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Il Papa: “Ucraina abbia coraggio di negoziare. A Gaza guerra di due irresponsabili”

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©Ansa

In un'intervista alla Radiotelevisione svizzera, Bergoglio ha parlato di "coraggio della bandiera bianca" citando la disponibilità della Turchia ad ospitare colloqui di pace tra Mosca e Kiev. Poi il Vaticano ha precisato: "Il Pontefice non chiede a Ucraina la resa". Sulla situazione a Gaza il Santo Padre critica lo stallo nelle trattative tra Hamas e Israele e aggiunge: "Tutti i conflitti finiscono in un accordo" 

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Papa Francesco, in un’intervista con la Radiotelevisione svizzera, ha parlato a lungo dei conflitti in corso nel mondo. "È più forte chi vede la situazione, chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca, di negoziare. Oggi si può negoziare con l'aiuto delle potenze internazionali. La parola negoziare è coraggiosa. Quando vedi che sei sconfitto, che le cose non vanno, occorre avere il coraggio di negoziare. Hai vergogna, ma con quante morti finirà? Negoziare in tempo, cercare qualche paese che faccia da mediatore. Nella guerra in Ucraina, ce ne sono tanti. La Turchia, si è offerta. E altri. Non abbiate vergogna di negoziare prima che la cosa sia peggiore”, ha detto Bergoglio (LO SPECIALE SULLA GUERRA RUSSIA-UCRAINA). In serata,  il direttore della sala stampa vaticana, Matteo Bruni, ha chiarito i termini dell'intervista: "Il Papa usa il termine bandiera bianca, e risponde riprendendo l'immagine proposta dall'intervistatore, per indicare con essa la cessazione delle ostilità, la tregua raggiunta con il coraggio del negoziato. Altrove nell'intervista, parlando di un'altra situazione di conflitto, ma riferendosi a ogni situazione di guerra, il Papa ha affermato chiaramente: 'il negoziato non è mai una resa'".

Le parole del Pontefice

Alla domanda se lui stesso si sia proposto per negoziare negli attuali conflitti, il Papa risponde: "Io sono qui, punto. Ho inviato una lettera agli ebrei di Israele, per riflettere su questa situazione. Il negoziato non è mai una resa. È il coraggio per non portare il paese al suicidio. Gli ucraini, con la storia che hanno, poveretti, gli ucraini al tempo di Stalin quanto hanno sofferto....". Il Papa ripropone poi la sua filosofia sull'origine delle guerre: "Dietro c'è sempre l'industria delle armi". "È un peccato collettivo questo - afferma Francesco -. Mi diceva l'economo, un mese fa, mi dava il rendiconto di come stavano le cose in Vaticano, sempre in deficit, lei sa dove oggi ci sono gli investimenti che danno più reddito? La fabbrica delle armi. Tu guadagni per uccidere. Più reddito: la fabbrica delle armi. Terribile la guerra". "Io questo lo dico sempre: quando sono stato nel 2014 al Redipuglia ho pianto. Poi lo stesso mi è successo ad Anzio, poi tutti i 2 novembre vado a celebrare in un cimitero. L'ultima volta sono andato al cimitero britannico e guardavo l'età dei ragazzi. Questo l'ho detto già, ma lo ripeto: quando c'è stata la commemorazione dello sbarco in Normandia, tutti i capi di governo hanno celebrato quella data ma nessuno ha detto che su quella spiaggia sono rimasti ben 20mila ragazzi".

Il Papa: “A Gaza la guerra di due irresponsabili”

"Tutti i giorni alle sette del pomeriggio chiamo la parrocchia di Gaza. Seicento persone vivono lì e raccontano cosa vedono: è una guerra. E la guerra la fanno due, non uno. Gli irresponsabili sono questi due che fanno la guerra. Poi non c'è solo la guerra militare, c'è la 'guerra-guerrigliera', diciamo così, di Hamas, un movimento che non è un esercito. È una brutta cosa”, dice Papa Francesco nell’intervista che andrà in onda il 20 marzo e di cui è stata data un'anticipazione. Alla domanda se però non si debba perdere la speranza di provare a mediare, risponde: "Guardiamo la storia, le guerre che abbiamo vissuto, tutte finiscono con l'accordo" (LO SPECIALE SUL CONFLITTO IN MEDIORIENTE).

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“A volte aiuti umanitari per coprire il senso di colpa”

"La guerra è una pazzia, è una pazzia”, conclude il Pontefice. Incalzato sulle ipocrisie della società, Francesco afferma: "Interventi umanitari? Si alle volte sono umanitari, ma sono per coprire anche un senso di colpa. E non è facile". Alla domanda su come rispondano i potenti della terra quando chiede loro la pace, Bergoglio afferma: "C'è chi dice, è vero ma dobbiamo difenderci… E poi ti accorgi che hanno la fabbrica degli aerei per bombardare gli altri. Difenderci no, distruggere. Come finisce una guerra? Con morti, distruzioni, bambini senza genitori. Sempre c'è qualche situazione geografica o storica che provoca una guerra... Può essere una guerra che sembra giusta per motivi pratici. Ma dietro una guerra c'è l'industria delle armi, e questo significa soldi". "C'è un'immagine che a me viene sempre. In occasione di una commemorazione dovevo parlare della pace e liberare due colombe. La prima volta che l'ho fatto, subito un corvo presente in piazza San Pietro si è alzato, ha preso la colomba e l'ha portata via. È duro. E questo è un po' quello che succede con la guerra. Tanta gente innocente non può crescere, tanti bambini non hanno futuro. Qui vengono spesso i bambini ucraini a salutarmi, vengono dalla guerra. Nessuno di loro sorride, non sanno sorridere. E un bambino che non sa sorridere sembra che non abbia futuro. Pensiamo a queste cose, per favore. La guerra sempre è una sconfitta, una sconfitta umana, non geografica". 

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Il Papa: “Io un peccatore ma cerco di non essere bugiardo”

"Siamo peccatori, e un po' di tenebra l'abbiamo", "anche un Papa", "cerco di non essere bugiardo, di non lavarmi le mani sui problemi altrui. Cerco, sono peccatore, e alle volte non riesco a fare così. Poi quando non riesco vado a confessarmi”, dice Francesco, parlando di sé stesso. Francesco parla anche del lungo percorso di uscita dalle "tenebre", verso "il bianco". "Tutta una vita - afferma -, ma quando tu cerchi tutta una vita di sistemare bene, di correggere le cose, arriverai a una cosa molto bella che è la vecchiaia felice. Penso a quei vecchi, quelle vecchiette con gli occhi trasparenti, sono stati giusti, hanno lottato…Possiamo dire la vecchiaia bianca, quella vecchiaia bella, trasparente". Quindi Bergoglio afferma l'importanza di avere un rapporto autocritico con sé stessi: "Quanto più una persona ha potere corre il pericolo di non capire le scivolate che fa. È importante avere un rapporto autocritico con i propri errori, con le proprie scivolate", "tutti dobbiamo essere maturi nei nostri rapporti con gli errori che facciamo, perché tutti siamo peccatori".

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