In molti Stati domani, martedì 5 marzo, si decide un pezzo importante delle primarie: tra i repubblicani è largamente favorito Donald Trump, con Nikki Haley che cercherà di contenere la sconfitta. Tra i democratici, invece, non ci sono candidati che possano far impensierire il presidente Joe Biden, preoccupato però della fronda pro-Gaza che ha preso piede in Michigan e potrebbe allargarsi
Il giorno più importante per le primarie statunitensi è arrivato. Dalla California al Vermont, dall’Alaska alla Virginia, gli elettori americani di entrambi gli schieramenti sono chiamati al voto domani, martedì 5 marzo, per decidere un pezzo fondamentale di queste primarie e non solo. In campo repubblicano Donald Trump potrebbe essere vicinissimo a una vittoria che saprebbe di nomination contro Nikki Haley, chiamata a tenere il punto e rimanere il più possibile incollata all’ex presidente, favorito ovunque. In campo democratico non sono attese sorprese: il presidente Joe Biden non ha alcun avversario che possa impensierirlo e sembra avere la strada spianata, nonostante in Michigan ci sia stata “una fronda di protesta” contro l’impegno Usa a fianco di Israele, che ha raccolto il 13% dei voti per gli "uncommitted", cioè i non impegnati. Una protesta che ora potrebbe allargarsi a macchia d'olio anche in altri Stati.
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In quali Stati si vota
Sono 15 gli Stati chiamati al voto in questo Super Tuesday: Alabama; Alaska (solo Repubblicani); Arkansas; California; Colorado; Iowa (ultimo giorno in cui gli elettori democratici possono inviare il loro voto per corrispondenza); Maine; Massachusetts; Minnesota; Carolina del Nord; Oklahoma; Tennessee; Texas; Utah; Vermont e Virginia, a cui si aggiunge il territorio delle Samoa americane. L’importanza di questo martedì elettorale è relativamente recente: anche se era già parzialmente presente nel 1984, fu nel 1988 che divenne “ufficiale”, quando gli Stati del sud decisero di riunire le loro consultazioni in un solo giorno per contrastare la cosiddetta “sindrome dell'Iowa”, quella che vede il piccolo stato del Midwest assumere un’importanza esagerata essendo il primo Stato chiamato al voto. Il numero di delegati molto alto che viene eletto in questa giornata (circa il 30% dei delegati democratici e il 36% di quelli repubblicani) lo rende tradizionalmente un appuntamento di grande interesse, dal quale si evince chi saranno i futuri candidati alla presidenza: soltanto nel 2008, quando in campo democratico si affrontarono il futuro presidente Barack Obama e la senatrice Hillary Clinton, il Super Tuesday si concluse con un sostanziale pareggio.
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Come funziona
Le modalità di voto e le regole sono diverse da Stato a Stato. La maggior parte delle primarie rientra nelle categorie chiuse; parzialmente chiuse; aperte agli elettori non affiliati; parzialmente aperte e aperte. A fare la differenza è se gli elettori che non sono membri registrati del partito possono partecipare alle primarie: nel Super Tuesday sono sei gli Stati che lo permettono, Alabama, Arkansas, Minnesota, Texas, Vermont e Virginia. Negli altri Stati, invece, viene organizzato il caucus, cioè possono votare soltanto gli elettori registrati come appartenenti a quel determinato partito.
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I prossimi appuntamenti
La tornata elettorale promette di essere decisiva, soprattutto in campo repubblicano: Nikki Haley ha infatti dichiarato di voler continuare la campagna fino alla Convention repubblicana di luglio, per essere una valida alternativa a Trump, alle prese con processi dall’esito imprevedibile. Tuttavia, una sconfitta sonora nel Super Tuesday rischia di compromettere seriamente la campagna e portare molti finanziatori a seguire l’esempio dei fratelli Koch, che hanno già lasciato la candidata dopo la sconfitta nella Carolina del Sud. Il voto può essere decisivo anche per Trump, che oggi sarà a processo per i fatti del 6 gennaio nel tribunale della giudice Tanya Chutkan a Washignton. Un processo che al tycoon potrebbe dare non poco fastidio: non è un caso, infatti, che si sia appellato all’immunità, sostenendo di aver agito come “presidente degli Stati uniti”. Una richiesta che è stata rifiutata ma che potrebbe aiutarlo non poco in vista sia del Super Tuesday che dei successivi appuntamenti elettorali, come in Georgia (swing State per eccellenza) il 12 marzo; in Florida, dove ha la residenza di Mar-a-Lago, il 19 e, infine, New York il 2 aprile.