Il presidente degli Usa assicura di lavorare senza sosta per ottenere il rilascio del corrispondente del Wall Street Journal. I genitori in una lettera: "Continueremo a combattere. Abbiamo trascorso un anno inimmaginabile"
È passato un anno da quando il giornalista americano Evan Gershkovich finì in carcere in Russia con l'accusa di spionaggio. Una notizia che ebbe un'eco mondiale. Dodici mesi dopo l'arresto del corrispondente del Wall Street Journal, 32 anni, il presidente Usa Joe Biden è tornato a parlare del caso, affermando che "sta lavorando ogni giorno" per il rilascio del giornalista americano detenuto in Russia. "Continueremo a denunciare e a imporre costi per i terribili tentativi della Russia di usare gli americani come merce di scambio", ha detto Biden. E ha citato anche il caso di Paul Whelan, un cittadino statunitense detenuto in Russia dal 2018.
La lettera dei genitori al Wall Street Journal
"Continueremo a combattere", dicono a un anno di distanza i famigliari del giornalista americano, promettendo di proseguire la battaglia per il suo rilascio e affermando che la sua innocenza ha dato loro coraggio in questa dura prova. "Non avremmo mai immaginato che una situazione del genere potesse accadere a nostro figlio e nostro fratello, tanto meno che trascorresse un anno intero nell'incertezza", hanno scritto i genitori Mikhail ed Ella e la sorella Danielle in una lettera ai lettori del Wall Street Journal, dove lavora il reporter. "Ma nonostante questa lunga battaglia, rimaniamo forti", assicurano. Per loro, dicono, è stato un anno "inimmaginabile". "È come se avessimo trattenuto il respiro. Abbiamo vissuto con un dolore costante nei nostri cuori pensando a Evan in ogni momento della giornata", hanno raccontato. "Attraverso tutte le sfide di questo periodo tumultuoso, abbiamo visto Evan affrontare questa incertezza, bloccato in questa piccola cella, con poche notizie dal mondo, senza la sua libertà", scrivono ancora.