

La difesa: "Non fu commesso alcun reato"

Trump "è un uomo, è un marito, è un padre: è una persona proprio come voi e proprio come me", ha detto invece il legale Todd Blanche, che si riferisce al suo assistito come "presidente". Per la difesa le notizie sulla presunta relazione tra Trump e Daniels non sarebbero altro che "un tentativo di imbarazzare Trump e la sua famiglia". Blanche si è poi scagliato sia contro Cohen - definendolo "un bugiardo dichiarato" – che contro l’impianto accusatorio del processo, parlando dei 34 capi d’imputazione come di “pezzi di carta” che non svelano alcun crimine. Per Blanche "la giuria scoprirà un sacco di ragionevoli dubbi". 

 

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