Trump definisce “ostaggi” gli assalitori del Congresso: quando sarò presidente li grazierò
MondoIl tycoon è tornato a parlare dell'attacco al Congresso americano, nel terzo anniversario dell’assalto. L’ha fatto durante un comizio in Iowa. L’ex capo della Casa Bianca ha definito "ostaggi" gli assalitori incarcerati e ha promesso di graziarne molti quando a novembre verrà eletto "per la terza volta" presidente. Inoltre, ha rispolverato la teoria cospirativa secondo la quale a guidare l'assalto siano stati Fbi e Antifa
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Donald Trump è tornato a parlare dell'attacco al Congresso americano, nel terzo anniversario dell’assalto. L’ha fatto durante un comizio in Iowa. L’ex capo della Casa Bianca ha definito "ostaggi" gli assalitori incarcerati e ha promesso di graziarne molti quando a novembre verrà eletto "per la terza volta" presidente Usa. Inoltre, il tycoon ha rispolverato la teoria cospirativa secondo la quale a guidare l'assalto siano stati Fbi e Antifa, il movimento radicale antifascista.
Trump: “Antifa e Fbi hanno guidato attacco a Capitol Hill”
"C'era l'Antifa e c'era l'Fbi, c'erano anche molte altre persone che guidavano l'attacco", ha detto Trump durante il comizio. "Avete visto la stessa gente che ho visto io", ha aggiunto. Anche in precedenza, il tycoon aveva promosso la teoria che le violenze del 6/1 fossero state istigate o dall'Antifa o da agenti dell'Fbi sotto copertura. L’ex presidente ha parlato anche della guerra in Ucraina. "Avrei assolutamente fermato Putin", ha detto. Poi ha accusato il suo rivale Joe Biden di non essere riuscito a fermare l'invasione russa e ha messo in guardia contro il rischio della terza guerra mondiale se il leader democratico verrà rieletto. "Questa è la nostra ultima possibilità per salvare l'America", ha proseguito Trump, attaccando Biden anche per il presunto declino dell'economia americana e il caos al confine col Messico.
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La corsa verso la Casa Bianca
La campagna elettorale per la Casa Bianca, quindi, si prospetta ad alta tensione. Nelle scorse ore, Trump ha contrattaccato alle accuse che Biden gli ha lanciato dall'ex quartier generale di George Washington in Pennsylvania, evocando la sua retorica "da Germania nazista" e ammonendo che il tycoon "sta preparando un nuovo assalto alla democrazia". "Io una minaccia alla democrazia? Il corrotto Joe Biden semina paura, la vera minaccia è lui che usa la giustizia come un'arma politica contro il suo principale rivale", ha risposto Trump in uno dei suoi comizi in Iowa, dove è ampiamente favorito nei caucus che il 15 gennaio daranno il calcio d'inizio alle primarie repubblicane. Sulla sua corsa alla Casa Bianca pesa l'incognita di quattro processi pendenti. E dell'udienza dell'8 febbraio della Corte suprema sulla sua eleggibilità, dopo che il Colorado l'ha escluso dalle primarie in base al 14/mo emendamento, che vieta le cariche pubbliche ai funzionari coinvolti in insurrezioni contro la costituzione. Azioni legali per escludere il tycoon dalle primarie sono state avviate in almeno 34 Stati. Intanto, la Cnn ha redatto una prima mappa per ottenere i 270 voti del collegio elettorale necessari per conquistare la Casa Bianca, sulla base di sondaggi pubblici e privati, conversazioni con consiglieri elettorali, operativi politici repubblicani e democratici, membri del Congresso e politologi: Trump può contare su 28 Stati (e un distretto del Maine) solidamente dalla sua parte o orientati verso di lui, per un totale di 272 voti del collegio elettorale. Biden invece ha dalla sua 19 Stati, oltre al District of Columbia (la capitale), totalizzando 225 voti, 45 in meno del quorum per il successo. Ma, ha avvisato il network, tutto è possibile nell'America di oggi.